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Sabato, 25 Agosto 2018 13:36

L’adesione della fede feconda di gioia la vita

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“Eccomi” di Maria

di Madre Anna Maria Canópi osb

Si legge nella Sacra Scrittura che quando Dio creò il cielo e la terra e chiamò all’esistenza le miriadi di stelle, queste risposero «Eccoci» e brillarono di gioia per Colui che le aveva create (cf. Bar 3,35). Potremmo però dire che l’eccomi più pronto e gioioso fu quello pronunziato da Maria, quando l’angelo le annunziò la sua divina maternità.

«Entrando da lei, disse: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te… Hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1,28.30-31).

Non essendo intaccata dalla colpa originale, in Maria non ci fu mai alcuna resistenza alla volontà del Signore. Ci fu invece il sacro timore, l’umile consapevolezza di sé, che la spinse a domandare: Come è possibile? «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?» (Lc 1,34). L’angelo le offrì l’inconcepibile risposta, ossia, che, custodendo intatta la sua verginità, avrebbe avuto il dono della divina maternità per opera dello Spirito Santo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (Lc 1,35), concludendo il suo annunzio con la dichiarazione: «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Maria credette e, fondata unicamente sulla fede, pronunziò il suo sì per una meravigliosa avventura di grazia.

Il suo “eccomi” costituì una nuova creazione, aprì le porte del cielo all’ingresso di Dio nella storia. 

Da quell’eccomi iniziale seguirono tanti altri “eccomi” della sua totale disponibilità ad accettare e compiere ogni altra volontà di Dio che avrebbe coinvolto la sua esistenza fino ad espropriarla totalmente di sé e metterla tutta al servizio della Chiesa. Un eccomi di umile amore fu il suo viaggio ad Ain Karim dall’anziana parente Elisabetta subito dopo l’annunzio dell’angelo: un’uscita da sé, dalla sua casa, per rendersi presente là dove c’era bisogno di una presenza femminile, discreta e servizievole.

Un eccomi di materna attenzione fu la sua presenza alle nozze di Cana, quando si fece premura di ottenere dal Figlio il miracolo, perché non venisse a mancare il vino della gioia alla mensa dei convitati. E fu solo «il primo segno». Allo stesso modo in chissà quante altre circostanze, che il Vangelo non riporta, intervenne in favore della gente povera e bisognosa, lei che era Madre attenta e compassionevole. 

Un eccomi di quotidiano ascolto della Parola fu tutta la sua vita, un ascolto che la rese veramente Madre nello spirito, come lasciò intendere Gesù, quando tra la folla una donna esclamò: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!» (Lc 11,27). «Beati piuttosto – rispose –coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (v. 28). A chi più che a Maria si addice questa beatitudine?

Ma l’eccomi più coinvolgente di Maria fu certamente quello pronunziato in silenzio sul Calvario. Là, sotto la croce, Maria “sta”, salda nella fede, nella speranza e nella carità, rinnovando il suo sì all’incomprensibile volontà di Dio. Per quel sì Maria diventa la Madre della Chiesa e dell’intera umanità. A Lei, infatti, si rivolge Gesù morente, affidandole Giovanni quale figlio e, in lui, tutti gli uomini, di ogni tempo e luogo, credenti e non credenti, per condurli tutti alla piena adesione al disegno salvifico di Dio, per raccoglierli tutti sotto il manto della divina misericordia.

È quindi molto significativo il fatto che la Madre di Gesù sia presente nella Chiesa nascente, nella prima comunità dei fedeli raccolta attorno agli apostoli. Non poteva, infatti, mancare nel Cenacolo la Madre che per tutti intercedeva e alla quale il Figlio non poteva… dire di no! 

Come affermava graziosamente il beato cardinale Ildefonso Schuster: «A questa Signora – Domina! – Gesù non può disobbedire!». Perciò ci conviene sempre passare attraverso la sua potente intercessione.

L’eccomi di Maria si avvera continuamente anche per noi oggi, dandoci la certezza che, proprio per il suo materno intervento, nulla ci mancherà di ciò che è necessario al conseguimento della nostra salvezza.

E non dobbiamo nemmeno limitarci a desiderare la grazia in misura sufficiente per essere salvati, ma dobbiamo, con cuore dilatato, aprirci ad accoglierla in misura abbondante e sovrabbondante, per realizzare un alto grado di santità quale frutto della nostra cooperazione alla volontà di Dio, a sua maggior gloria e a beneficio di tutta l’umanità.

L’“eccomi” è perciò la disposizione che deve dare inizio e compimento a ogni nostra giornata. Infatti, se consideriamo ogni giorno della nostra esistenza come una giornata di lavoro, l’eccomi del mattino deve ripetersi la sera come “eccomi” di consegna del lavoro compiuto nella giornata con l’aiuto della stessa divina grazia.

La generosa e lieta disposizione d’animo coltivata con l’“eccomi” diventa così un appassionato canto alla vita e al suo inesauribile Elargitore. Chi più di Maria, la Donna dell’ “eccomi” e del Magnificat, può glorificare il Nome del Signore?

Al suo canto dobbiamo sintonizzare le nostre voci, per passare continuamente dall’eccomi al Magnificat, al rendimento di grazie. 

Dimmi, Vergine Maria,

quale fu il tuo stupore

quando il celeste Messaggero venne a salutarti

con quel sorprendente annunzio

della tua divina maternità!

Dimmi, Vergine Maria,

quale sussulto di gioia ti colse

quando sentisti il cielo presente

nel tuo grembo verginale.

Tutti gli angeli scesero sulla terra

per adorare il Verbo fatto carne

presente in te come in tabernacolo vivente,

come in immacolata culla.

Ascolta la mia supplica per noi tutti

che siamo sotto l’ombra cupa del peccato

e rischiara le nostre anime

con la Luce di cui fosti inondata

quando partoristi il tuo divin Figlio, Gesù,

e quando, dopo le tenebre della Croce,

lo vedesti Risorto e vivo

all’alba radiosa del terzo giorno.

Volgi, Maria, il tuo sguardo materno

su ogni creatura che nasce,

su ogni creatura che muore,

poiché Dio ti ha posto alla sorgente della vita

nel tempo e nell’eternità.

O Maria, bellezza incomparabile,

prega per noi tutti il Signore,

perché ci preservi da ogni contagio con le tenebre

e ci trasferisca pienamente

nel Regno della luce indefettibile,

nel Regno dell’eterno Amore. 

Amen.

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