di Tarcisio Stramare
«La figura di san Giuseppe acquista una rinnovata attualità per la Chiesa del nostro tempo, in relazione al nuovo millennio cristiano». Venticinque anni fa, il 15 agosto 1989, Papa Giovanni Paolo II scriveva l’esortazione apostolica Redemptoris custos «sulla figura e la missione di san Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa», perché «l’intero popolo cristiano invochi fiduciosamente il suo patrocinio e tenga sempre dinanzi agli occhi il suo umile, maturo modo di servire e di partecipare all’economia della salvezza». Un’attualità poi sottolineata anche nel 2011 da una giornata di studi a Viterbo organizzata dalla congregazione dei giuseppini del Murialdo. Di quel convegno sono stati pubblicati gli Atti (Attualità del nostro santo, Roma, Edizioni Ocd, 2013, pagine 155, euro 13) in un piccolo volume che risulta utile per riconsiderare, alla luce della figura di san Giuseppe, alcune tematiche che caratterizzano oggi la riflessione della comunità cristiana. Pensiamo ad esempio al tema della paternità. La famiglia e le sue dinamiche sono al centro di svariati dibattiti, confronti, anche scontri.
E non a caso la Chiesa si appresta a vivere il sinodo sulla famiglia. Riflettere sull’autenticità della paternità di Giuseppe, come ricorda sul libro nel suo intervento Giuseppe Danieli, può essere importante in una società che invece fatica a riconoscere i ruoli familiari.
Così come il ruolo accettato da Giuseppe nel mistero dell’incarnazione, la sua umile disponibilità a mettersi al servizio dell’intervento di Dio e a vivere quotidianamente, nella semplicità, come sposo e come padre, la sua testimonianza dell’amore del Signore, lo inseriscono a pieno diritto tra i modelli della nuova evangelizzazione. Non a caso, quella di Giuseppe è figura amatissima, capace di parlare al cuore di tutti, anche dei più semplici. Prova ne sono le innumerevoli rappresentazioni artistiche che lo riguardano nei secoli — nel volume una sezione è dedicata all’attuale tendenza degli artisti a ringiovanire l’aspetto di Giuseppe e a raffigurarlo sempre più immerso in una dimensione familiare — e soprattutto le multiformi espressioni di iconografia devozionale. A tale riguardo può essere utile la consultazione dell’ampia raccolta di immaginette sacre del giuseppino padre Giuseppe Taveri di Valbrembo: una collezione — studiata da Stefania Colafranceschi — che si estende dal XVIII secolo a oggi. Aspetti di questa consuetudine popolare con il santo si ritrovano anche nella tradizione presepistica o nelle forme delle sacre rappresentazioni. Nel libro, ad esempio, Vincenzo Giompaolo descrive e documenta la “Cavalcata di san Giuseppe”, rappresentazione sacra della fuga in Egitto, celebrata ogni anno a Scicli in Sicilia fin dall’inizio dell’Ottocento.