Abbiamo scollinato il mese di maggio, dedicato dalla pietà cristiana alla venerazione della dolce sposa di san Giuseppe, Maria.
Da cinque giorni abbiamo iniziato il mese di giugno, il mese della mietitura e dei frutti della terra e vogliamo mettere nelle nostre considerazione anche il fatto che iniziamo il mese dedicato alla sorgente dell’amore: il cuore di Gesù; quel cuore che tanto ha amato le creature umane sino a donare ogni fibra del suo cuore per farci partecipi alla gioia di essere chiamati ad entrare a pieno diritto a far parte delle famiglia stessa di Dio e a condividere un rapporto di fraternità con Gesù e con tutti i battezzati.
Per illuminare più intensamente questo mistero di luce ci stiamo preparando alla solennità della pentecoste.
Allora, dopo aver salutato tutte le ascoltatrici e gli ascoltatori, i nonni e i nipoti presenti nella loro casa, come gli atleti, prima di iniziare la gara si scaldano i muscoli per essere al massimo delle loro prestazioni vogliamo iniziare questo nostro stare insieme con un’invocazione allo Spirito santo che è Signore a dà la vita. Lo Spirito santo è colui che accende la nostra vita e l’accompagna nelle strade della nostra esistenza con quel patrimonio di luce che ci permette di viaggiare verso la realizzazione delle nostre esistenze con passo sicuro e fermo.
Nella nostra contemplazione, giugno avrà il suo centro di attrazione domenica prossima la solennità della Pentecoste; è il compleanno della Chiesa. Allora preghiamo la luce divina che viene a vincere le paure e a farci sentire il calore simile alla braccia di mamma che ci danno garanzia e tranquillità.
Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto.
O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. |
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Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò ch'è sviato.
Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. |
Come ogni mese, il primo mercoledì, idealmente ci troviamo davanti alla casa di Nazareth, questa casa è come una tavolozza dei colori per le virtù umane e cristiane che l’hanno abitata e sostiamo per ammirare la bellezza delle relazioni di Giuseppe con Maria e con Gesù, quel fanciullo che Dio dall’eternità aveva pensato di affidare alle braccia robuste e generose del carpentiere di Nazareth, ma soprattutto affidarlo a un cuore di padre, specchio di virtù umane così da insegnare a un Dio che si fa bambino a imparare a vivere la nostra condizione umana: la gioia del vivere ma anche il duro mestiere della nostra condizione umana.
Ma questa sera vogliamo trovarci nel cenacolo in compagnia di Maria, la Mamma di Gesù e insieme agli apostoli.
Anche noi come gli apostoli siamo qui con la nostra fede, i nostri dubbi, le nostre aspirazione, i desideri, i progetti, le malattie fisiche e spirituali. Quando preghiamo o entriamo in un clima di riflessione, siamo nella condizione di una partoriente.
Siamo sempre e comunque come in una sala parto per far partorire le qualità nobili e gioiose che Dio ci ha regalato con la vita e che sono nascosti dentro le pieghe dell’esistenza e che gemono nella voglia di manifestarsi e vivere.
Per vivere questo clima è necessario riacquistare le qualità fresche di un cuore di fanciullo per questo preghiamo insieme con questa preghiera facendola risuonare nel vostro spirito.
«Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua di sorgente.
Ottienimi un cuore semplice, che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze; un cuore magnanimo nel donarsi,
facile alla compassione, un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male.
Formami un cuore dolce e umile che ami senza esigere di essere riamato, contento di scomparire in altri cuori, sacrificandosi
davanti al tuo divin Figlio; un cuore grande e indomabile, così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza
lo possa stancare; un cuore tormentato dalla gloria di Cristo, ferito dal suo amore, con una piaga che non si rimargini se non in cielo».
Stacco musicale Veni sancte spiritus
San Giuseppe non ha avuto la gioia di partecipare all’effusione dello Spirito Santo nel Cenacolo, nella festa della Pentecoste, tuttavia nel passato aveva partecipato alla festa della mietitura, a quel momento di gioia in cui si raccoglievano i doni della terra e venivano ammucchiati nei granai
Possiamo pensare che Giuseppe abbia vissuto quel momento di comune gioia sia per il raccolto dei contadini e, forse anche, per riscuotere in natura il credito presso i contadini che durante l’anno avevano richiesto la sua opera di carpentiere per fornire aggiustare gli attrezzi per il lavoro. Anche noi per l’azione perenne dello presenza dello Spirito divino come gli apostoli e la vergine Maria nel Cenacolo, in questi giorni, stiamo vivendo l’attesa della venuta dello Spirito santo.
