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Lunedì, 16 Marzo 2015 13:09

Coltivare il desiderio sorgente di vita bella

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Solo profonda spiritualità riesce a far scaturire risorse insospettate per realizzare i propri desideri

di Giovanni Cucci

 
Il Signore stesso sembra farsi conoscere attraverso i desideri. Scrive a questo proposito S. Agostino: «Il tuo desiderio è la tua preghiera; se continuo è il tuo desiderio, continua è la tua preghiera […]. Il desiderio è la preghiera interiore che non conosce interruzione». Lo stesso vangelo può essere presentato come una grande educazione ai desideri; si pensi ad es. alla domanda iniziale di Gesù nel vangelo di Giovanni: «Che cercate?» (Gv 1,38), una domanda che invita a fare chiarezza nel cuore prima di iniziare la sequela. Anche prima di un miracolo, Gesù rimanda al desiderio, come quando si trova di fronte al paralitico della piscina di Betzatà, gli chiede anzitutto: «Vuoi guarire?» (Gv 5,6). Ponendo queste domande, Gesù invita a riconoscere che cosa è importante desiderare nella vita come guida per ogni passo ulteriore, anche di guarigione.
In secondo luogo, il desiderio presenta un forte legame con la speranza, come si diceva sopra, e dunque con la dimensione futura della vita, l’apertura a possibilità da realizzare: nel desiderio è già presente una componente di possibile successo, di propensione ad una sua attuazione e realizzazione, e in questo la speranza costituisce una spinta ad agire e a prendere iniziative. Quanto più il desiderio è forte e coinvolge tutta la persona, tanto più il soggetto impiega tutte le sue energie perché il progetto divenga realizzabile; viceversa un sintomo di crisi del desiderio è dato proprio dall’incapacità di vedere un futuro per la propria esistenza o di averne paura. Come osserva a questo proposito Lynch: «La fermezza del desiderare e dell’agire da una parte, e dall’altra l’abilità di aspettare costituiscono una possibile definizione di maturità psicologica».
Da qui l’importanza di una lettura spirituale della propria situazione: le difficoltà che spesso mettono a disagio e sembrano ostacolare i desideri, possono invece costituire proprio il loro possibile punto di forza, perché invitano a prendere posizione, a riconoscere le risonanze affettive di fronte a una tale situazione, a fare verità circa il proprio desiderio.
Ma si può fare una “graduatoria” dei desideri? È possibile elaborare dei criteri per riconoscerne la validità e la verità, oltre alla constatazione della loro forza coinvolgente (che sappiamo essere anche un pericolo)? Qui può inserirsi efficacemente il discorso spirituale: il discernimento degli spiriti di sant’Ignazio è a questo proposito un aiuto a riconoscere la verità dei propri desideri. Possiamo ricordare alcuni elementi.
Un primo criterio può essere introdotto con le parole di san Paolo: «Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio» (Rm 8,26-27). Lo Spirito che prega in noi ricorda anzitutto che il desiderio nel suo fondo è buono e non si deve temere. Si tratta di esercitare l’arte dell’ascolto, perché i veri desideri sono profondi e discreti: lo Spirito, quando trova docilità, affina l’arte della conoscenza di sé e l’intelligenza, nel suo significato letterale di intus-legere, saper leggere tra le righe, imparando ad andare oltre ciò che luccica ma che è superficiale.
È inoltre importante considerare la durata nel tempo. Il desiderio profondo non si spegne con il passare del tempo, ma anzi come il granello di senape della parabola (Mc 4, 31-32) cresce sempre di più. La stabilità è un buon segno per il desiderio, soprattutto quando ci si trova nella disposizione di cercare e fare la volontà di Dio, che è Signore del tempo. Le difficoltà e gli insuccessi solitamente non spengono il desiderio profondo, ma semmai lo rafforzano ancora di più; è come quando si ha sete, se non si trova da bere non per questo vi si rinuncia, anzi ad un certo punto esso occupa tutto il corso dei pensieri e dei progetti. S. Agostino introduce a questo proposito un paragone interessante: il desiderio è come il recipiente dello spirito, e quanto più l’uomo attende, lotta, tanto più il desiderio e l’amore crescono e Dio vi può con più generosità mettere i suoi doni. Questo elemento era stato ben riconosciuto dai padri della Chiesa. S. Gregorio Magno vede nei tentativi di Maria Maddalena di ritrovare il Signore al sepolcro la dinamica del desiderio spirituale che cresce e si rafforza man mano che si cerchi di attuarlo e nonostante le difficoltà: «Cercò dunque una prima volta, ma non trovò; perseverò nel cercare, e le fu dato di trovare. Avvenne così che i desideri col protrarsi crescessero, e crescendo raggiungessero l’oggetto delle ricerche. I santi desideri crescono col protrarsi. Se invece nell’attesa si affievoliscono è segno che non erano veri desideri».
 
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