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1 ottobre

Santa Teresa di Gesù Bambino carmelitana (1873-1897), dottore della Chiesa

La "santa del sorriso", che "si era offerta a Gesù Bambino per essere il suo trastullo, una pallina di nessun valore, da poter buttare per terra, da spingere col piede, lasciare in un canto", fu presa in parola. Marie Françoise Thérèse Martin, giovane di trasparente bellezza, orfana di madre a quattro anni, cresciuta ad Alençon accanto a un padre affettuoso e buono, all'età di quindici anni poté entrare per indulto speciale nel Carmelo di Lisieux, dove già due sorelle l'avevano preceduta e la terza l'avrebbe seguita. Nei nove anni di vita claustrale Teresa lasciò un segno profondo, offrendo al mondo cristiano la sorprendente immagine di una giovane monaca che pur relegata nella stretta clausura del Carmelo visse immersa nella vita ecclesiale, tanto da essere dichiarata nel 1927, a due anni dalla canonizzazione, patrona delle Missioni con san Francesco Saverio, e nel 1944 co-patrona della Francia accanto alla battagliera santa Giovanna d'Arco.

«L’Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia» 

di Andrea Ciucci

Un’amicizia si consacra a tavola. Sedere insieme a mensa è infatti uno dei gesti di comunione più grandi e potenti che esistono. Lo sapevano, e lo sanno tutt’ora, gli ebrei, che ricordano con una grande cena la Pasqua di liberazione che prelude alla Alleanza fra Dio e il suo popolo. Lo sapeva bene Gesù che scelse l’ultima cena per offrire ai suoi amici parole e segni per ricordarlo e per consacrare per sempre con il suo corpo e il suo sangue la nuova e definitiva alleanza.
Per questo motivo l’Eucaristia è il vertice della vita cristiana, il gesto più importante che i cristiani compiono ogni domenica, radunandosi tutti insieme per ricordare la Pasqua di Gesù e rinnovare l’unico sacrificio da lui compiuto sulla croce.

I sentimenti sono invece umili per loro natura, essi riportano la persona a contatto con la terra che la costituisce e la rendono umile quando li accoglie, consentendo di vivere una spiritualità incarnata.

di Giovanni Cucci

Quando il mondo dei desideri non trova spazio nella vita interiore si è facilmente esposti al volontarismo, all’adempimento anche preciso e puntuale dei propri impegni, ma solamente in forza del dovere, incapaci però di godere della propria vita e dunque di essere contenti. È la prospettiva puramente legale del divieto; oltre alla paura, questo atteggiamento può illudersi di comunicare una visione seria ed efficiente dell’esistenza, dove non c’è spazio per il gratuito, il piacere di dedicarsi a qualcosa semplicemente perché “è bello”. 

di Gianni Gennari

Riprendo la riflessione sul mistero del morire. La morte è vero “mistero”, come del resto anche la vita, e se non si trova un senso alla morte anche la vita rischia di perdere il suo…
Cosa è “il” morire? Una fine ed un fine, abbiamo detto: nella tradizione cristiana una pena, ma anche un traguardo verso una realtà “altra”. Un castigo del peccato, annunciato nel libro della Genesi (cap. 3) ma anche “sorella” e oggetto del desiderio di fratelli e sorelle che noi chiamiamo Santi: “Desidero essere sciolto, ed essere con Cristo!” (Fil. 1, 23).