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Lunedì, 04 Maggio 2020 14:08

Cuore di Gesù, maestà infinita, abbi pietà di noi

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di Ottavio De Bertolis

“Maestà” vuole dire molte cose. Così «i cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani», dice il salmista. La maestà è lo splendore del creato, una bellezza che ci affascina e ci attira, quanto la bellezza delle costellazioni in una notte serena, oppure la vastità del mare in un’alba tersa. Vorrei osservare che la “maestà” è invincibile: non si può resistere ad essa, a meno di non volere proprio chiudere gli occhi, e tuttavia non si impone violentemente, non ci costringe a guardarla, non forza la nostra libertà.

Pensate alla differenza tra un’insegna luminosa e la luna piena in una notte senza nuvole: l’insegna di un negozio o di un benzinaio è fatta apposta per colpire l’attenzione, ha colori molto stridenti, direi fondamentalmente volgari, è pensata per catturarti e farti prigioniero, in modo che tu faccia quello che ti suggerisce. è come la pubblicità: senza che tu te ne accorga, ti afferra e ti fa fare quello che non vorresti, come comprare qualcosa di cui in fondo non hai nessun bisogno. Invece la bellezza della luna, o un cespuglio profumato, non ti violentano, non ti rapiscono: se vuoi, puoi passare oltre, non fermarti, pensare alle tue cose. Ma se ti fermi, avrai un’esperienza nuova, più grande e più bella di quello che stai facendo o pensando.

Così in un altro Salmo Gesù è paragonato ad un giovane e bel principe, nel giorno delle sue nozze: «Cingi, prode, la spada al tuo fianco; nello splendore della tua maestà di arrida la sorte». La maestà della bellezza di un giovane, nel giorno delle nozze: così si allude a Gesù, che ci ha amato fino alla fine, offrendo se stesso per noi, come un giovane sposa una ragazza nel fiore della sua giovinezza. Un altro Salmo dice: «maestà e bellezza sono davanti a Lui, potenza e splendore nel suo santuario», dicendo non solo la bellezza del santuario di Gerusalemme, il Tempio, che già i discepoli di Gesù ammiravano per le belle pietre e i doni votivi che lo adornavano, ma dicendo che dove c’è Dio, lì c’è bellezza e maestà. Così abbiamo visto nella creazione: e voi sapete che tutto è stato fatto per mezzo di Gesù Cristo, e per Lui sono state fatte tutte le cose. Il Cuore di Cristo, la sua infinita sapienza e potenza si vedono infatti dalle sue opere, e per questo possiamo contemplarlo anche aprendo gli occhi sulla bellezza del mondo.

Ma la maestà e lo splendore di Gesù si mostra anche e soprattutto nella sua vita: in questa luce possiamo imparare a leggere tutte le pagine del Vangelo, che ci mostrano lo splendore di cui si avvolge. Questo significa imparare a contemplare, a conoscere ed amare il Cuore di Gesù innanzi tutto nell’ascolto e nella celebrazione della sua Parola. In tal modo, da quando nacque, nella incantevole semplicità del presepio, nella sua beata povertà, giù giù poi in tutte le scene che ce lo mostrano, stupendo e maestoso quando dice parole di vita eterna, compie i gesti della sua salvezza, fino a quando non dice e non fa più niente, ma mostra la sua infinita potenza e immenso amore sul legno della croce. Lì si rivela più che mai la sua maestà, lì il Cuore di Gesù ci chiama a fissare lo sguardo, lì si scolorano le vanità e le false apparenze del modo e si rivela la bellezza infinita di Dio.

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