In quella circostanza c’era anche una donna, la vecchia Anna la quale si fa davvero profeta, portatrice di un messaggio dell’infinita misericordi divina e modello degli annunciatori della presenza di Dio nella vita umana. Dice, infatti, l’evangelista: «Anna, figlia di Fanuele … si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione».
Papa Francesco domenica nell’omelia della messa in san Pietro ha detto:
«Ed ecco l’incontro tra la santa Famiglia e questi due rappresentanti del popolo santo di Dio. Al centro c’è Gesù. E’ Lui che muove tutto, che attira gli uni e gli altri al Tempio, che è la casa di suo Padre.
E’ un incontro tra i giovani pieni di gioia nell’osservare la Legge del Signore e gli anziani pieni di gioia per l’azione dello Spirito Santo. E’ un singolare incontro tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici! In realtà, se riflettiamo bene, l’osservanza della Legge è animata dallo stesso Spirito, e la profezia si muove nella strada tracciata dalla Legge». Chi più di Maria è piena di Spirito Santo? Chi più di Maria e di san Giuseppe sono stai docili all’azione di Dio che muoveva i passi dlele storia umana?
Simeone dice alla Madonna che quel figlio primogenito è posto a fondamento della salvezza dell’umanità, ma lei dovrà accompagnarlo con la sua partecipazione e il suo dolore di mamma.
Come all’alba della Resurrezione sarà una donna ad annunciare che nel buio di un sepolcro la vita ha vinto sulla morte, così al primo fiorire della redenzione con la nascita di Gesù, sarà una donna anziana ad annunciare l’aurora del riscatto. La lode e la parola costituiscono il suono dell’annuncio di fede che si fa gratitudine, sguardo, parola, comunione e gioia degli occhi.
Sia il vecchio Simeone e l’anziana Anna hanno pregato tante volte con le parole del libro dei Proverbi: «O Dio, ti domando due cose non negarmele prima che io muoia: tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il cibo necessario, perché, una volta sazio, io non ti rinneghi e dica: ”Chi è il Signore?”, oppure, ridotto all’indigenza, non rubi e profani il nome del mio Dio».
È la supplica a Dio di conservarci un animo limpido, trasparente come lo splendore della verità e anche il necessario, il sufficiente per vivere, così da non cadere nello scoraggiamento e nell’agire truffaldino.
In quel mattino alla presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme, erano presenti due sentinelle dell’Assoluto: Simeone e Anna. Era un appuntamento atteso. Finalmente hanno visto nel Bambino, portato al tempio da Giuseppe e Maria, il silenzioso invito di Dio che li chiamava ad avvertire una presenza umile e mite come un bambino, ma con un futuro di salvezza carico di luce per «illuminare le genti».
Anna e Simeone non erano persone incartapecorite dalla vecchiaia. La «luce di chi cammina nella tenebre», portata al tempio da quei due giovani sposi ha folgorato gli occhi stanchi del vecchio Simeone il quale è esploso in un inno di gioia: finalmente i suoi occhi erano sazi di luce e poteva ormai tagliare gli ormeggi per salpare verso l’eternità. Egli ha avvertito che la parabola della vita terrena era giunta al termine; ma il suo tramonto non è un dramma, egli si affaccia sulla frontiera di un’alba: «i suoi occhi hanno visto la salvezza».
Sulle labbra di questi due vecchi saggi era fiorito il sorriso della speranza.
Questo episodio ci invita a pregare affinché anche il nostro tramonto si rivesta delle luci dell’alba.