Il papa, guardando gli ammalti negli occhi, ha ricordato loro quello che Gesù ha fatto: «Egli ha preso su di sé le nostre sofferenze, sa cosa significa il dolore, ci capisce, ci consola e ci dà la forza. Come ha fatto con Francesco e Giacinta, ma anche con l’apostolo Pietro imprigionato a Gerusalemme mentre tutta la Chiesa pregava per lui».
Il mistero della Chiesa sta tutto qui. «La Chiesa – ha spiegato il papa – chiede al Signore di consolare gli afflitti come voi e Lui vi consola, anche di nascosto; vi consola nell’intimità del cuore e vi consola con la fortezza».
«Gesù – ha continuato il papa – è nascosto, ma è presente nell’eucarestia, come pure è nascosto e presente nelle ferite dei nostri fratelli e sorelle malati e sofferenti, perché sull’altare adoriamo la carne di Gesù, e in questi fratelli noi troviamo le piaghe stesse di Gesù».
Fa risuonare ancora la domanda della Vergine ai pastorelli: «Volete offrirvi a Dio?». E la loro risposta è contenuta nella loro stessa vita, «vissuta con tutto ciò che essa aveva di gioia e sofferenza, in atteggiamento di offerta al Signore, è un esempio da imitare».
E così il papa chiede ai malati di vivere la loro vita come un dono, di offrirsi a Dio con tutto il cuore, evitando di sentirsi «soltanto destinatari di solidarietà caritativa, ma partecipi a pieno titolo della vita e della missione della Chiesa. La vostra presenza silenziosa – ha concluso il papa - è più eloquente di molte parole, la vostra preghiera, l’offerta quotidiana delle vostre sofferenze in unione con quelle di Gesù crocifisso per la salvezza del mondo, l’accettazione paziente e persino gioiosa della vostra condizione sono una risorsa spirituale, un patrimonio per ogni comunità cristiana».
Per questo, i malati non devono «vergognarsi di essere un tesoro prezioso della Chiesa, perché Gesù passerà vicino a voi nel Santissimo Sacramento per manifestarvi la sua vicinanza ed il suo amore».