Anche la pratica religiosa riscontra una tendenza all’oblio della morte. Si pensi alla disattenzione nella predicazione e nella catechesi alle tematiche legate ai «novissimi» (morte/giudizio, inferno/paradiso). Una preghiera latina, mai tradotta in italiano, un tempo molto diffusa diceva: a repentina et improvisa morte libera nos domine. Tale orazione mostra la differenza di mentalità circa la maniera di considerare la morte.
Negare il pensiero della propria morte pone gravi interrogativi all’uomo e al filosofo: nell’evento-morte, infatti, non solo l’individuo deve rinunciare al suo anelito di vita, ma la stessa pienezza dello Spirito Assoluto viene a incrinarsi.
La morte si presenta come un problema scomodo ma nello stesso tempo inevitabile, che inquieta e insieme affascina: basti pensare alla sua presenza in film, musiche, romanzi. La morte in versione fantasy attrae in maniera speciale il pubblico giovanile odierno: ne fanno testo le rappresentazioni e narrazioni legate all’al di là, al vampirismo, o all’horror. Per fare un esempio, tra i molti possibili, il romanzo Twilight, di S. Meyer (il primo di una serie di quattro, tutti coronati da un grande successo editoriale), che narra la storia d’amore tra una ragazza e un ragazzo/vampiro, aveva venduto più di 17 milioni di copie al momento della sua resa cinematografica (2008), contribuendo ulteriormente alla sua diffusione e popolarità.
Lo stesso grande angelo,
colui che già una volta l'annuncio della nascita le aveva consegnato,
era là, in attesa che levasse a lui lo sguardo, e disse:
"E tempo ora che tu appaia".
Cos'altro poteva se non essere fiera
di lui, che abbelliva ciò che in lei era più semplice?
Non fu la notte stessa - la solenne, viva, immensa -
come fuori di sé quand'egli apparve?
E quella volta che si era perduto, non si era concluso
tutto in gloria per lui, come mai s'era sentito?
Non avevano i più saggi le orecchie
scambiato con la bocca? E non era la casa
come nuova di fronte alla sua voce? Ah,
centinaia di volte, certamente,
dal fare risplendere la gioia s'era trattenuta,
quella che da lui le proveniva.
Lo seguiva, e ne provava stupore.
Ma là, a quel banchetto di nozze,
quando all'improvviso mancò il vino, -
lo guardò e lo pregò che desse un segno
e non capì che lui non lo voleva.
E poi lo fece. Lo capì più tardi,
come l'aveva spinto lei sul suo cammino:
era l'uomo, ora, dei miracoli,
e l'offerta cruenta era decisa,
inarrestabile. Sì: era scritto.
Ma era preparata fin da allora?
Lei: lei l'aveva fino a qui sospinto
nella cecità della propria leggerezza.
Attorno alla tavola ricolma di frutti e di verdure
divideva con gli altri la sua gioia, e non capiva
che l'acqua, là dove sgorgano le lacrime,
s'era per lei mutata in sangue, con il vino.
Questi, loro che senza respiro ancora
fuggivano attraverso la strage dei bambini;
oh, come inavvertitamente erano cresciuti
sulla via del loro andare.
Non appena dileguava, nel voltarsi con terrore indietro,
l'assillo della loro paura,
già traevano sul loro grigio
mulo intere città verso il pericolo;
e quando, piccoli nella regione immensa,
- un niente, quasi -i forti templi avvicinavano,
s'infrangevano gli idoli, tutti, come smascherati,
e smarrivano completamente la ragione.
E' concepibile che per il loro andare
ciascuno avesse in sé una rabbia così cieca?
Cominciarono a turbarsi di se stessi -
solo il bimbo riposava in una pace indicibile.
Pure, dovettero per poco
rassegnarsi. Poi passò -
vedi: l'albero, silenzioso sopra loro,
si protendeva adesso come un servo:
s'inchinava. Lo stesso albero
le cui fronde ai morti faraoni
per l'eterno serbano la fronte,
s'inchinava. Sentiva nuove corone
fiorire. E sostavano loro come in sogno.
Non avessi tu il candore, come potrebbe
accadere a te ciò che rischiara ora la notte?
Guarda il Dio dell'ira sopra i popoli
si fa mite, e viene in te nel mondo.
Più grande te l'eri immaginato?
Cos'è la grandezza?
Obliquamente attraverso ogni misura -
e tutte in sé le annulla
- corre in linea retta il suo destino.
Una via così non l'ha neanche una stella.
Vedi, questi re sono grandi,
ed innanzi al tuo grembo a te trascinano
tesori, quelli che ritengono i più grandi,
e tu stupisci forse a questi doni -:
ma guarda, tra le falde del tuo panno,
come ora lui sul tutto passa oltre.
Tutta l'ambra che lontano, in mare, si trasporta,
ogni gioia d'oro e quell'acreo aroma che bruciando
si disperde nei sensi e si consuma:
di fulminea brevità fu tutto questo,
e alla fine solo fu rimpianto.
Ma (lo vedrai): Egli dà gioia.
Ancora le era facile l'andare, al principio,
ma nella salita a volte lo avvertiva
il suo corpo miracoloso -
e si fermava, allora, respirando,
sugli alti monti di Giuda.
E l'angelo parlava, dandosi da fare
attorno all'uomo - e lui serrava i pugni:
«Ma tu non vedi, no, che in ogni piega
fredda è lei come divina alba ......
Eppure, l'altro a lui guardava, scuro,
e solo ripeteva: "Cosa l'ha così cambiata?.
Gridò l'angelo allora: "Falegname,
ma non t'accorgi - non ancora -
che il Signore Dio vi mette mano?
Perché sai fare tavole, davvero nella tua fierezza
vorresti tu chiamare a discolparsi
lui che dallo stesso legno, inavvertito,
fa che le foglie spuntino, che le gemme gonfino?».
Capì. E quando levò all'angelo
il suo sguardo, intimorito già com'era giusto,
questi era lontano. Tolse, allora,
lentamente il grosso suo berretto. E cantò lodi.
di Rainer Maria Rilke
Non perché l'angelo entrò lei provò timore.
Come pochi altri, quando un raggio di sole o della luna, nella notte, nella loro stanza compie la sua opera, sobbalzano -, così è accaduto a lei per la figura dell’angelo, che si presentò: non pensava quanto fosse così difficile anche per l’angelo presentarsi senza intimorire.
Non perché entrò, ma perché vicino, l'angelo curvò verso di lei un viso di giovinetto; perché lo sguardo di lui e il suo che in su rispose s'incrociarono come se tutto fosse vuoto intorno a loro, e ciò che milioni d'altri sguardi hanno cercato, raggiunto, sopportato in loro fosse penetrato: solo lei e lui; guardare e guardato, occhio e gioia dell'occhio in nessun altro luogo se non qui -; vedi, questo dà timore. Ed entrambi provarono timore.
Allora l'angelo cantò la propria melodia.