Guardate in alto, uomini. Uomini là, vicino al fuoco, voi che il cielo stellato conoscete e le stelle comprendete - qui, qui! Guardate: sono una nuova già nascente stella. Tutto il mio essere arde - e con forza tale risplende, così indicibilmente è luce piena, che il profondo firmamento non è più per me abbastanza. Lasciate ch'entri il mio splendore nella vostra esistenza: oh, gli oscuri sguardi, i cuori oscuri - notturni destini che vi colmano. Pastori, come sola sono io dentro di voi. Per me uno spazio all'improvviso esiste. Non stupite: il grande albero del pane lasciò cadere un'ombra. Sì, l'opera fu mia. Voi coraggiosi, oh, se sapeste come sul vostro contemplante volto il futuro ora risplende. In questa forte luce molte cose potranno accadere. A voi lo confido, perché siete discreti: a voi che con intensità credete tutto parla in questo luogo. La calura parla, la pioggia, la migrante schiera degli uccelli, il vento e ciò che siete, nulla predomina né cresce intorno a un vano scopo, nutrendosi di sé soltanto. Non trattenete voi le cose dentro il petto, in chiuso spazio, per tormentarle. Come trova il Suo desiderio attraverso un angelo lo sbocco, così urge in voi ciò che è terrestre. E se un roveto ha dato fiamme all'improvviso, ancora potrebbe da esso l'Eterno chiamarvi - i Cherubini,quando vollero accanto al vostro gregge andare oltre, non riuscirono a meravigliarvi: sul vostro stesso viso vi prostraste, pregaste e diceste che questa era la terra.E così era. Ed ora accadrà una cosa nuova, e per essa il cerchio della terra crescerà lottando. Ma per noi, cos'è un roseto: Dio nel grembo d'una vergine se stesso riconosce. Io sono il chiarore dall'intimo di lei che vi accompagna.
La Natività di Maria, opera iniziata da Baccio Bandinelli e terminata da Raffaello da Montelupo, è uno degli otto rilievi illustranti la Vita di Maria che, unitamente al rilievo con il Trasporto della Santa Casa, arricchiscono la parte esterna della Santa Casa, sotto la grande cupola del Santuario di Loreto. Tale prezioso rivestimento di marmo bianco, ideato da Donato Bramante, fu realizzato nel corso del 1500 e vi lavorarono i più importanti scultori dell’epoca.
Oltre a questi grandi rilievi, l’insieme è completato da 20 statue, entro nicchie, e decorazioni con putti, festoni, stemmi e teste di leone. Le quattro porte bronzee che immettono all’interno sono ornate da bassorilievi bronzei, anch’essi del 1500 e di pregevolissima fattura.
La scena della Natività di Maria è ambientata in un interno signorile. Sul lato sinistro, dominato da un grande caminetto nel fondo, una donna con in braccio Maria si sta accingendo a lavarla entro un bacile, assistita da due donne. San Gioacchino è in parte celato da un tramezzo che divide la scena da quella successiva: la camera da letto con un grande giaciglio a baldacchino. Sant’Anna è sul letto, sdraiata ma con il busto sollevato, attorniata da tre donne, una delle quale ha in braccio un bambino. Un altro bimbo gioca ai piedi del letto con un cagnolino.
Le vesti, i panneggi, la nudità dei bambini, l’ambientazione, i gesti misurati ed eleganti: tutto corrisponde ad una visione artistica di nobile classicismo.
