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Lunedì, 02 Marzo 2020 10:48

San Nicola da Flüe

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21 marzo Sposo, papà, politico, eremita 1417 - 1487

di Michele Gatta

Nativo del cantone di Obwalden, presto entrò nel monastero benedettino di Engelberg. Il priore, suo amico, gli parlò degli “Amici di Dio”, un movimento religioso sorto in Alsazia che praticando una vita evangelica volevano dare un impulso al rinnovamento della Chiesa.

Nicola ne rimase ammirato e sentì che la sua strada era formare una famiglia, e così sposò una di loro, Dorotea Wyss che nei 23 anni di matrimonio gli diede dieci figli. 

Ancora sedicenne dovette per legge arruolarsi come soldato e dal 1433 al 1460 come ufficiale parteciò a molte campagne militari. Come comandante militare si distinse «per il trattamento umano del nemico vinto, per risparmiare chiese e conventi, per proteggere donne e bambini». 

Ritornato alla vita civile, fu eletto podestà di Sachseln, consigliere e giudice cantonale e deputato alla Dieta federale. Non sapeva leggere e scrivere, ma possedeva “la sapienza del cuore” e per questo veniva ascoltato. 

Furono mesi di sofferenza, poiché sentì la chiamata a lasciare tutto e a intraprendere la vita eremitica. Dopo un cammino col suo confessore prospettò la decisione alla moglie Dorotea, che non meno santa del marito, acconsentì e gli rispose che lo avrebbe aiuto. Anche i figli accettarono. Tornato nella sua terra si stabilì a Ranft dentro una grotta in un profondo burrone nei pressi di Flüeli. I compaesani gli adattarono una piccolissima cappella e una cella con due finestre: una verso la cappella e l’altra verso la città. Condusse una vita eremitica molto severa: non toccava cibo, alimentadosi solo di Eucaristia e usciva solo per andare a Messa o soccorrere i suoi concittadini. Tre volte il suo intervento evitò che si scatenasse la guerra: con l’Austria nel 1473, tra i cantoni nel 1481, con la città di Costanza nel 1482. In un’altra occasione fece scrivere alle autorità di Berna: «Sforzatevi di essere obbedienti gli uni verso gli altri».

Non tutti però pensavano di aver a che fare con un santo e arrivarono molte critiche al vescovo di Costanza. Mandò un suo ausiliare che gli ordinò di mangiare pane e vino: il santo ebbe l’impressione che potesse morire soffocato, tanti erano gli anni che non mangiava. 

Per diciannove anni e mezzo fratello Nicola visse nell’eremo di Ranft fino al 21 marzo 1487, quando Dio lo chiamò a sé. Per la Svizzera moriva il “padre della patria”, per la Chiesa saliva al cielo un santo. 

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