«Esultino nel loro re i figli di Sion» (Sal 149, 2): così la Chiesa, nuova Sion, esorta i suoi figli ad esultare in Gesù, vero re di gloria. Il re, infatti, secondo la concezione biblica, così diversa da quella occidentale, non è uno che sta “sopra” per dominare, ma uno che è posto “sotto” il popolo, per prendersene carico, sollevarlo e guidarlo: solo in questo senso Dio lo pone “sopra”, sulle sue spalle, come il pastore fa con la pecorella. È per questo che l’espressione “re” equivale al nome di “pastore”, e così i termini “buon pastore” e “buon re” sono equivalenti. è re perché regge, cioè sostiene, ed è pastore perché guida: potete pensare a quante volte troviamo nella Scrittura che Egli sostiene nella prova, guida il suo gregge e raduna i dispersi, risana le pecore ferite e ha cura di quelle forti, e non finirete mai.
L’anno dedicato alla famiglia nel quinto anniversario di Amoris Laetitia è stato indetto da papa Francesco il 27 dicembre 2020, per far maturare i frutti dell’esortazione apostolica post-sinodale e rendere la Chiesa più prossima alle famiglie nel mondo, messe alla prova in quest’ultimo anno dalla pandemia. Tale anno si concluderà il 26 giugno 2022, con il decimo Incontro mondiale delle famiglie. Le riflessioni che matureranno saranno messe a disposizione delle comunità ecclesiali e delle famiglie, per accompagnarle nel loro cammino.
«L’alleanza dell’uomo e della donna, che avvolge la storia e la condizione umana – spiega Pierangelo Sequeri, Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II – fa perno sulla famiglia, ma va oltre la sua grammatica familiare: la vocazione cristiana è quella di portare questa alleanza nei luoghi della politica, dell’economia, del diritto, della cura e della cultura».
Un tempo preghiera di tutta la famiglia, nel post Concilio una certa intellighenzia cattolica lo voleva soppresso; oggi, anche grazie a Giovanni Paolo II, il Rosario si è preso una bella rivincita
Annoia perché preghiera ripetitiva? Meglio la preghiera spontanea? Ma bisognerebbe fare una distinzione fra “recitare” e “pregare”: si parte dal recitare e si finisce per pregare: recitare è la manifestazione esteriore della preghiera, pregare è l’atteggiamento interiore, dello spirito che cerca la comunione con Dio.