Rainer Maria Rilke (Praga, 1875 – Les Planches in Svizzera, 1926), è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo di lingua tedesca, infatti all’epoca Praga era parte nell’Impero Austro-Ungarico. Seguire la sua biografia è complicato, infatti, se ci si immagina un poeta e scrittore chiuso a meditare nelle sue stanze, la vita di Rilke suggerisce l’opposto. La sua vita è stata un continuo andare e venire per l’Europa, senza contare i viaggi in Africa. Ha studiato - seguendo studi prima all’accademia militare poi in economia e commercio, giurisprudenza, filosofia, storia dell’arte e lettere - a Praga, a Linz in Austria, a Monaco di Baviera e a Berlino in Germania ed in altre località. Le sue prime poesie risalgono al 1884, quando aveva solo 9 anni, sui banchi di scuola. Nel 1893 furono pubblicate sia la sua prima opera in prosa, Feder und Schwert. Ein Dialog (Penna e spada. Un dialogo), sia la prima raccolta poetica, Lautenlieder I-IV (Canzoni del Liuto). Rilke iniziava così a farsi conoscere ed è a questo punto che sono iniziati i suoi numerosissimi viaggi soggiorno, che non ebbero tregua neppure quando si sposò ed ebbe una bambina. Spesso la moglie lo seguiva, altre volte lasciava che egli peregrinasse solitario. Non c’è da meravigliarsi se i due si siano consensualmente separati nel 1911.
Saltando innumerevoli “passaggi” ricordiamo solo alcune tappe salienti del suo vagabondare, sottolineando che quasi sempre i soggiorni si ripetevano negli anni. Viveva dei diritti d’autore e di emolumenti per conferenze e per traduzioni, conosceva infatti perfettamente anche il francese. Spesso era ospite di famiglie nobili.
È stato in Russia dove ha conosciuto Lev Tolstoj e Leonid Pasternak. È vissuto in Francia, in particolare Parigi, dove divenne molto amico del grande scultore Auguste Rodin, sulla cui opera scrisse una monografia, e ne fu anche segretario. In Svezia, Danimarca e Spagna fu per brevi periodi. In Germania soggiornò a Berlino, Monaco di Baviera, Lipsia ed altre località. In Austria fu soprattutto a Vienna.
In Italia fu per brevi periodi a Venezia, Firenze, Milano e Napoli. Nel 1903 giunse a Roma, dove rimase per 9 mesi, alloggiando a Villa Stroll-Fern e scrisse alcune liriche in endecasillabi sciolti. A Capri, per circa 6 mesi (dicembre 1906-maggio 1907) abitò in una casa del parco di Villa Discopoli. Tra l'ottobre 1911 e il maggio 1912 venne ospitato al Castello di Duino, presso Trieste, da Maria Augusta di Thurn und Taxis, dove scrisse il suo capolavoro poetico, le Elegie Duinesi.
Dichiarato nel 1919 “apolide”, in seguito alla dissoluzione dell’Impero Austro-Ungarico, trascorse gli ultimi anni in Svizzera, dove morì a 51 anni in seguito di una dolorosa malattia.
Rielke è considerato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo, insuperabile per la musicalità del verso e per l’alto virtuosismo linguistico, ma più legato alle poetiche ottocentesche che a quelle del Novecento.
Di formazione cattolica, si diresse ben presto verso forme simboliste ed espressioniste, accogliendo le nuove istanze di una ricerca scientifica della verità e giungendo all’amara constatazione che la realtà è senza consolazione.
Ma nell’ultimo sviluppo del suo pensiero, come dimostrano le Elegie Duinesi, egli torna ad una visione sacrale della vita, sia pure in termini panteistici.
Das Marien-Leben (La vita di Maria) fu scritta da Rilke nel 1912, ma va sottolineato che la tematica religiosa –teologica già compare nelle giovanili Christus-Visionen del 1894, che non fu pubblicato durante la vita del poeta, ma che affronta la vita di Cristo fuori dai contesti tradizionali.
Nel corso di quest’anno saremo accompagnati con i suoi scritti sulle vicende della vita di Maria.
«Io sarò con te» è stata la promessa fatta dal Signore ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe, a Mosè, a tutte le grandi guide d’Israele e ai suoi profeti. In risposta, il credente che cammina nelle vie faticose della storia si rivolge al suo Dio con le parole del Salmo: «Tu sei con me». Lungo questo anno abbiamo percorso a grandi tappe la storia della salvezza, il cammino di Dio con l’uomo e dell’uomo con Dio. Un cammino fatto di attesa e di silenzi, di fede e di segni, come quando due amici si inviano messaggi nell’attesa dell’incontro.
