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Lunedì, 16 Giugno 2014 13:09

Le perle di Giovanni Paolo II

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di Angelo Sceppacerca

Sempre in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, ma con ancora negli occhi le immagini della canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II (27 aprile), vogliamo offrire ai nostri lettori alcune perle del suo vastissimo magistero sulla famiglia e alcuni flash di personalità che non solo lo hanno conosciuto, ma che furono proprio da lui scelti e per lunghi anni sono stati suoi esperti collaboratori in Istituzioni accademiche sui temi della famiglia
 
La Familiaris Consortio attribuisce alla famiglia un ruolo di primissimo piano nella missione della Chiesa. “La futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla chiesa domestica” (FC 65). Questa dichiarazione è una autocitazione dal discorso tenuto all’Episcopato latino americano a Puebla il 28.1.1979.
“Chiesa santa di Dio, tu non puoi fare la tua missione, non puoi compiere la tua missione nel mondo, se non attraverso la famiglia e la sua missione”  (Discorso tenuto alle famiglie neocatecumenali, 30.12.1988).
“(Tra le numerose vie alla missione) la famiglia è la prima e la più importante” (Gratissimam Sane, 2.02.1994).
“(La pastorale delle famiglie) scelta prioritaria e cardine della nuova evangelizzazione… Ogni famiglia porta una luce e ogni famiglia è una luce! E’ una luce, un faro, che deve illuminare la strada della Chiesa e del mondo nel futuro … nella Chiesa e nella società questa è l’ora della famiglia. 
Essa è chiamata a un ruolo di primo piano nell’opera della nuova evangelizzazione” (Discorso al I Incontro Mondiale delle Famiglie, 8.10.1994, nn. 2 e 6).
“La famiglia resta una priorità e la più importante sollecitudine della vita e del ministero della Chiesa. Come va la famiglia, così va la Chiesa, e così va la società umana nel suo insieme” (Angelus, 5.10.1997).
Nella profonda visione teologica di Giovanni Paolo II, la famiglia trova la sua sorgente e il suo modello nella Trinità divina, come la Chiesa. “Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo. Un solo Dio, tre persone: un mistero insondabile. In questo mistero trova la sua sorgente la Chiesa, e trova la sua sorgente la famiglia, chiesa domestica” (Discorso al I Incontro Mondiale, Roma 8.10.1994, n. 1). 
“Il noi divino costituisce il modello eterno del noi umano; di quel noi innanzitutto che è formato dall’uomo e dalla donna, creati a immagine e somiglianza di Dio” (Gra­tis­simam sane, 2.2.1994, n. 6). 
“Nella Trinità si può intravedere il modello originario della famiglia umana. Come ho scritto nella Lettera alle famiglie, il Noi divino costituisce il modello eterno di quello specifico noi umano, costituito da un uomo e una donna che reciprocamente si donano in una comunione indissolubile e aperta alla vita” (Angelus 29.05.1994, n. 2). 
“L’immagine divina si realizza non soltanto nell’individuo, ma anche in quella singolare comunione di persone che è formata da un uomo e da una donna, uniti a tal punto nell’amore da diventare una sola carne. E’ scritto infatti: a immagine di Dio li creò; maschio e femmina li creò (Gen 1, 27)” (Messaggio per la giornata della pace 1994, n. 1).
Con la creazione dell’uomo e della donna e con la loro intima comunione risuona nella storia come un’eco della misteriosa vita intima di Dio stesso. “Si costituisce un primordiale sacramento, inteso quale segno che trasmette efficacemente nel mondo visibile il mistero invisibile nascosto in Dio dall’eternità. E’ questo il mistero della Verità e dell’Amore, il mistero della vita divina, alla quale l’uomo partecipa realmente” (Catechesi 20.02.1980, n. 3). 
Inoltre il legame coniugale uomo-donna è chiamato ad essere partecipazione ed espressione del rapporto di alleanza di Dio con il suo popolo. “La parola centrale della rivelazione, Dio ama il suo popolo, viene pronunciata anche attraverso le parole vive e concrete con cui l’uomo e la donna si dicono il loro amore coniugale. Il loro vincolo di amore diventa l’immagine e il simbolo dell’alleanza che unisce Dio e il suo popolo” (FC 12).
“I coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente dell’unità coniugale e sintesi viva e indissociabile del loro essere padre e madre” (FC 14). Proprio perché sono l’unità dei genitori fatta persona, i figli soffrono terribilmente per l’eventuale conflitto tra di essi e più ancora per la separazione e il divorzio. Essi “costituiscono il frutto dell’amore di un solo uomo e una sola donna” e “questo amore reclamano con tutte le fibre del loro essere” (Angelus 03.07.1994, n. 2).
 
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