La superbia umana è sconfitta delle misteriose vie di Dio. Lo sguardo di Dio da sempre privilegia la nobiltà d’animo degli uomini.
Per quei tre bambini, dopo le apparizioni, tutto si trasforma. Poco a poco si vanno configurando con Cristo; ciascuno a suo modo. Francesco sviluppa il gusto di essere solo con Dio. Un bambino al quale piace stare in preghiera davanti a Gesù. Giacinta vive un pronunciato cambiamento: il centro della sua vita si sposta in Dio negli altri.
In pochi anni Francesco e Giacinta hanno collaborato con la forza delle Spirito Santo a far fiorire e fruttificare la somiglianza originaria con Dio.
Subito dopo la loro morte, la fama di santità era così grande che la diocesi di Leiria decise di cominciare a studiarne la vita, in vista di una possibile canonizzazione. La fama di santità cominciò già durante la loro vita: il popolo di Dio diceva che erano santi e tante erano le grazie ottenute per la loro intercessione.
Alla domanda come due bambini potessero essere modello di santità anche per gli adulti, la postulatrice della causa di canonizzazione ha risposta che «Non hanno mai smesso di essere bambini, ma sono modelli per tutti: bambini, adulti e anziani, per la loro santità e per i tratti di Cristo che incarnavano nella loro vita. Francesco è un bambino concentrato in Dio; passa infatti molto tempo in adorazione, davanti a Gesù Eucaristia, e ciò è di esempio per noi. Giacinta ci insegna a dimenticarci un poco di noi stessi. Ciò che per lei è più importante è vivere la vita appassionatamente per gli altri».
Questa infatti è la chiave che ci permette di leggere la loro vita; essi hanno vissuto e sopportato lo scherno, la derisione e l’incredulità dei primi mesi come la trama di un poema di amore. «Hanno vissuto le loro sofferenze: con pazienza, con molto amore, sapendo che facevano la volontà del Padre e che la storia della salvezza si attuava».
In una delle tante interviste della postulatrice, la dottoressa Angela Coelho dice che «È la prima volta che la Chiesa canonizza bambini così piccoli. Non sono martiri come lo furono gli innocenti uccisi da re Erode, ma anche loro, quasi senza rendersene conto, hanno dato la vita per Cristo».