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Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:47

Le lettere di febbraio 2015

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Gioiosi ricordi di una vita vissuta con impegno

Gentile don Mario Carrera, 
mi piace leggere la vostra rivista, comprese le lettere di lettori. Sono una persona anziana nato a Meduna di Livenza provincia di Treviso nell’ottobre del 1921. Sono in buona salute nonostante i miei novantaquattro anni, ho una memoria fortissima. […]. Nel tempo della seconda guerra mondiale, mi sono iscritto al reggimento Alpini Julia per combattere sul fronte russo. Fortunatamente sono uno dei pochi del mio paese ritornato salvo a casa. 
Ho camminato, la maggior parte, durante l'inverno con temperature che raggiungevano i -40 C. Il giorno del mio ritorno in Italia era 19 marzo 1943, giorno della festa di San Giuseppe. E per questo la mia gratitudine va a San Giuseppe, per il passaggio sicuro e durante la mia vita per tante altre cose: la mia devozione a San Giuseppe rimane per sempre. Nel 1949, sono emigrato in Canada con mia moglie Alma e ci siamo sistemati in Thunder Bay, in provincia di Ontario. Ho lavorato per tutta la mia vita come panettiere e pasticcere e con Alma abbiamo cresciuto i nostri due figli, Lidio ed Elena. […] Sarei grato se poteste ricordarci nelle vostre preghiere. 
Nicola Soldera 
Woodbridge, Ontario (Canada)
 
Caro e simpatico signor Nicola,
nella certezza che leggerà la risposta alla sua lettera, le assicuro una cordiale invocazione a Dio, padre della vita, e esprimo le mie congratulazioni e l’augurio più affettuoso di lunghi anni di vita così da testimoniare la sua fede in Dio e la fiducia in san Giuseppe che l’ha protetto nel fiore della sua giovinezza e le ha permesso di ritrovare i suoi parenti a casa e innamorarsi di Alma.
Immagino le sue sofferenze di ritorno dalla “campagna” di Russia, dove migliaia di giovani soldati hanno lasciato la vita sacrificando il loro futuro per la follia di una guerra nata dall’orgoglio e dalla presunzione.
Davanti a queste memorie siamo sollecitati, ogni giorno, a invocare da Dio il dono della pace, della saggezza e del dialogo per i popoli in conflitto.  Preghiamo che l’orgoglio accecante cessi di bagnare la terra con il sangue delle vittime e le lacrime degli orfani.
Gesù, autore della pace, per l’intercessione di san Giuseppe ci aiuti a vivere nella tranquillità e nella pace.

 

Capaci di guardare la morte in faccia

Gentilissimo don Mario, 
alcuni giorni fa ho ricevuto la cartolina di auguri di buon onomastico per mio marito Vincenzo e ho pensato allora di informarvi che mio marito è deceduto il 29 dicembre, la domenica della festa della Santa Famiglia. Stavamo partecipando alla Santa Messa trasmessa in televisione, quando al termine il sacerdote diede la benedizione mio marito diede l’ultimo respiro. Il “transito” fu sereno e tranquillo. Il 16 gennaio avrebbe compiuto gli anni. I figli avevano preparato tutto per festeggiare il giorno della sua nascita sulla terra, invece abbiamo festeggiato la nascita alla nuova vita. La liturgia del rito funebre l’ho preparata io il giorno prima del funerale e il sacerdote ha poi controllato se tutto andava bene. Io, i miei figli, le loro mogli e i nipoti abbiamo letto le letture e la preghiera dei fedeli. Prima della celebrazione il sacerdote ha ricordato mio marito dicendo che Vincenzo era un santo uomo e di pregare il Signore perché concedesse a ciascuno di noi di poter vivere una vita di fede come la sua. 
Dico queste cose non per vantarmi ma per rendere gloria a Dio per tutto quello che ci ha donato.  Con mio marito Vincenzo abbiamo lavorato in parrocchia nella liturgia, per gli incontri matrimoniali e altri ministeri e soprattutto per l’educazione nella fede ai miei figli.[…] Vincenzo è stato accudito da me in casa fino alla fine dei suoi giorni, anni pesanti, giorni difficili affrontati con la fede e la fiducia nel Signore che ci invita ad avere fede in Lui, a pregare incessantemente perché la preghiera fatta con fede smuove le montagne. Ora vivo sola, ma il mio amato Vincenzo è sempre con me, ci parlo e gli dico tutto quello che faccio e nella fede che abbiamo condiviso. Metto tutti i miei cari sotto la protezione di San Giuseppe. Con affetto e stima la saluto.
Anna Maria Caporale 
St. Leonard, Quebec, Canada
Cara Anna Maria,
leggendo la sua lettera, il primo sentimento è stato la lode a Dio che suscita nel cuore delle persone dei sentimenti così nobili sorretti da una fede che non si piega al soffiare dei venti gelidi della vita, ma con nobiltà d’animo testimonia un ammirevole spirito di fede.
In un clima diffuso di paura e di premurosi scongiuri quando si parla della morte, la sua lettera apre il cuore alla speranza.
In occasione delle morte del nonno, un bambino mi chiedeva che volto avesse la morte. Gli risposi che «La morte non ha una faccia, ma di volta in volta ha la faccia della persona che muore. In quel giorno aveva il volto del nonno». Il volto di Vincenzo, pur nel freddo della morte era la crisalide da cui era uscita l’anima colorata di meriti e calda di amore. La riforma liturgica, dopo il Concilio Vaticano II, ha privilegiato l’aspetto gioioso della vita eterna e, con la luce con i colori dell’alba, colori caldi che hanno accompagnato Gesù risorto al mattino di Pasqua.
È comprensibile il senso di vuoto ma Dio lo lascia aperto così da aiutarci a conservare una reciproca comunione che si alimenta con la preghiera e con un affetto non cancellato ma trasformato.
Grazie della sua testimonianza e Dio con l’aiuto di san Giuseppe, mantenga questa gioiosa presenza e la voglia di testimoniarla.
Buona Quaresima anche alla sua cara famiglia. Mi permetto di suggerirle di continuare la lettura degli articoli della nostra rivista, non soltanto per non dimenticare la lingua italiana, ma soprattutto a sostegno della speranza cristiana.