Domenica abbiamo celebrato l’Ascensione di Gesù al cielo che non è stato un addio, ma un arrivederci e stiamo in attesa della celebrazione gioiosa della sua venuta.
In questo momento di attesa che non vuol dire stare seduti, inattivi in attesa di chissà quali cose miracolistiche, ma mettere a disposizione dello Spirito il cuore, le mani, la mente per realizzare il sogno di Dio che in quel periodo su quel mondo che il figlio Gesù ha voluto abitare sperimentando per 33 anni la sua presenza tra noi.
La pentecoste è una solennità assai importante sia per il mondo dell’Antico testamento come per noi cristiani, perché dona un’anima a tutta la vita religiosa che sempre è opera dell’azione di Dio nella vita delle persone umane.
Il mondo ebraico nella giornata della Pentecoste festeggia un avvenimento fondamentale per la vita del popolo ebraico: la consegna da parte di Dio a Mosè sul monte Sinai delle tavole della legge.
Dio in quella circostanza consegna la carta costituzionale del nuovo popolo che stava nascendo dopo liberazione della schiavitù in Egitto.
Quindi, quel popolo che aveva le sue origini nella chiamata di Abramo nella Pentecoste ricordava il giorno in cui sul Monte Sinai, Dio diede a Mosè le tavole della Legge.
La mietitura è il momento in cui le lacrime, illuminate dalla fiducia nella Provvidenza, si cambiano in gioia e sorriso per la raccolta dei frutti della terra, fedele alleata della vita.
La gioia della mietitura nasce dal concorso dei tanti fattori delle vita che hanno saputo camminare insieme: la mano dell’agricoltore nel seminare a tempo debito; il sole e la pioggia a tempo debito, il caldo e il freddo in giusta misura e anche l’occhio vigile del contadino che ha vegliato e accompagnato con amore le fasi della crescita.
Per la Chiesa Cattolica è la festa che ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli ed è il raccolto della seminagione di amore che Cristo ha compiuto nella sua stagione di vita passata sulla terra a fare del bene.
Giorno di Pentecoste, in cui si conclude il tempo sacro dei cinquanta giorni di Pasqua e, con l’effusione dello Spirito Santo sui discepoli a Gerusalemme, si fa memoria dei primordi della Chiesa e dell’inizio della missione degli Apostoli fra tutte le tribù, lingue, popoli e nazioni.
Nel Nuovo Testamento, lo Spirito appare talora ancora come forza impersonale carismatica. Insieme però, avviene la rivelazione della ‘personalità’ e della ‘divinità’ dello Spirito Santo, specialmente nel Vangelo di san Giovanni, dove Gesù afferma di pregare il Padre perché mandi il Paraclito, che rimanga sempre con i suoi discepoli e li ammaestri nella verità (Giov. 14-16) e in san Paolo, dove la dottrina dello Spirito Santo è congiunta con quella della divina redenzione. Il magistero della Chiesa insegna che la terza Persona procede dalla prima e dalla seconda, come da un solo principio e come loro reciproco amore; che lo Spirito Santo è inviato per via di ‘missione’ nel mondo, e che esso ‘inabita’ nell’anima di chi possiede la Grazia santificante. Concesso a tutti i battezzati (1 Corinzi, 12, 13), lo Spirito fonda l’uguale dignità di tutti i credenti. Ma nello stesso tempo, in quanto conferisce carismi e ministeri diversi, l’unico Spirito, costruisce la Chiesa con l’apporto di una molteplicità di doni. L’insegnamento tradizionale, seguendo un testo di Isaia (11, 1 sgg.) enumera sette doni particolari, sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio. Essi sono donati inizialmente con la grazia del Battesimo e confermati dal Sacramento della Cresima.
Preghiera di Madre Teresa
Spirito Santo, dammi la capacità
di andare fino in fondo.
Quando vedo che c’è bisogno di me.
Quando sento che posso essere utile.
Quando mi prendo un impegno.
Quando c’è bisogno della mia parola.
Quando c’è bisogno del mio silenzio.
Quando posso regalare gioia.
