Bernadette, figlia di un mugnaio di Lourdes, disoccupato in cerca di umili lavori per far campare la famiglia, viene così ricordata dalle consorelle con le quali condivise la vita di convento a Nevers: “Suor Marie-Bernard aveva una pietà dolce, semplice, niente di singolare”. “Alla ricreazione era vivace, allegra”. “Quando la solita crisi di asma la faceva quasi soffocare non le sfuggiva nessun lamento”. “Guardava il crocifisso e dai suoi occhi traspariva qualcosa di inesprimibile”. “Ma io quando la vidi per la prima volta mormorai: tutto qui?” “Un giorno mi disse: vado da mio padre. Capivamo che si recava nella cappella a far visita a san Giuseppe, di cui era particolarmente devota, lei la prediletta della santa Vergine... Ci suggeriva di rivolgere a san Giuseppe l’invocazione: insegnaci a pregare”. “La mia missione a Lourdes è finita, - rispose alla consorella che le domandava se avesse nostalgia della Grotta - faccio il sacrificio di non rivederla. Non ho che una aspirazione, quella di rivedere la Vergine santa”. 16 aprile 1879, pochi istanti prima dell’incontro definitivo con la Madonna: “Verso la tre e un quarto disse: Ho sete. Le presentarono un bicchiere d’acqua; vi posò le labbra dopo aver fatto il segno della croce, chinò il capo e rese l’anima a Dio”.
Giovedì 11 febbraio 1858, Bernadette con la sorella Toinette e l’amica Jeanne Baloum si reca in località Massabielle a raccogliere un po’ di legna. Per raggiungere il bosco si deve attraversare il torrente Gave. A quel punto il guado rende facile il passaggio all’altra sponda, ma Bernadette è esitante e si attarda per togliersi scarpe e calze. Un improvviso fruscio tra la vegetazione selvatica attorno alla grotta attira la sua attenzione. Il colpo di vento scuote soltanto i ramoscelli all’imbocco della piccola grotta. Ed ecco il racconto che farà alla allibita mamma al suo ritorno: “Continuai a slacciarmi le scarpe. Un altro colpo di vento allo stesso punto. Alzo gli occhi e dalla grotta illuminata vedo apparire una signora tutta vestita di bianco. Mi stropiccio gli occhi poi tento di fare il segno della croce ma non riesco a muovere il braccio e mi spavento. La bianca signora prende la corona che tiene al braccio e fa il segno della croce. Io la imito e recito con lei il rosario. Aquerò si limita a fare scorrere la corona, poi scompare”.
Iniziano così le misteriose diciotto apparizioni della Bianca Signora. Aquerò, quella cosa, così la chiama Bernadette, nel dialetto locale, prima che la Santa Vergine Maria si qualificasse con insolite parole, Que soy era Immaculada Concepciu. Sono parole che ora si leggono alla base della statua posta all’imbocco della Grotta.
Io sono l’Immacolata Concezione
Oggi tante ragazze, specialmente in Sicilia, portano questo nome opportunamente modificato in Maria Concetta. Anche il parroco Peyramale resta perplesso quando dopo sua richiesta (domanda a quella cosa, Aquerò, come tu la chiami, di dirci finalmente il suo nome!) la Bianca Signora il 25 marzo, alla sedicesima apparizione, pronuncia quel benedetto nome, nel dialetto pirenaico. Come nome di persona non era inusuale per il parroco, e la riposta della Vergine Maria dissipò ogni dubbio sulla sincerità di Bernadette. L’ignara fanciulla non poteva conoscere la definizione dogmatica proclamata l’8 dicembre1854 da Pio IX. L’Immacolata, tramite Bernadette, gli aveva chiesto di costruire una chiesetta a ridosso della Grotta. E adesso il buon parroco promette: non solo una cappellina ma una grandissima chiesa!
Eccola, è quella che ogni giorno si intravede sullo schermo televisivo quando alle ore 18 di ogni sera l’obiettivo di TV Duemila (canale 28) inquadra la Grotta dell’apparizione, con la statua della Madonna che tutti conosciamo e la sottostante grande grotta, di fronte alla quale da tanti anni una grande folla di fedeli si raccoglie puntualmente per la recita del Rosario anche sotto la pioggia. E’ il miracolo di Lourdes, che dal febbraio 1858 si ripete con ammalati e devoti che si recano alla Sorgente di Massabielle sgorgata come dono della Madonna ai figli.
Alla Sorgente della speranza
Durante la nona apparizione – giovedì 25 febbraio - Bernadette, su invito della Madonna, si trascina in ginocchio all’interno della grande Grotta. I cinquecento presenti alla scena osservano stupiti la ragazza che scava con le mani una piccola buca da cui comincia a sgorgare un rivolo d’acqua dapprima torbida poi limpida, che Bernadette attinge con mani a giumella e beve. Poche ore dopo una giovane donna incinta, che ha una mano da tempo paralizzata, la immerge nell’acqua della sorgente e all’istante guarisce. La chiameranno sorgente della speranza, perché dopo quel primo miracolo migliaia di malati vi cercheranno guarigione e conforto. Scienza e letteratura hanno dato un buon contributo a mantenere vivo il ricordo della protagonista di questa meravigliosa storia. Scettici, come il celebre scienziato e scrittore francese Alexis Carrel (1873-1944), autore del Viaggio a Lourdes, a Lourdes hanno ritrovato la fede smarrita nella nebbia del dubbio. E lo scrittore ebreo Franz Werfel (Praga 1890, California 1845), scampato alla cattura dei nazisti, ha sciolto il voto “per grazia ricevuta” dalla Vergine Maria scrivendo il famoso libro Das lied der Bernardette (1941), il poema di Bernadette, pubblicato in Italia da Mondadori.
“Quando si è vista la Madonna
così bella, non si può più
essere attaccati alla terra.
Ma se potessi tornare alla Grotta
per qualche minuto a pregare
quando non c’è nessuno
sarebbe
una grande gioia” Bernadette.
Una signora di Nevers le domandò:
Non hai più visto la Madonna
dopo quel 16 luglio?
Una lacrima le scivolò dal ciglio
e quella fu la sola risposta.