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Lunedì, 29 Gennaio 2018 10:50

Eccomi, eccomi! La parola del Dio vicino

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di Madre Anna Maria Canopi osb

Iniziando, con l’aiuto di Dio, un altro ciclo di brevi meditazioni bibliche per questo nuovo anno, vorrei lasciarmi guidare da una sola parola, tanto breve quanto ricca di significato spirituale: “Eccomi!”. Essa esprime il sì della piena disponibilità alla volontà di Dio, il sì che fa dell’uomo un cooperatore di Dio nel compimento del disegno di salvezza, il sì della fede pura e fiduciosa. Al sì dell’obbedienza, l’“Eccomi” aggiunge una nota particolare: quella della prontezza, quasi dell’impazienza. Eccomi è la parola che pronunzia chi vive con l’orecchio sempre teso ad ascoltare la Parola di Dio, la sua voce che lo chiama, e al primo sussurro è pronto, già corre.

Il primo “Eccomi” nella Bibbia lo troviamo sulle labbra di Abramo, ma ancor prima dell’“Eccomi” dell’uomo di fede, c’è quello di Dio stesso. Ogni sì dell’uomo, infatti, è risposta ad una chiamata divina che precede; ogni desiderio dell’uomo è frutto di una ricerca di Dio, la fede stessa dell’uomo è dono di Dio.

All’inizio del nuovo anno ci soffermiamo, dunque, su questo “Eccomi” di Dio, affinché ci accompagni lungo il cammino, nello scorrere dei giorni lieti o tristi, sereni o piovosi, nell’avvicendarsi di angosce e speranze. 

Percorrendo le pagine bibliche, scopriamo che molte volte lungo la storia della salvezza Dio si fa sentire presente al suo popolo eletto, a tutti gli uomini, attraverso i suoi profeti, sulle cui labbra egli pone il suo messaggio. Tale messaggio si apre spesso con un “Eccomi” che risuona ora con un tono di rimprovero, ora con un accento di amorevole incoraggiamento, con una nota di tenerezza, sempre evidenziando la vicinanza di Dio all’uomo, il suo coinvolgimento nella vicenda umana, per richiamare, confortare, consolare.

Come all’inizio Dio creò l’universo con la sua Parola onnipotente e dal caos tenebroso fece emergere un cosmo splendente di bellezza, così, quando il caos torna a incombere per i disordini morali e le violenze provocate dall’uomo, egli ancora interviene con la sua Parola risanatrice. 

«Mi feci ricercare da chi non mi consultava, mi feci trovare da chi non mi cercava. Dissi: “Eccomi, eccomi” a una nazione che non invocava il mio nome» (Is 65, 1).

Israele sta vivendo una delle situazioni più tragiche della sua storia: il tempio è stato divorato dalle fiamme degli invasori ed è ridotto a un mucchio di macerie, il popolo esiliato è come una foglia avvizzita, come uno straccio immondo. In tanta desolazione Dio fa sentire la sua voce, pronunzia il suo “Eccomi”, si fa presente. E la sua presenza è sempre luce: per questo smaschera il male; la sua presenza è sempre fonte di gioia purissima, anche quando la via per giungervi è dolorosa, perché purificatrice. 

Il popolo si era allontanato dal suo Dio, compiendo ciò che è male ai suoi occhi; aveva abbandonato la via della vita e si era ritrovato in una regione di morte; aveva tradito l’alleanza e era diventato schiavo degli idoli, prigioniero in terra straniera. Là, piange e invoca aiuto.

L’aiuto divino non tarda a giungere. Ma come? Con una parola forte Dio pone il popolo di fronte ai suoi peccati, rende le persone consapevoli delle loro nefandezze, ricorda le loro ribellioni e ostinazioni. Tante volte egli aveva teso loro la mano, perché non cadessero nel peccato; aveva fatto sentire la sua voce per richiamarli, ma erano rimasti ciechi e sordi… 

Al popolo disperato Dio nega, dunque, la sua misericordia?

In realtà il Signore interviene con severità, perché il suo popolo si converta e torni a lui con tutto il cuore, senza più perdersi su vie che sono vicoli ciechi. Lui solo è il Signore e nutre pensieri di pace per il suo popolo, per l’intera umanità: dagli ardui sentieri della storia vuole condurre tutti ai pascoli della vita eterna. Infatti, dopo il rimprovero, ecco la cura paterna e paziente di Dio che sempre sa trovare un «piccolo resto», un punto positivo su cui far leva per salvare tutti: «Dice il Signore: “Come quando si trova succo in un grappolo, /si dice: Non distruggetelo, perché qui c’è una benedizione, /così io farò per amore dei miei servi, /per non distruggere ogni cosa”» (Is 65, 8).

La terra, diventata sterile a causa dell’infedeltà, ritorna a produrre frutti. Attraverso questo piccolo resto fedele, Dio rinnova tutto il popolo, tutta la creazione. Egli fa di nuovo udire la sua parola creatrice:

«Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, poiché si gioirà sempre di quello che sto per creare» (Is 65, 17-18).

Colui che si chiama “Eccomi”, il Signore che si rende presente e operante nella storia, crea sempre cose nuove di cui si può gioire, non ricordando più le tristezze del peccato, perché il peccato è distrutto dalla passione e morte di Cristo incarnatosi per la nostra salvezza. In lui l’uomo viene rinnovato, il cuore ritorna ad essere giovane, puro, capace di accogliere l’amore di Dio e di ricambiarlo.   

Signore Gesù, 

Tu sei l’«Eccomi»,

che previene il nostro grido;

Tu sei l’«Eccomi» del Padre,

che non più 

per bocca dei profeti,

ma per mezzo di Te, 

suo prediletto Figlio,

ricerca senza posa 

i suoi figli dispersi,

per riportarli 

nella sua santa dimora.

«Eccomi», dici

e unendo l’umana carne 

al tuo Spirito divino,

vieni tra noi per compiere

l’opera della salvezza.

«Eccomi!», dici

e ti offri per noi,

restituendoci l’innocenza

e con essa il gusto della vita,

la gioia di essere amati 

e di amare,

di essere pienamente 

pacificati

con il cielo e con la terra,

con ogni creatura,

perché Tu, o Eccomi, 

o Emmanuele, 

Dio-con-noi,

sei venuto 

a porre la tua tenda

per sempre 

in mezzo a noi.

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