San Giuseppe ci è maestro non tanto per le parole che non ha pronunciato, ma per l’ascolto che sa dare alle nostre parole e alle nostre richieste.
Il suo silenzio, l’abbiamo detto tante volte, non è mutismo, ma è un silenzio illuminato da irradiazioni con tante sfaccettature che riflettono colori luminosi, quasi indicazioni di strade da percorrere per camminare nel giusto sentiero della santità, pienezza di beatitudine evangelica.
Il cammino dell’Esodo del popolo ebraico dalla schiavitù dell’Egitto alla terra promessa, l’ha compiuto anche la santa Famiglia.
All’inizio di questo appuntamento un cordiale saluto a tutti: alle ascoltatrice e agli ascoltatori, a chi ci ascolta in casa o per strada tornando dal lavoro, a chi sta preparando la cena, ma, in particolare modo, a chi è afflitto dalle molte contrarietà, avversità che partono dalla cattiva salute, dai disagi interiori delle depressione, dai problemi economici, dalla disoccupazione e anche da un buio orizzonte che genera insofferenza nei confronti della stessa vita.
Allora un saluto particolarmente cordiale a chi è arrabbiato con l’esistenza stessa, per chi ancora non ha trovato un motivo forte e valido per vivere. Un ideale abbraccio a chi si sente inutile, solo, a chi è senza amici.
Invochiamo san Giuseppe, lui ha vissuto la sua esistenza accanto a Gesù come «ombra del Padre», il Padre eterno che dall’eternità lo aveva scelto per essere il suo sostituto umano nella crescita di Gesù in una storia dell’umanità che si fa storia di salvezza.
Prendiamo dalle grandi riserve di spiritualità lasciate dal patrimonio dei santi quelli famosi e quelle persone semplici e generose che forse abbiamo conosciuto nella nostra vita, come sono stati tanti nostri parenti virtuosi e onesti, e facciamo riecheggiare nel nostro spirito una preghiera per le nostre famiglie, affinché siano il riflesso della famiglia di Nazareth; quella luce che illumina interiormente il percorso dell’anima.