«Con il suo lavoro e con il suo ingegno l’uomo ha cercato sempre di sviluppare la propria vita, ma… molti beni, che un tempo l’uomo si aspettava dalle forze superiori, oggi se li procura con la sua iniziativa e con le sue forze» (n. 33). Affrontando il tema dell’attività umana, la costituzione conciliare Gaudium et Spes sottolinea la presenza di una contrapposizione nel modo di concepire e vivere il lavoro che, nell’età contemporanea, si è venuta accentuando e radicalizzando; una contrapposizione che richiama da vicino la dolorosa realtà del peccato originale.
Un ulteriore aiuto per riconoscere la verità del desiderio è dato dal confronto con la Parola di Dio e le vite dei santi. Il desiderio spirituale viene solitamente presentato come caratterizzato da una sobrietà di fondo, esso mira all’essenziale, come insegnano la sapienza biblica (cfr Pr 30,7-9) e gli esempi concreti della vita spirituale.
Possiamo contemplare la scena, mentre recitiamo le “Ave Maria”: qui è vedere come il Signore è prostrato a terra, e supplica il Padre di avere misericordia dei suoi discepoli, che stanno per abbandonarlo, e di tutto il mondo, che non lo ha accolto. Si adempiono qui le parole del Salmo: “Mi angustiavo come per l’amico, per il fratello; come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore”; e noi sappiamo che Gesù ha chiamato fratello, sorella e madre coloro che fanno la volontà del Padre suo: e compiere la volontà del Padre è credere a Colui che Egli ha mandato.