Nasce a Palaia, in Toscana nel 1914 e passa quasi tutta tra Firenze e Settignano, nell’eremo di San Sergio creato per sé e per i suoi dove aveva fondato la Comunità dei Figli di Dio, e dove è morto il 15 febbraio 2006. Ha riflettuto, pregato, meditato, taciuto e scritto, Don Divo, e i suoi libri sono stati come una fonte cui si sono abbeverate innumerevoli schiere di alunni, discepoli, seguaci, anche senza frequentarlo, anche senza vederlo e senza farne un connotato pubblico. Ha vissuto nella Chiesa cattolica, apertamente, ma si potrebbe dire non primariamente per essa nella sua dimensione visibile e terrena: tutto rivolto a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, don Divo. La sua Messa era una esperienza forte per i presenti, e durava ore… Maestro: la sua parola tranquilla, semplice, scarna, approfondiva i passaggi della Scrittura aprendo sentieri sempre nuovi. Teologo: capace di tradurre in parole umane e giudizi comprensibili a tutti gli oggetti della fede, senza indulgenze alle mode, attento soprattutto a non svendere mai la verità divina per correre dietro alle opinioni diffuse. Non gli interessava il successo, o la notorietà: pochissime interviste, per decenni nessuna. Quasi mai visto in Tv, salvo circostanze pubbliche e solenni, e con altri. Mistico, nel senso di uno che si fa così profondamente invadere dallo Spirito del Padre e del Figlio da diventare per chi lo accosta come un incontro con la realtà stessa della Presenza, della Parola, dell’Amore universale… In apparenza forse scorbutico, perché rifuggiva dal chiasso e dalla pubblicità, ma un libro aperto per chi si accostava a lui per leggere qualcosa che veniva dall’alto, da Dio in Cristo e nello Spirito. Ha meditato e scritto soprattutto sulla Bibbia, libro per libro, capitolo per capitolo, con riflessioni che erano e sono lampi di luce che spingono a leggere ancora, a pregare, ad ascoltare e a vivere. è stato in relazione continua con i più grandi teologi, ricambiato e stimato, e anche con uomini ai vertici della Chiesa istituzione, fino ai Papi, e il suo percorso di pensiero e dottrina è tra quelli che hanno davvero anticipato di decenni alcune grandi novità del Concilio Vaticano II, e insieme quello che ne ha indicato con chiarezza franca e tenace i possibili itinerari che invece di tradurre la fede di sempre la tradivano con esiti che potevano essere disastrosi…Profondo conoscitore della spiritualità orientale, ha vissuto l’ecumenismo degli spiriti anche quando quello degli scritti e degli incontri era difficile, lontano e guardato con sospetto. Ha approfondito a lungo lo studio della santità vissuta nei secoli da figure grandi che hanno impreziosito la vita delle comunità cristiane. Quando dominava ancora, e da decenni, la teologia dei manuali astratti fatti di logica e citazioni autorevoli, lui indicava con forza la necessità di tornare alle fonti, la Bibbia innanzitutto, i grandi Padri della Chiesa, i Santi, i testi liturgici che guidavano da 2000 anni la vita concreta della Chiesa di Cristo. Anche per questo qualche sua opera, come «Commento all’Esodo», nel 1960 ebbe difficoltà in Italia con la Santa Sede, fu pubblicato solo in Francia ed ebbe il lasciapassare del S. Offizio solo dopo il Concilio, nel 1975 – come per una rivincita della realtà, non certo voluta da lui – Paolo VI gli chiese di predicare gli esercizi al Papa, e alla Curia Romana. Per molti aspetti è stato anche un uomo solo: solo alla ricerca ed al cospetto di Dio, Uno e Trino, mistero e parola, silenzio e fuoco, pace e rinnovamento. Uomo di fede, uomo di Dio, uomo di Chiesa, uomo di scritti, uomo di adorazione e preghiera, uomo di silenzio capace anche di parlare a folle con la stessa semplicità disincantata e sapiente…Ricco di tutto e padrone di niente. La sua comunità dei Figli di Dio, fatta di uomini e donne, sposati e celibi, che lavorano e vivono in silenzio, ne continua la missione. E lui? Da lassù continua come sempre: preghiera e silenzio, solitudine con Dio e servizio ai fratelli, figli di Dio, che lassù sono veramente tutti…