Nel percorso di catechesi sulla famiglia, oggi prendiamo direttamente ispirazione dall’episodio narrato dall’evangelista Luca, che abbiamo appena ascoltato (cfr Lc 7,11-15). E’ una scena molto commovente, che ci mostra la compassione di Gesù per chi soffre – in questo caso una vedova che ha perso l’unico figlio – e ci mostra anche la potenza di Gesù sulla morte. La morte è un’esperienza che riguarda tutte le famiglie, senza eccezione alcuna. Fa parte della vita; eppure, quando tocca gli affetti familiari, la morte non riesce mai ad apparirci naturale. Per i genitori, sopravvivere ai propri figli è qualcosa di particolarmente straziante, che contraddice la natura elementare dei rapporti che danno senso alla famiglia stessa. La perdita di un figlio o di una figlia è come se fermasse il tempo: si apre una voragine che inghiotte il passato e anche il futuro.
Il vento della preghiera riaccende la luce della grazia e della comunione con Dio. La vita eterna è «l’attimo di amore senza fine». È un attimo infinito in cui Dio ci avvolge con il suo abbraccio di amore. Nel linguaggio umano dobbiamo ricorrere all’esperienza dei nostri occhi quando guardano la tenerezza di due innamorati, o come un bambino attaccato al seno della madre che fissa i suoi occhietti negli occhi della madre per avere oltre al latte il conforto del suo sorriso e della sua benevolenza. Il catechismo della Chiesa cattolica afferma che il Purgatorio non è tanto un luogo, ma una condizione di fremente nostalgia nel possedere in pienezza quella luce che momentaneamente abbiamo perso a causa della nostra fragilità e dei nostri peccati. Il nostro rapporto con i defunti non cessa al momento della loro morte, ma il sacramento del battesimo, che ci unisce a Cristo risorto, mantiene saldi questi vincoli di comunione. Il nostro amore per i nostri cari defunti va oltre la barriera del tempo. Il nostro cammino di conversione, di preghiera, di digiuni e di opere buone a vantaggio dei nostri fratelli e sorelle bisognose, è come un vento che soffia sul fuoco dell’amore di Dio che abbraccia e riscalda i nostri cari defunti e permette loro di partecipare alla gioia della luce divina.
Un “nuovo passo”, per un “accompagnamento differenziato” delle famiglie, particolarmente quelle ferite e fragili, tramite un “discernimento prudente e misericordioso” e “la capacità di cogliere nel concreto la diversità delle singole situazioni”. È l’Instrumentum laboris per la XIV Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi, reso pubblico recentemente. Il testo è frutto della “Relatio Synodi” - di cui ampie parti vengono confermate - integrata dalle 99 risposte ai “Lineamenta”, oltre alle 359 osservazioni “inviate liberamente da diocesi e parrocchie, associazioni ecclesiali e gruppi spontanei di fedeli, movimenti e organizzazioni civili, numerose famiglie e singoli credenti”, come ha spiegato il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, presentando il documento ai giornalisti. “Per la Chiesa si tratta di partire dalle situazioni concrete delle famiglie di oggi, tutte bisognose di misericordia, cominciando da quelle più sofferenti”, si legge nel testo, che si articola in tre parti: l’ascolto delle sfide sulla famiglia, il discernimento della sua vocazione, la riflessione sulla sua missione.