Il testo si apre con una citazione dell’omelia stessa: «Signore Gesù, siamo tutti uguali! Ricchi o poveri, istruiti o non istruiti... Ciò che ci rende differenti è la bontà. Sì, soltanto la bontà fa la differenza tra le persone. Signore Gesù, fa’ crescere in noi almeno una briciola di bontà». Sono contenute nei versi del poeta triestino Umberto Saba (1883-1957) le coordinate per un Natale autenticamente cristiano indicate ai dipendenti del Dicastero dal cardinale Comastri. Erano presenti, tra gli altri, il prefetto, Paolo Ruffini, e il segretario monsignor Lucio Adrian Ruiz. Il cardinale - come sottolinea L’Osservatore Romano - ha parlato del «“sì” più impegnativo di tutta la storia», quello che le «ha fatto fare un salto di qualità», perché con esso «Dio è entrato dentro la famiglia umana spingendo la storia verso una direzione di vittoria dei buoni, dei miti, dei misericordiosi, dei puri di cuore, degli operatori di pace», i quali «saranno alla fine i veri trionfatori». Perché «Dio si è schierato da questa parte — ha assicurato — ed è per questo che festeggiamo il Natale e dobbiamo gioire ogni volta che ritorna».
Se ne sono accorte, ha fatto notare il celebrante, «anche tante persone ai margini del cristianesimo»; come Benedetto Croce, che disse: «Io sono studioso della storia ma devo riconoscere che l’unica novità che è apparsa è il cristianesimo», cioè Gesù; come Gandhi, che ha definito le beatitudini la vetta più alta della spiritualità cristiana; come il filosofo Emmanuel Kant, arrivato a sostenere che «il Vangelo è la sorgente di tutta la nostra civiltà». Tuttavia, ha aggiunto il cardinale Comastri, il messaggio di «Gesù si vede soprattutto nei santi»: a cominciare da madre Teresa di Calcutta, «una donna straordinaria» del «nostro tempo» che «ha aperto un solco di misericordia»: oggi ci sono 762 case portate avanti dalle sue Missionarie della carità. Nel 1961 — ha ricordato — Pasolini e Moravia, molto lontani dalla fede, andarono in India per il centenario della nascita di Tagore, vollero incontrare madre Teresa. E il primo disse: «Mai lo spirito di Cristo, mi era parso così vivo e affascinante come in questa piccola suora: in lei un trapianto splendidamente riuscito». E alla morte della santa, il 5 settembre 1997, Indro Montanelli, «giornalista piuttosto indifferente riguardo alla fede esclamò: “Se in ogni continente ci fosse una madre Teresa, gli atei sparirebbero dal mondo». Quando nel 1973, ha raccontato il celebrante, venne invitata ad aprire un centro nello Yemen per curare i lebbrosi, ella accettò subito. Ma nel momento in cui all’aeroporto le chiesero di togliere il crocifisso che teneva appuntato sulla spalla sinistra del sari, lei rispose, indicandolo: «Guardate che facciamo tutto per lui. O entriamo tutti e due, o nessuno». Da allora sono state uccise sette suore in quella casa.
L’articolo prosegue ricordando che il secondo santo citato dall’arciprete della basilica Vaticana è stato Pio da Pietrelcina, l’umile fraticello vissuto sempre nell’ombra di un convento, che ricevette le stimmate e per cinquant’anni rimasero aperte, facendone «un vetro trasparente attraverso il quale si vedeva Gesù». Il terzo è stato Giovanni XXIII. Nell’ottobre 1962, sull’orlo di una guerra mondiale, le navi sovietiche andavano verso Cuba piene di testate missilistiche per essere puntate verso gli Stati Uniti. «Si mise in mezzo, per tutta la notte al telefono con Washington e con Mosca — ha ricordato il porporato — e alla fine riuscì a convincere ambedue: la pace fu salva». Infine il quarto santo proposto come modello è stato don Bosco, il quale capì che il vero problema della società odierna è l’educazione: «Il male più che curarlo dobbiamo prevenirlo» educando i giovani.