Quando c’è da condividere una pena.
Nell’Antico Testamento, Dio si rivela a Mosè sotto forma di fuoco nel roveto ardente che non si consuma; nella colonna di fuoco Dio Illumina e guida il popolo ebraico nelle notti dell’Esodo; durante la consegna delle Tavole della Legge a Mosè, per la presenza di Dio, il Monte Sinai era tutto avvolto da fuoco. Nelle visioni profetiche dell’Antico Testamento, il fuoco è sempre presente e Dio apparirà alla fine dei tempi con il fuoco e farà giustizia su tutta la terra; anche nel Nuovo Testamento, Giovanni Battista annuncia Gesù come colui che battezza in Spirito Santo e fuoco (Matteo, 3, 11).
Il suo posto è il nostro cuore, starà a noi evocarlo, con la preghiera. Di questo ciclo di catechesi vi forniamo alcuni stralci in modo da creare una visione d’insieme sintetica.
Abbiamo detto che la Pentecoste festeggia la nascita della Chiesa come comunità cristiana mandata nel mondo per insegnare agli uomini e alle donne il messaggio di salvezza di Dio da portare nelle radici dell’umanità affinché si possa godere la gioia che Dio prova pensando alle nostre vite.
Come ogni creatura anche la Chiesa ha una Madre, la madre dei viventi.
Alla vigilia di questo compleanno della nostra famiglia vogliamo invocare l’aiuto della mamma comune perché ci faccia rinascere con gioia questa nostra appartenenza alla Chiesa.
Don Tonino Bello aveva piena consapevolezza che molte delle sue affermazioni avevano il potere di scuotere le coscienze ed invitarle all’azione, si impegnava a fondo affinché tutti contribuissero a cambiare il mondo che amava tanto, e di cui viveva e soffriva le contraddizioni guardandolo dal di dentro, e non dall’alto di un pulpito.
Questo profondo legame con l’umanità cui apparteneva si riflette anche nella sua visione, ad esempio, della Madonna, che amava immaginare quanto più umana: “Anche Maria ha sperimentato la gioia degli incontri, l’attesa delle feste, gli slanci dell’amicizia, l’ebbrezza della danza, le innocenti lusinghe per un complimento, la felicità per un abito nuovo”. Era la maniera in cui Don Tonino parlava ai giovani della Madonna, per avvicinarli a Lei, per rendere Lei più accessibile a loro, e proprio alla Santa Vergine si rivolge quando manifesta in preghiera il suo smisurato desiderio di migliorare il mondo, chiamando il mondo “città”, sottolineando ancora una volta la concretezza di un luogo vero, abitato da giovani e meno giovani, uomini, comunque, in grande difficoltà, cui prestare soccorso:
Preghiera a Maria, Madre della Chiesa,
Aiutaci a guardare il mondo con simpatia e con l’audacia della fede.
Vergine santa, che guidata dallo Spirito, “ti mettesti in cammino per raggiungere in fretta una città di Giuda” (Lc 1,39), dove abitava Elisabetta, e divenisti così la prima missionaria del Vangelo, fa’ che, sospinti dallo stesso Spirito, abbiamo anche noi il coraggio di entrare nella città per portarle annunci di liberazione e di speranza, per condividere con essa la fatica quotidiana, nella ricerca del bene comune.
Donaci oggi il coraggio di non allontanarci, di non imboscarci dai luoghi dove ferve la mischia, di offrire a tutti il nostro servizio disinteressato e guardare con simpatia questo mondo nel quale nulla vi è genuinamente umano che non debba trovare eco nel nostro cuore.
Aiutaci a guardare con simpatia il mondo, e a volergli bene.
Noi sacerdoti troviamo il culmine della nostra presenza presbiteriale nel giovedì santo, quando vien posto nelle nostre mani l’olio dei catecumeni, l’olio degli infermi e il sacro crisma.
Fa’ che nelle nostre mani l’olio degli infermi significhi scelta preferenziale della città malata, che soffre a causa della debolezza propria o della malvagità altrui.
Fa’ che l’olio dei catecumeni, l’olio dei forti, l’olio dei lottatori, esprima solidarietà di impegno con chi lotta per il pane, per la casa, per il lavoro.
Solidarietà da tradurre anche con coraggiose scelte di campo, offerta di impegno da non imbalsamare nel chiuso dei nostri sterili sentimenti.
