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Sabato, 09 Giugno 2018 13:39

Testimone del trionfo della vita sul rancore e sull’odio

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Lettera solidale ad Antonietta Gargiulo

di don Mario Carrera

Cara Antonietta, non ci siamo mai conosciuti personalmente, ma, con la tua tragedia mi sei entrata nel cuore, eri presente nella mia preghiera. La tua vicenda, sia per un affetto umano sia per una spontanea ammirazione, ha suscitato nel mio animo sentimenti di solidarietà. Pur nella positiva luminosità di queste emozioni, con vergogna, ti devo confessare che nei primi giorni in cui ti trovavi in uno stato comatoso, ignara della mutilazione degli affetti più sacri di una mamma, in cui era precipitata la tua vita, ero tentato di pregare Dio-Padre che riallacciasse sulla riva dell’eternità il ponte crollato che ti legava alle tue figliole. In quei giorni mi veniva in mente la biblica Agar abbandonata in un deserto affettivo. Nella tua vicenda c’era la volontà di cancellare le tue orme lasciate su un tratto di strada percorso in compagnia di una persona amata, c’era una follia da annullare e l’assenza delle tue figliole uccise dalla bufera di una feroce violenza.

In quei giorni avevo pregato per te affinché il buon Dio ti risparmiasse il dramma di svegliarti orfana degli affetti più cari nella vita di madre. Nella mia povera sguarnita riserva di fantasia e poca di fiducia nelle risorse umane e divine, sono stato incapace di pensare che, al di là della voragine di una follia di morte, si potesse nascondere nel tuo animo una sorgente di vitalità, un arcobaleno di misericordia capace di illuminare un abisso di dense tenebre e di far fiorire un amore così grande da recuperare un senso ad un’esistenza così gravemente mutilata. La tua vicenda  ci ha insegnato che «nella vita ognuno porta la sua croce. Il dolore non dimentica l’indirizzo di nessuno». 

In quella folle mattina hai perso la luce del tuo futuro, ti si è rabbuiata l’aurora di vita che risplendeva negli occhi di Alessia e di Martina, le tue bambine; la tua gioia di vivere. In loro c’erano la ragione che ti donava l’energia per non arrenderti nel cammino della tua “via crucis” quotidiana. L’amore della tue figliole ti ripagava di tutti i sacrifici sofferti e delle umiliazioni subite. 

Nelle scorse settimane, nell’animo delle persone più sensibili, risuonavano come un’eco queste domande: «Che farà  questa mamma sola in una casa muta di voci giovanili, cariche di futuro? Chi darà a questa mamma orfana, due volte, la forza per andare avanti? Dove troverà il coraggio per continuare il cammino della vita?». La morte ha rimandato la data dell’appuntamento definitivo con le tue figliole.  Dio ha voluto scrivere parole di luce nel diario della tua vita. I disegni di Dio li conosce lui. A noi spetta camminare alla fioca luce della sera. Dopo qualche tempo, sei uscita dl coma e abbiamo avuto la gioia di poter leggere i tuoi pensieri e benedire l’onda lunga della misericordia divina che ha bagnato le radici della fede e fatto fiorire la speranza. Questa tua dolorosa vicenda mi ha fatto comprendere che in questa società, a volte segnata dalla crudeltà, ci sono tante persone silenziose che come fiumi carsici forniscono linfa ai valori importanti delle esistenze e che, al momento opportuno, ci permettono di coglierne la presenza e apprezzarne la preziosità. Questa perla preziosa, cara Antonietta, l’ho colta nelle tue parole inviate il 4 aprile alla  tua comunità “Gesù Risorto” di Cisterna di Latina, quando affermavi: «Il vero miracolo è che l’odio, il male, il rancore non hanno vinto nei nostri cuori. Ma regna un senso di pace, di pietà, di misericordia. Regna l’amore che si sta estendendo a cerchi concentrici come una goccia che sta arrivando da lontano. La parola di Dio ha vinto sulla morte e io lo posso testimoniare».

Quest’onda benefica ha raggiunto il cuore di tante persone e in questo abbraccio amorevole hanno coinvolto anche Alessia e Martina che dal cielo ci guardano e fanno scendere una rugiada di benedizione su tutti noi.  

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