Il 25 gennaio 1959, a soli tre mesi dalla sua elezione al soglio pontificio, Giovanni XXIII indice il Concilio Ecumenico Vaticano II. Da dove ha egli attinto il coraggio per affrontare così “pacatamente”, ma decisamente tanto colossale impresa?
Egli ci apre “una finestra nel suo cuore” nella Lettera Apostolica “Le voci”, scritta il 19 marzo 1961, nella quale porge a san Giuseppe, “attraverso le voci e i documenti dei nostri immediati antecessori dell’ultimo secolo, da Pio XI a Pio XII, un serto di onore, in eco alle testimonianze di affettuosa venerazione, che ormai si sollevano da tutte le nazioni cattoliche e da tutte le regioni missionarie”.
Per comprendere il senso che aveva, e in parte ha ancora, nel calendario la Quaresima bisogna rimettere un po’ indietro l’orologio, nel tempo in cui questo periodo era, per molta gente, il tempo peggiore dell'anno dal punto di vista della tavola, della salute, dei disagi e della sopravvivenza.
Il freddo, combattuto col focolare, gli scaldini, i bracieri, incrudiva in questa stagione, mettendo a dura prova il fisico. Le provviste alimentari, di chi doveva vivere dei prodotti della terra, cominciavano a scarseggiare: grano, vino, carne salata, frutta conservata, marmellate... di tutto si arrivava presto a grattare il fondo e spesso si cominciava a sentire la fame.
Anche il pollaio diceva di no: non si poteva distruggere la possibilità delle covate primaverili mangiando le galline, o usando le uova che a gennaio tornavano nei covi. Anche i conigli dovevano essere lasciati per la riproduzione.