di don Mario Carrera
Mentre la Chiesa cantava i primi vespri dell’Epifania per l’arrivo dei re magi alla grotta di Betlemme, suor Serena varcava la soglia dell’eterno per presentarsi davanti alla maestà divina portando i preziosi doni della sua vita spesa a servizio di Dio e dei poveri.
Papa Francesco un giorno ha detto che i poveri sono i portinai del cielo. Sulla frontiere dall’eternità, suor Serena era attesa da Gesù a cui aveva consacrato le qualità più belle della sua esistenza, ma ad accoglierla c’era una folla di poveri che in cinquant’anni aveva conosciuto. Allora a custodia di quella porta che congiunge la terra con il cielo, non c‘era un angelo, ma, a turno, Dio ha l’abitudine di consegnare la chiave dell’eternità ad un povero, incaricandolo di offrire con caloroso benvenuto a quell’anima benedetta. Siamo certi che al momento dell’arrivo dalla terra di madre Serena è stata una donna povera, mossa da sentimenti di gratitudine e riconoscente per il gesto di amore ricevuto ad aprire la porta dell’eternità per un attestato di cittadinanza nella Casa della fraternità e di un amore eterno.
Sin dalla giovane età, suor Serena, nata in una famiglia numerosa, ha respirato un clima di vita cristiana vissuta nella preghiera, che rifioriva nella concretezza della vita nel distribuire amore, solidarietà, compassione con le vesti quotidiane del buon samaritano. Suor Serena Elisabetta, con i suoi occhi luminosi da bambina, ha guardato con ammirazione un suo fratello sacerdote, è cresciuta in compagnia di una sorella che giovanetta anch’essa si è consacrata al servizio dei poveri nella stessa congregazione delle Figlie di santa Maria della Provvidenza, della quale un giorno avrebbe rivestito il compito di essere al timone nel guidare al largo dei continenti “madri” amorevoli, le sue suore, capaci di abbracciare le creature fragili, ferite nella vita.
I doni non si improvvisano ma si costruiscono con il passo lento della vita e suor Serena, come i magi, ha camminato guidata dalla stella luminosa della fede e ha preparato scrupolosamente questo dono e così regalarlo a Dio dopo aver reso partecipi le sue consorelle, i cooperatori, le cooperatrici e gli ospiti della casa di accoglienza.
Nel cielo era scritto che questa pellegrina dell’amore sarebbe arrivata alla soglia della Casa del Padre insieme ai re magi Betlemme.
Sappiamo che la festa della “Epifania” significa togliere il velo del mistero sulla vita di Gesù e manifestarlo in pienezza come Dio, amante della vita umana, ha voluto condividerla per fecondarla di divino.
Le Figlie di santa Maria della Provvidenza nella solennità dell’Epifania rinnovano i voti religiosi, offrono a Dio le qualità evangeliche che fecondano un’esistenza cristiana.
Come i magi hanno donato a Dio, oro, incenso e mirra, madre Serena ha incominciato a racimolare il suo dono cinquant’anni fa quando ha scoperto la stella luminosa della chiamata particolare. Allora ha iniziato a camminare. Ha camminato per cinquant’anni per dare certezza alla sua vocazione. Ha camminato mezzo secolo sulle orme del suo Fondatore, san Luigi Guanella. Ha camminato in compagnia delle giovani aspiranti.
Come i giovani ricordati nel libro dell’Esodo, ha camminato ad esplorare la terra di Romania per organizzare accampamenti della carità a servizio dei poveri e a fecondare germi di vocazioni in giovani vite desiderose di mettersi al servizio del messaggio evangelico.
La vita è un dono dato in gestione che amato e testimoniato cresce e conquista, aggrega. Ma non si parte mai alla cieca. Il cammino vocazionale ha sempre una luce che si accende all’orizzonte e a questa luce ogni anima generosa inizia un cammino seguendo una stella e una voce che chiama dentro.
Suor Serena ha camminato nella strade della Romania regalando piccoli doni che lei andava accumulando, per ridare speranza anche soprannaturale a persone derubate dalla politica da un secolare patrimonio di fede cristiana.
L’ultimo tratto del suo cammino suor Serena ha fatto del suo stesso nome una bandiera, sopportando con fede e serena confidenza e ha consegnato a Dio oltre all’oro accumulato dell’amore donato, all’incenso regalato con il profumo della lode, anche la mirra per consegnare alla terra un corpo fragrante del buon odore dell’immortalità sognata.
Ad accogliere suor Serena con il volto sorridente c’erano il santo Fondatore, don Luigi Guanella, la beata consorella, Chiara Bosatta e la schiera di migliaia di consorelle madri solerte ad asciugare lacrime, a medicare ferite e seminare amore e speranza.
Ringrazia Dio, suor Serena, di aver fatto a noi il dono della tua sorridente e gioiosa presenza.