Tra le sfide da raccogliere - elencate nella prima parte, che contiene ben 18 paragrafi nuovi - anche quella dell’”ecologia integrale”, appena proposta nella nuova enciclica del Papa, per superare “inequità ed esclusione sociale”. Ci vuole una “morale della grazia”, per far “scoprire e fiorire la bellezza delle virtù proprie della vita matrimoniale” e far passare ai giovani la paura di sposarsi per paura di fallire. Altra verità da riproporre, quella della “differenza” tra uomo e donna; sulla contraccezione, il riferimento imprescindibile resta l’”Humanae vitae”. L’icona è quella di Gesù che accompagna i discepoli di Emmaus: “A volte occorre rimanere accanto e ascoltare in silenzio; altre, porsi davanti per indicare la via su cui procedere; altre ancora, stare dietro per sostenere e incoraggiare”. Il ruolo delle donne nella formazione dei preti. “Può contribuire al riconoscimento del ruolo determinante delle donne una maggiore valorizzazione della loro responsabilità nella Chiesa: il loro intervento nei processi decisionali; la loro partecipazione, non solo formale, al governo di alcune istituzioni; il loro coinvolgimento nella formazione dei ministri ordinati”. È una delle novità dell’Instrumentum laboris, in cui è inserito un paragrafo apposito sul “ruolo delle donne”.
“Ampio consenso” sulla nullità e “servizi gratuiti” nelle diocesi per coppie in crisi. “Ampio consenso”, tra i padri sinodali, “sull’opportunità di rendere più accessibili e agili, possibilmente gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale”: una proposta innovativa, in questo senso, è quella di “istituire nelle diocesi un servizio stabile di consulenza”, in cui devono essere “garantiti, in maniera gratuita, i servizi di informazione, consulenza e mediazione collegati alla pastorale familiare, specialmente a disposizione di persone separate o di coppie in crisi”. Circa la “doppia sentenza conforme” per ottenere la nullità del vincolo, c’è “convergenza” sul suo “superamento”: viceversa, “non riscuote unanime consenso la possibilità di un procedimento amministrativo sotto la responsabilità del vescovo diocesano”. Accoglienza e integrazione per divorziati risposati. Niente “esclusione” dei divorziati risposati: anzi, “sempre maggiore integrazione nella comunità cristiana”, tramite “cammini” preceduti “da un opportuno discernimento da parte dei pastori circa l’irreversibilità della situazione e la vita di fede della coppia in nuova unione”. “Accoglienza” e “integrazione” le due parole-chiave, nell’ottica di “una legge di gradualità rispettosa della maturazione delle coscienze”. “C’è un comune accordo sull’ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l’autorità del vescovo, per i fedeli divorziati risposati civilmente che si trovano in situazione di convivenza irreversibile”, si apprende dall’Instrumentum laboris, in cui alcuni padri suggeriscono “un percorso di presa di coscienza del fallimento e delle ferite da esso prodotte, con pentimento, verifica dell’eventuale nullità del matrimonio, impegno alla comunione spirituale e decisione di vivere in continenza”. Altri padri, tuttavia, “per via penitenziale intendono un processo di chiarificazione e di nuovo orientamento, dopo il fallimento vissuto, accompagnato da un presbitero a ciò deputato”. Questo processo, in base a tale proposta, “dovrebbe condurre l’interessato a un giudizio onesto sulla propria condizione, in cui anche lo stesso presbitero possa maturare una sua valutazione per poter far uso della potestà di legare e sciogliere in modo adeguato alla situazione”.
Quanto alla prassi matrimoniale delle Chiese ortodosse di benedire le seconde unioni, è di per sé “una celebrazione penitenziale”, e va intesa “come condiscendenza pastorale nei confronti dei matrimoni falliti, senza mettere in discussione l’ideale della monogamia assoluta, ovvero dell’unità del matrimonio”. “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”. È la posizione della Chiesa sulle unioni gay, ripresa dalla lettera in materia della Congregazione per la dottrina della fede, citata sia nella “Relatio Synodi” che nell’Instrumentum laboris di oggi. “Ogni persona - l’approfondimento del documento odierno - indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con sensibilità e delicatezza, sia nella Chiesa che nella società”. “Sarebbe auspicabile - la proposta - che i progetti pastorali diocesani riservassero una specifica attenzione all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale e di queste stesse persone”.
di M. Michela Nicolais (Sir)