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Mercoledì, 21 Settembre 2016 09:53

Far percepire l’abbraccio come quello di Dio Featured

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Don Guanella: memoria come eredità

di Fabio Pallotta

Siamo noi e non altri, nati poco più di cent’anni fa. Un uomo e la sua avventura umana sono all’origine del nostro esistere: don Luigi Guanella. Il sogno di Dio e il sogno di don Guanella bambino che, fatta la Prima Comunione, si stendeva sul Motto del Vento a Gualdera e intravvedeva il suo cammino, si sono abbracciati ed egli settantenne percepisce che le sue proiezioni di ragazzo, di giovane prete, di adulto e di anziano andavano verso i sogni che il Padre ha per questa nostra terra.

Don Guanella ci offre una testimonianza straordinaria di come possa esser veramente felice e appagata l’esistenza di una persona che si sforza di percepire il disegno di Dio e di assecondarlo, costi quel che costi. Ma egli segue un filo, sta obbedendo a una relazione… E il suo racconto ne “Le vie della Provvidenza” dice proprio così: sono andato, sono tornato, ho cambiato, però alla fine ce l’ho ancora un mano quel filo, non l’ho perso. Perché mi sono lasciato attrarre da Dio, dal suo disegno, dalla sua Provvidenza. Nella sua avventura di fondatore, cosa lo porta sulla via di Dio? L’insoddisfazione, la scontentezza! Capitolo cruciale della sua vita e della sua autobiografia è la partenza da Savogno.
E’ il rifiuto della mediocrità, l’orrore del vuoto. Per questo lascia e va. E in questo orrore del vuoto che ripudia la mediocrità sta il principio della sua santità. La sua prima eredità mi pare la risposta alla chiamata di Dio. Sente ad ogni passo che qualcosa non va, che non è felice, che qualcosa manca: “Il mio cuore sentirebbe un vuoto per tutta la vita!”. Don Guanella nelle sue memorie ci lascia anzitutto questo primo punto: c’è nel fondo di noi stessi la nostalgia di una pienezza che viene dalla passione estrema che l’amante prova per l’amato, espressa nell’insoddisfazione.

Alla domanda: “Chi è don Guanella?” non si può rispondere affermando che è un prete che ha organizzato dei servizi per i poveri… Le case fondate e i poveri accolti sono solo un punto concreto di arrivo, la foce, il frutto di mille circostanze: ma quale è la sorgente, cosa lo ispira fondamentalmente? E’ sempre mosso da un’unica certezza di fondo: la salvezza è offerta dalla Chiesa, che è l’unica a possedere i mezzi della redenzione. La missione di don Guanella è quella stessa della Chiesa, senza sbavature, dentro la Chiesa e per la Chiesa. Il suo assillo non è sociale, per togliere dalla strada la miseria, ma sente la pena di veder morire i figli di Dio, senza che percepiscano l’abbraccio del Padre. La logica è la stessa della sua esperienza personale: anche i poveri sentirebbero “un vuoto per tutta la vita” se non raggiungessero una piena comunione con Dio. Tutta la teologia guanelliana ruota intorno all’idea del Padre: da cercare, da ritrovare a cui ricondurre, e dall’unica via che è costituita dal Figlio suo Gesù, nostro fratello maggiore, venuto perché a nessuno sia negata o impedita la via di casa. Se passiamo a considerare il metodo di don Guanella, brilla davanti un’evidenza indiscutibile nella filosofia guanelliana: la via amoris si rivela sempre la migliore delle vie. E’ la via della carità, quella che la tradizione cristiana, fin dall’inno paolino alla carità, chiamava “excellentiorem viam” (1Cor 12,31).
E la storia di don Guanella è quella di un prete preso tra due fuochi: da un lato la gente, i poveri (in fuga dai paesi, dalla fede, dalle tradizioni); dall’altro la Chiesa e il mondo col loro passo lento, obsoleto, inadeguato. Don Guanella fu sempre l’uomo aderente alla realtà con le sue provocazioni del momento, piuttosto che l’uomo delle programmazioni fatte a tavolino: c’è uno spazio in cui la Provvidenza apre la strada ed è ridicolo chi vi si oppone o chi si presenta già con gli schemi in mano. La nota espressione: “Siamo tutti burattini della divina provvidenza: lasciamoci muovere da lei e facciamo quel bene che ci è possibile (SIP pag. 805)”, vi è forse immagine più felice per dire al tempo stesso libertà di movimento e dipendenza? Così appariva don Guanella: un uomo dal libero agire, e così apparivano i suoi primi collaboratori “abituati a far del bene con libertà a modo loro”.

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