Otto giorni dopo quali discorsi? Quelli in cui disse: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per me la salverà” (Lc 9, 23-24). La trasfigurazione è l’anticipazione della Risurrezione, un’apparizione pasquale fatta, per così dire, in anticipo, per mostrare a che cosa avrebbe condotto quel viaggio che Gesù e i suoi discepoli stavano facendo: sappiamo infatti che Luca descrive il vangelo come un viaggio verso Gerusalemme, cioè verso la croce. Mosè ed Elia che parlano col Cristo è un modo per indicare quel che il Risorto stesso manifesterà ai suoi discepoli più tardi, quando mostrò loro che in lui si erano compiute tutte le cose scritte nella legge di Mosè, nei profeti enei salmi (cfr. Lc 24, 44). Così tutto l’Antico Testamento si spiega e si ricapitola, cioè trova il suo vero significato, nell’esodo, cioè nell’uscita, che Gesù stava compiendo verso Gerusalemme, nella consegna di sé stesso agli uomini.
La trasfigurazione è una consolazione anticipata per potere resistere alla tremenda desolazione della passione, allo scandalo della croce, alla sconfitta di Gesù. Pietro e gli altri due vedono il Risorto prima della sua uccisione; prima che il suo volto diventi un grumo di sangue, quello di un “uomo dei dolori che ben conosce il patire e davanti al quale ci si copre la faccia” (Is 53, 3), lo vedono illuminato dalla gloria del Padre. E’ come un attimo, un lampo che rischiara la loro mente. In realtà non compresero quel che stava accadendo, e la vivevano come un sogno: “Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno” (Lc 9, 32): non è il sonno normale, ovviamente, ma il sonno nel quale Dio parla, l’esperienza mistica nella quale le nostre forze sono indebolite, le nostre difese si piegano perché siamo avvolti dalla nube dello Spirito. E così è scritto: “Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse: all’entrare in quella nube ebbero paura” (Lc 9, 34).
La nube è il segno della presenza di Dio: una nube avvolge il Sinai quando Mosè sale sul monte, una nube scende su Maria nell’annunciazione e la copre come ombra, e così una nube, come una specie di nebbia, avvolge il credente nell’esperienza della trasfigurazione. Quando Dio ti parla, il mondo scolora, le cose che normalmente hanno molta importanza è come se non le vedessi più, ti senti smarrito e quasi perso, perché il mistero di Dio ti avvolge: dove mi porterà? Abbiamo già incontrato Pietro impaurito, proprio nella sua vocazione: “allontanati da me che sono peccatore”. Ora è un nuovo smarrimento, preludio allo smarrimento che ci può dare il senso di quelle parole che otto giorni prima aveva detto, cioè il perdere la propria vita, e che Gesù andava per primo a realizzare. Certo, perché seguire Gesù va bene; ma a patto che vinca, che ci sia un successo al termine di tante fatiche. E invece Gesù va incontro a un insuccesso, e questo non lo possiamo sostenere. Possiamo anche essere uomini di Dio, e pertanto vincere in nome suo. Ma Gesù deve vincere, perché Dio, il bene, vince. Ecco lo scandalo della croce, al quale Pietro e i suoi devono essere preparati: “percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse” (Mt 26, 31). E infatti vince: ma non subito, perché prima c’è lo scandalo insostenibile dell’apparente vittoria del potere delle tenebre.
A tutto questo Gesù sta preparando i suoi discepoli. Dalla volta prossima, cominceremo a seguire Gesù con Pietro sulla via della Passione. Come sarà difficile comprendere questa lezione: e in fondo resterà non capita fino all’esperienza della Pentecoste, nell’effusione cioè dello Spirito del Risorto.