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Mercoledì, 08 Febbraio 2017 14:34

Il Mandorlo e la Mandorla di gloria

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Scintille divine nelle bellezze della natura

Albero da frutto comunissimo (Amygdalus communis delle Rosacee), di non grandi dimensioni, alto circa 12 metri, i cui fiori bianco rosati nascono a primavera prima delle foglie. Originario dell’Asia occidentale, Persia, Turkestan, si è diffuso con la coltura nella zona mediterranea. È la pianta di cui si dice fosse fatta la verga d’Aronne che fiorì miracolosamente. È inteso come annuncio della salvezza in quanto la fioritura del mandorlo è la prima a salutare la primavera. 

Il frutto, la mandorla, è costituita da un mallo verde, un guscio color legno, molto duro, una buccia e una parte interna detta anima. Simboleggia qualcosa di prezioso, segreto chiuso dalla natura in tre involucri: mallo, guscio e buccia, quasi a proteggerlo allo stesso modo d’un sentimento che si nasconde agli estranei: tale era nelle antiche civiltà il dono nuziale, pegno che si dava rappresentando il dono di se stessi. Anche oggi i confetti delle nozze hanno forma e sostanza di mandorla. 

Col cristianesimo la mandorla fu immagine del mistero di Cristo: Dio che nasconde la natura divina sotto quella umana; ovvero Cristo nella grotta che si rivela solo a pochi uomini, Cristo nel sepolcro destinato a risorgere. Quindi si diffuse l'uso di raffigurarle Cristo dentro una forma ovoidale, detta appunto mandorla, sui portali delle chiese, sugli amboni. Anche le medagliette spesso hanno forma ovale. 

Nel Medio Evo la mandorla rappresentò la verginità di Maria, ricetto inviolato che contiene il frutto del suo ventre, destinato a dare alla luce il Salvatore. 

La Mandorla di gloria e la figura che si ottiene intersecando due cerchi per metà, ciascuno fino al suo centro. Gli archi all'interno dei due cerchi formano la mandorla di gloria,  detta anche vescicula piscis (vescica di pesce, per l'analogia della forma), sintesi di due perfezioni. È la mandorla architettonica dentro la quale nell'iconografia cristiana si inserivano le immagini sacre, soprattutto della Vergine e quella di Cristo. Inoltre è simbolo dell'anima quale nodo indistruttibile dell'essere, nel ricettacolo del corpo, ma lontana dalla materialità corporea.

Pare che inizialmente sia stata il nimbo, la nube nella quale Cristo ascende al cielo e scompare alla vista degli uomini: in seguito prese forma di ogiva, mandorla aperta orizzontale, intesa come aureola di una luce diffusa intorno a un essere sacro come nell’Assunzione della Vergine e nell’Ascensione di Cristo.


«Febbraio finì la scorta e fece bruciare la tavola e la porta»

Febbraio per quanto sia il mese più corto dell’anno sembra interminabile per il gelo che attanaglia la campagna, per il freddo che è penetrato nelle case, per la penuria di cibo: le riserve alimentari cominciano a scarseggiare e i nuovi raccolti sono ancora lontani. Così raccontano i proverbi. Ma febbraio è anche il mese in cui la natura comincia a uscire dal letargo invernale, il grano mette le radici e forse negli ultimi giorni uno sprazzo di tepore indica vicina la fine del lungo inverno. 

Campagna. I prati iniziano a risvegliarsi richiedendo attenzioni: nelle aree infestate dal muschio, si distribuisce una soluzione di solfato di ferro e/o solfato ferroso; si arieggiano le superfici erbose e si eseguono le concimazioni. Dove necessario si fa la trasemina.

Fruttetto e vigneto. Si effettua il riordino e la pulizia e si prepara il terreno per gli impianti primaverili. Hanno inizio le potature delle pomacee e dei fruttiferi in genere. Si prelevano le marze di un anno dalle drupacee per gli innesti. Si eseguono diserbi e concimazioni organiche.

Orto. Ci si dedica alla lavorazione del terreno e alla concimazione di base. Si rincalza il pisello seminato in autunno e si fa pregermogliare la patata destinata alla semina. Si prepara il terreno per l’asparagiaia. Si semina, in semenzaio in coltura protetta: lattuga e cappuccio primaverile, sedano, agretto, bietola da orto, carota, pisello, prezzemolo, ravanello, rucola; a dimora all’aperto: bietola da coste, cipolla bianca e colorata, lattuga e radicchio da taglio, spinacio, valerianella; in semenzaio riscaldato: basilico, sedano, melanzana, peperone, pomodoro; in vasetti riscaldati: anguria, cetriolo, melone, zucchina.

Giardino. Si potano siepi, rosai e piccoli alberi a fioritura invernale. è il momento di piantare alberi e arbusti, in particolare clematide e altri rampicanti, forsizia e rosa, e rampicanti come convolvolo e pisello odoroso. A metà mese si dividono i cespi delle erbacee perenni, come campanule, echinacee, astri ecc., per ottenere nuove piante in semenzaio riscaldato si seminano: begonia, bocca di leone, garofano, petunia, portulaca, salvia ornamentale.


C'era una volta una conchiglia. Se ne stava in fondo al mare cullata dalle onde, sfiorata dal passaggio sinuoso di pesci colorati e cavallucci marini fino a quando una tempesta giunse fino a lei sconvolgendole la vita. La violenza delle onde la capovolse più e più volte facendola girare, rotolare, urtare, trasportandola lontano fino a che, ammaccata e dolorante, si fermò. Stava cercando di capire dov'era finita quando, improvvisa, una fitta lancinante la trapassò. Che stava succedendo ancora? Ah... ecco! Attraverso le valve, nello stravolgimento di prima, era riuscito a intrufolarsi un sassolino che, pur piccolo, aveva contorni spigolosi e appuntiti. Sulla carne viva faceva proprio male... La conchiglia provò a muoversi e a "sputarlo" fuori, ma senza risultato. Tentò e ritentò anche nei giorni seguenti. Il dolore non passava. Pianse, e pian piano le sue lacrime ricoprirono il sassolino. Strano, il dolore iniziava ad attenuarsi. Cercò ancora di eliminarlo ma ormai faceva parte di lei.

Tra le maglie della rete, assieme ai pesci, un pescatore vide una conchiglia. La aprì e, meraviglia, si trovò tra le mani ruvide e callose una perla bellissima, rilucente. La girò e rigirò: perfetta!

I pescatori sanno che ogni perla ha una storia da raccontare e... l'accostò all'orecchio.

Ascoltando, ripensò alla sua vita. Quante tempeste aveva attraversato, quante solitudini, quanto dolore e rabbia e ribellione... Quante lacrime si erano mescolate alle gocce del mare! Ma proprio quelle lacrime erano riuscite a compiere il miracolo anche dentro di lui. Una perla frutto del dolore, della rinuncia, della pazienza, di quel "sassolino" che ti entra dentro e non riesci più a buttar fuori; una perla capace di donare luce a chi si avvicina...

Il pescatore guardò quel miracolo racchiuso nella mano, guardò la sua luce, alzò il viso al cielo terso e, limpido, sorrise.

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