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Sabato, 04 Marzo 2017 13:20

Muore davvero chi non riesce a radicarsi nel prossimo

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di Graziella Fons

I giorni della nostra vita hanno l’andamento di un fiume che scende verso valle, oppure possiamo paragonarli ad un blocchetto di assegni, che possiamo spenderli come vogliamo, ma l’ultimo ha già stampigliato il nome del destinatario: Dio. È il pedaggio al Datore della Vita. 

C’è la nostra morte, ma anche quella dei nostri cari ed è quella che ci fa più paura e più male, quella di una persona amata, come chi ci ha generati. 

«È una frattura, un’amputazione, un evento sempre prematuro per quanto atteso; un evento che cambia per sempre il tempo, che divide con dura nettezza un prima e un dopo, che ci lascia smarriti a domandare: e ora?». È il momento delle solitudine in cui elaborare il lutto. È ricordare con gli altri quello di cui siamo eredi. Scriveva Tolstoj: «Muore solo chi non riesce a mettere radici in altri».  Non possiamo  ripiegarci su una nostalgia sterile, quasi per morire con i nostri morti, ma sentirli presenti perché i legami di affetto non sono cancellati, ma dimorano accanto a noi. «La vita e la morte non sono due forze uguali e opposte, ma due facce di una sola realtà e la parola ultima sarà della vita». Diceva Sant’Agostino: «Coloro  che amiamo e abbiamo perduto non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo».

Questo legame perpetua  il sacramento del Battesimo che ci ha innestati nella stessa vita di Dio e nulla potrà mai spezzare questo legame. Un modo di rivivere questo rapporto nasce dalla preghiera.  La preghiera sorretta dalla vicinanza di ieri  si fa comunione con i  nostri cari di oggi. La preghiera di suffragio è una supplica di felicità e di gioia per i nostri cari: non siamo soltanto noi a pregare per i defunti, ma sono anche loro che pregano e intercedono per noi. Siamo in comunione e respiriamo lo stesso respiro: quello di Dio.

La preghiera è un abbraccio che ci accompagna sempre e, soprattutto, è supplemento di energia nel momento sofferto dell’agonia. In una recente intervista a TV2000 – come si parla a pagina… papa Francesco, citando santa Teresa di Lisieux ha raccomandato a tutti di pregare per i morenti, perché… «le tentazioni ci accompagneranno fino all’ultimo momento.  I Santi sono stati tentati fino all’ultimo momento. Santa Teresa del Gesù Bambino diceva che si deve pregare tanto per i moribondi perché il diavolo scatena una tempesta di tentazioni, in quel momento. E anche a lei - santa Teresa di Gesù Bambino - lei pure è stata tentata di sfiducia, di mancanza di fede e si è trovata con l’anima arida come una pietra… Ma è riuscita ad affidarsi al Signore, senza sentire niente, trovare sollievo contro questa aridità e così ha vinto la tentazione. E diceva santa Teresa che per questo è importante pregare per i moribondi».

È un impegno di comunione tra il Cielo e la terra che dobbiamo rafforzare per tutta la vita. 

 

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