E fa’ che il sacro crisma indichi a tutti gli umiliati e gli offesi della nostra città, ma anche agli indifferenti, ai distratti, ai peccatori la loro incredibile dignità sacerdotale, profetica e regale.
Come te, Vergine santa, sacerdote, profeta e re, facci entrare nella città.
Amen.
Stacco musicale
Benedetto XVI si è fatto eco della nostra fragilità e pochezza umana e ci ha ricordato che «la nostra capacità di comprendere è limitata, perciò la missione dello Spirito Santo è di introdurre la Chiesa in un mondo sempre nuovo, di generazione in generazione nella grandezza del mistero di Cristi».
Il ruolo dello Spirito santo è quello di farci comprendere lo spazio nel mosaico delle vite umane disegnato in cielo che Dio ha destinato a te pensando a te con un patrimonio di energie da utilizzare già durante il cammino su questa terra.
Sant’Agostino diceva che «Per colore che amano Dio, Egli trasforma ogni cosa in bene; anche i loro errori lo Spirito li illumina e li fa diventare bene». I doni sono le qualità positive che Dio ci ha donato con la vita e sono: la capacità di amare, la gioia, la pace, la pazienza, la longanimità, la bontà, la benevolenza, la mitezza, la fedeltà, la modestia, la continenza e la castità; questi sono i doni che il mondo riconosce in noi e sono sette doni dello Spirito.
SAPIENZA:
“Se noi ascoltiamo lo Spirito Santo, Lui ci insegna questa via della saggezza, ci regala la saggezza che è vedere con gli occhi di Dio, sentire con le orecchie di Dio, amare con il cuore di Dio, giudicare le cose con il giudizio di Dio. Questa è la sapienza che ci regala lo Spirito Santo, e tutti noi possiamo averla. Soltanto, dobbiamo chiederla allo Spirito Santo”.
INTELLETTO:
Per intelletto “Non si tratta qui dell’intelligenza umana, della capacità intellettuale di cui possiamo essere più o meno dotati. È invece una grazia che solo lo Spirito Santo può infondere e che suscita nel cristiano la capacità di andare al di là dell’aspetto esterno della realtà e scrutare le profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza”.
CONSIGLIO:
“Il consiglio è il dono con cui lo Spirito Santo rende capace la nostra coscienza di fare una scelta concreta in comunione con Dio, secondo la logica di Gesù e del suo Vangelo. In questo modo, lo Spirito ci fa crescere interiormente, ci fa crescere positivamente, ci fa crescere nella comunità e ci aiuta a non cadere in balia dell’egoismo e del proprio modo di vedere le cose “.
FORTEZZA:
“Con il dono della fortezza, invece, lo Spirito Santo libera il terreno del nostro cuore, lo libera dal torpore, dalle incertezze e da tutti i timori che possono frenarlo, in modo che la Parola del Signore venga messa in pratica, in modo autentico e gioioso. E’ un vero aiuto questo dono della fortezza, ci dà forza, ci libera anche da tanti impedimenti.”
SCIENZA:
“Quando si parla di scienza, il pensiero va immediatamente alla capacità dell’uomo di conoscere sempre meglio la realtà che lo circonda e di scoprire le leggi che regolano la natura e l’universo. La scienza che viene dallo Spirito Santo, però, non si limita alla conoscenza umana: è un dono speciale, che ci porta a cogliere, attraverso il creato, la grandezza e l’amore di Dio e la sua relazione profonda con ogni creatura.”
PIETA’:
“Pietà è sinonimo di autentico spirito religioso, di confidenza filiale con Dio, di quella capacità di pregarlo con amore e semplicità che è propria delle persone umili di cuore. Se il dono della pietà ci fa crescere nella relazione e nella comunione con Dio e ci porta a vivere come suoi figli, nello stesso tempo ci aiuta a riversare questo amore anche sugli altri e a riconoscerli come fratelli.”
TIMORE DI DIO:
“Non significa avere paura di Dio: sappiamo bene che Dio è Padre, e che ci ama e vuole la nostra salvezza, e sempre perdona, sempre; per cui non c’è motivo di avere paura di Lui! Il timore di Dio, invece, è il dono dello Spirito che ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte a Dio e al suo amore e che il nostro bene sta nell’abbandonarci con umiltà, con rispetto e fiducia nelle sue mani.”