 

Silenzioso, umile, nascosto e prezioso servizio alle parrocchie

Reverendo don Mario,
sono da tempo abbonata a “La Santa Crociata” che stimo e apprezzo tanto per la sua validità ed eleganza della stampa. Complimenti!
La leggo con tanto piacere, essendo devotissima di San Giuseppe, che onoro ogni giorno. Vi ho inviato un’offerta per la celebrazione di Sante Messe in suffragio di Mons. Lino Magenes, mio direttore spirituale da una vita. Ho vissuto direttamente con lui per cinquantatré anni e desidero tanto che sia iscritto nell’elenco dei defunti della “nostra” famiglia di San Giuseppe. Don Lino era una preziosa guida spirituale, un sacerdote davvero entusiasta del suo Ministero, che esercitava con tanta vitalità, portando tante persone alla vita consacrata, religiosa e laica. Don Lino è deceduto il 4 ottobre e, se possibile, desidererei che le sante messe fossero celebrate il giorno 4 di ogni mese, per un anno, però sono certa che il signore non tiene un calendario e non c’è bisogno di ricordargli ciò che ci sta a cuore. La ringrazio vivamente anche per i commoventi ricordi per ogni mio onomastico: è una gioia che si rinnova sempre. Con squisita riconoscenza, saluto. 
Anna Biancardi 
Muzza di Cornegliano Laudenze,
Lodi
 
Stimata e cara signora Anna,
con simpatia e gratitudine per la sua generosa bontà, anche a nome della comunità ecclesiale della diocesi di Lodi, mi permetto un sentito ringraziamento  per il bene svolto nella sua terra. Cara Anna, la comunità ecclesiale ha beneficiato dell’attività sacerdotale di mons. Lino Magenes; egli, indubbiamente, ha potuto iniziare e compiere tante attività anche per la sua preziosa collaborazione.  Don Lino ha seminato in tante persone l’abbondanza della grazia divina che ancora oggi sta  fruttificando in santità in molte anime.  
Le collaboratrici dei sacerdoti nella parrocchia sono una sorgente di benedizioni. Il nostro confratello, il venerabile mons. Aurelio Bacciarini, durante il suo ministero episcopale nella diocesi svizzera di Lugano, aveva intuito la necessità di aggregare alcune persone perché fossero al servizio dei parroci e delle parrocchie. Nel 1926, precorrendo i tempi, fondò l’istituto secolare “Compagnia di santa Teresa”.
 Questa qualità di servizio ecclesiale, che un giorno poteva sembrare di “serra”, limitandosi ad addobbare i fiori sull’altare o solo a pulire la chiesa, oggi è aperta alla periferia con i poveri da soccorrere e gli ammalati da visitare; insomma svolgere quelle opere di misericordia che la nostra abituale mancanza di tempo ci fa dimenticare.
Gentile Anna, le assicuro di portare nel cuore delle nostre preghiere non solo tutti i sacerdoti, ma anche le collaboratrici che prestano la loro attività nelle case parrocchiali e le tante mamme e sorelle,  che stanno generosamente accanto al figlio o al fratello sacerdote, aiutandoli a moltiplicare il tempo da dedicare al loro ministero.
 Augurandole buona salute fisica e spirituale, l’affido alla protezione di san Giuseppe.
 
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