Il 22 luglio si affaccia una donna coraggiosa,Maria di Magdala, che san Gregorio Magno chiama «l’apostola degli apostoli», poiché è stata lei a correre da Pietro ad annunciare che la tomba era vuota. Il 29 è di scena Marta, la sorella di Lazzaro alla quale Gesù aveva detto di smettere di piangere per la morte del fratello, poiché aveva davanti a sé il vincitore della morte, lui che stava per proporre un evento cosmico: la sua risurrezione e una vita senza lacrime e sofferenza. I Vangeli ci raccontano che Maria di Magdala fu la prima ad arrivare al sepolcro e ritornare di corsa alla casa dove si trovavano gli apostoli. In quelle ore buie del mattino, l’affetto per Gesù l’aveva condotta alla tomba. Sappiamo che Maria di Magdala non era sola al seguito di Gesù, c’erano con lei altre donne «le quali, quando Gesù era in Galilea, lo seguivano e lo servivano» e neppure l’hanno abbandonato nelle ore tragiche della morte. Sono queste donne a percepire un evento singolare e a essere prescelte come prime testimoni della Risurrezione. A chi non aveva tradito, Gesù ha riservato il compito di essere protagoniste privilegiate della Pasqua e di annunziare la salvezza al mondo. Con il senno di poi, dobbiamo dire che «senza quelle donne la salvezza di Cristo sarebbe caduta nel nulla». È Maria Maddalena che mette le ali ai piedi di Pietro e Giovanni che arriveranno trafelati a costatare che il sepolcro era stato svuotato del potere della morte. Sull’importanza del «genio femminile» nella vita terrena di Gesù, possiamo condividere le parole di uno studioso, quando afferma: «All’azione maschile si affianca un contrappunto femminile, una testimonianza profetica originale e fondamentale, in particolare quella delle donne. Nei sinottici, nel quarto Vangelo così come negli Atti degli apostoli, le donne appaiono particolarmente sensibili a cogliere in anticipo il dispiegarsi della salvezza, ad accoglierla, meditarla e custodirla in profondità e di farsene annunciatrici privilegiate fino a permettere uno sviluppo più ampio, a spingere oltre gli orizzonti della missione». Gesù redentore si affaccia con l’annuncio dell’Angelo a Maria, quando lei, fidanzata a Giuseppe, ancora viveva nella casa dei genitori Gioacchino e Anna. L’avventura umana di Gesù inizia con una donna, Maria, e la sua parabola esistenziale si chiude davanti agli occhi di sua madre. Le lacrime di una madre che piange la morte di un figlio hanno un sapore di fallimento: si abbuiano tutte le speranze. A Gerusalemme c’è ancora un angelo davanti a una donna alla quale è consegnato un messaggio sconvolgente: «Maria, colui che le tue mani cercano di abbracciare, non è qui, è risorto. Tu va’ da Maria, sua madre, e dille che Dio l’ha resa simile a Eva dando inizio a un’umanità nuova. Di’ a sua Madre che la risurrezione di Cristo ha completato la creazione rendendola conforme a quella sognata da Dio. Gesù risorto è il nuovo Adamo dell’umanità liberata dalle scorie malefiche del peccato». In quella notte, in cui hanno duellato la morte e la vita, Gesù, l’araldo della nuova vita, è sceso nel regno della speranza a salutare e rendere partecipi della redenzione anche i nonni, Gioacchino e Anna con i quali aveva condiviso i primi anni della sua vita.