Scegliere questo invece di quello: è sempre difficile capire quale strada prendere, ma soprattutto da giovani a volte sembra quasi impraticabile. Imboccare una via piuttosto che un’altra significa rinunciare a una possibilità, mettersela alle spalle: lo può fare soltanto chi possiede una scala di valori capace di indirizzarlo verso la soluzione giusta.
Questa bellissima espressione ha un’origine strettamente biblica. Voi tutti ricorderete che, quando Giacobbe, dopo avere rubato la benedizione al fratello Esaù, fugge da lui, temendone l’ira, arriva in un luogo, dove si addormenta, usando come guanciale una pietra; lì fa il suo famoso sogno, nel quale vede il cielo aperto, e gli angeli di Dio salire e scendere su una scala che dal cielo poggia proprio nel luogo dove lui stava. Svegliatosi, dice: «Quanto è terribile questo luogo. Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gn 28, 17).
Vorrei fermarmi brevemente, subito, solo su due verbi del testo «crediamo» e «sappiamo». Sono due cose diverse: «Credere» abbraccia tutto lo slancio di chi si abbandona nella forza di Dio anche nell'oscurità, convinto che sotto l’aridità dei granelli di sabbia, che i passi stanchi smuovono, fiorisce il fiume d’acqua viva che zampilla sino alla vita eterna.
Nelle nostre chiese il Tabernacolo è quella specie di contenitore, generalmente di oro o altro materiale nobile, nel quale sono poste le pissidi piene delle Ostie consacrate, posto o sull’altare maggiore, secondo l’uso antico, oppure in una cappella laterale, con una lampada sempre accesa davanti; è il luogo più santo dell’edificio, perché ivi è il Signore stesso nell’Eucaristia, la sua “presenza reale”, come si dice precisamente.