Cullandolo con tenerezza. Intonando antiche cantilene orientali per farlo dormire. E vegliando con ansia sul suo placido sonno. A suggerirmi, comunque, di Madonna del riposo non è tanto il figlio che le dorme tra le braccia, quanto lo sposo che le dorme acanto. Si, perché solo accanto a una donna come Maria, un uomo aduso alle asprezze della vita come Giuseppe può riposare con tanta serenità, da sognare. Santa Maria, donne del riposo, accorcia le nostre notti quando non riusciamo a dormire. Come è dura la notte senza sonno!
È una pista senza luce, sulla quale atterrano tenebrosi convogli di ricordi, e da cui decollano stormi di incubi che stringono il cuore. Sorveglia il riposo di chi vive solo. Allunga nei vecchi i sipari del sonno, corti e leggeri come veli di melagrana. Tonifica il dormiveglia di chi sta in ospedale sotto un pianto di flebo. Rasserena l’inquietudine notturna di chi si rigira nel letto sotto un pianto di rimorsi. Acquieta l’ansia di chi non riposa perché teme il sopraggiungere del giorno. Rimbocca gli stracci di chi dorme sotto i ponti.
E riscalda i cartoni con cui la notte i miserabili si riparano dal freddo dei marciapiedi. Santa Maria, donna del riposo, vogliamo pregarti per coloro che annunciano il Vangelo. Qualche volta li vediamo stanchi e sfiduciati, e sembrano dire come san Pietro: «Abbiamo faticato tutta la note, ma non abbiamo preso nulla». Ebbene, fermali quando la generosità li porta a trascurare la loro stessa persona. Richiamali al dovere del riposo. Allontanali dalla frenesia dell’azione. Aiutali a dormire tranquilli. Non indurli nella tentazione di ridurre le quote minime di sonno. Neppure per la causa del Regno. Perché lo stress apostolico non è incenso gradito al cospetto di Dio. Santa Maria, dona del riposo, donaci il gusto della domenica. Facci riscoprire la gioia antica di fermarci sul sagrato della chiesa.
E conversare con gli amici senza guardare l’orologio. Frena le nostre sfibranti tabelle di marcia. Tienici lontani dall’agitazione di chi è in lotta perenne col tempo. Liberaci dall’affanno delle cose. Persuadici che fermarsi sotto la tenda, per ripensare la rotta, vale molto di più che coprire logoranti percorsi senza traguardo. Ma, soprattutto, facci capire che se il segreto del riposo fisico sta nella pause settimanali o nelle ferie annuali che ci concediamo, il segreto, della pace interiore sta nel sapere perdere tempo con Dio.
Lui ne perde tanto con noi. E anche tu ne perdi tanto. Perciò, anche se facciamo tardi, attendici sempre la sera, sull’uscio di casa, al termine del nostro andare dissennato. E se non troviamo altri guanciali per poggiare il capo, offrici la tua spalla su cui placare la nostra stanchezza, e dormire finalmente tranquilli.