Povertà che educa e al tempo stesso che provoca e dà scandalo come la visse frate Francesco, e la Santa Famiglia di Nazareth. Nel precedente articolo (gennaio 2013), parlando del Poverello d’Assisi, si è detto che i poveri interrogano la Chiesa. Ora ascoltiamo la risposta che a questo interrogativo dei poveri dà la Chiesa, oggi, con l’esempio e con le parole dei suoi ministri, dai più titolati agli ultimi nella scala gerarchica, i preti “in cura d’anime”, appunto chi condivide in loco povertà e speranze del popolo, per cui il pastore sente, come dice il Papa Francesco, l’odore delle sue pecore.
A che punto siamo? A «Credo nello Spirito Santo». Riassumo: Dio avanti a noi nell’eternità è il Padre. Dio con noi (Emanuele) nella storia, che dopo aver vissuto la nostra vita nella sua, subito la nostra morte e anticipato nella Resurrezione ciò che è promesso e donato a noi nella vita eterna è andato a prepararci un posto «dove è anche Lui» ( Gv. 14,3) è il Figlio, Verbo eterno e Gesù di Nazareth, figlio anche di Maria, anche madre nostra. Mancava ancora lo Spirito…
Ma lo Spirito non solo «è Signore», ma anche «dà la vita». Esso già nella prefigurazione del Primo Testamento «aleggiava sulle acque» del caos iniziale ed era «ruàh», soffio vitale di ogni creatura viva, ma nella pienezza della Rivelazione che è dono di Dio stesso nei secoli, evocata per. esempio all’inizio della Lettera agli Ebrei, c’è la definitiva donazione misteriosa di questo Spirito stesso, creatore ed animatore totale. Esso appare come la presenza di Dio che feconda il grembo di Maria e che poi, un poi che i Vangeli ci raccontano tutto, è donato da Gesù stesso come «avvocato» e «con-solatore», cioè Colui che fa sì che noi non siamo mai soli. Gesù l’ha promesso a quei poverini, peccatori stralunati, meravigliati della sua storia e delle vicende che dopo quella “Cena”, l’ultima, l’avevano turbinosamente seguita in 43 giorni, fino al momento in cui i loro occhi lo avevano visto svanire mentre una voce dall’alto li esortava a non “stare a guardare il cielo”, ma ad andare verso il mondo, verso i fratelli…
100 anni della "Santa Crociata in onore di San Giuseppe"
di Mario Carrera
Può capitare che nel commemorare un avvenimento lontano stia in agguato la tentazione di accontentarsi del compiacimento, come avvenne per il mitico Narciso che amava rispecchiarsi in uno stagno d’acqua. Per non lasciarsi imprigionare da questa tentazione, è necessario guardare il futuro tenendo d’occhio il binario dei valori e la forza del coinvolgimento appassionato, imitando così chi è riuscito a costruire un bel passato degno appunto di essere commemorato con particolare solennità.
Il primo elemento è ritrovare la fonte genuina dei valori che hanno dato inizio alla pubblicazione de «La Santa Crociata in onore di san Giuseppe».