I testi proposti, anche del prossimo numero, sono parte del programma annuale 2019 concordato già con Madre Cánopi e presi da registrazioni di Lectio che aveva tenuto.
Aprendo la Sacra Scrittura nelle pagine del libro del profeta Geremia, ci troviamo di fronte ad una situazione di inaudita attualità. Il popolo di Israele – e noi possiamo mettere il nome di tanti altri popoli del Medio Oriente, dell’Africa, dell’America latina… – vive un momento drammatico: privo di una guida saggia e fedele, è deportato, sottomesso a potenze straniere, trascinato all’idolatria. In una parola, spezza l’alleanza con il Signore, solennemente sancita da Mosè e più volte rinnovata lungo il cammino dell’Esodo fino all’ingresso nella terra promessa e oltre.
Iniziando le sue Catechesi sulla speranza cristiana, papa Francesco tratteggiava con poche parole il panorama del nostro tempo. Un tempo – diceva (e non si può che concordare) – che appare oscuro, «in cui a volte ci sentiamo smarriti davanti al male e alla violenza che ci circondano, davanti al dolore di tanti nostri fratelli. Ci sentiamo anche un po’ scoraggiati, perché ci troviamo impotenti e ci sembra che questo buio non debba mai finire» (7 dicembre 2016). Tuttavia, proseguendo affermava che quanto più i tempi sono oscuri e difficili, tanto più il cristiano è chiamato ad offrire la testimonianza di una «speranza viva», di una speranza che non vacilla neppure davanti alle più grandi tragedie. Come è possibile? Si può sperare contro ogni speranza perché – affermava il Papa – «Dio con il suo amore cammina con noi».
Continuando il nostro viaggio biblico, incontriamo Gedeone, un personaggio molto caratteristico: pieno di titubanze e di resistenze, pieno di domande e di obiezioni, non teme di contestare Dio, ma lo fa con quella schiettezza e quella spontaneità che non chiudono il dialogo e non spezzano l’amicizia, anzi, la approfondiscono e la rendono più forte e più vera.
Adamo ed Eva, Noè, Abramo, Mosè… Cercata e chiamata da Dio, l’umanità smarrita in una terra di triboli e spine, ha iniziato il cammino di ritorno al Padre, sempre sostenuta dalla sua costante e amorevole presenza: «Non temere, io sono con te!».
Benedetta da Dio, la discendenza di Abramo è feconda per grazia. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, i dodici capostipiti delle dodici tribù di Israele. Dopo il lungo pellegrinare di Abramo, questo primo nucleo del popolo eletto si stabilisce nella terra di Canaan ancora del tutto ignaro del proprio destino nel mirabile disegno di Dio a salvezza dell’umanità caduta nel peccato e perciò preda della morte.
Come scrive san Gregorio di Nissa, la storia procede di inizio in inizio, verso sempre nuovi inizi; non inizi che annullano il passato, ma inizi che portano sempre “oltre”: oltre ogni pensiero ed immaginazione, oltre ogni umana possibilità. Ad ogni “fallimento” dovuto alla fragilità dell’uomo, Dio risponde con un “di più” di amore e si fa conoscere sempre di più come un Dio paziente, un Dio vicino, un Dio con l’uomo.
«Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1, 31). Con questa visione di pace e di bellezza si conclude il racconto della creazione. Poi, Dio «cessò da ogni suo lavoro» (Gen 2, 2) e in questo suo riposo passeggiava nell’Eden, dialogando con la creatura umana, fatta a sua immagine e somiglianza. Gioia ineffabile era la piena corrispondenza tra il Creatore e la creatura!
Ma questa gioia ben presto si mutò in paura e pianto a causa della tentazione e della caduta di Adamo ed Eva (cf. Gen 3, 1-24). Incomprensibile mistero d’iniquità!
«In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gen 1, 1): creò la luce, creò il sole, la luna e le scintillanti stelle, creò le innumerevoli specie di animali e di piante. Con la sua Parola onnipotente dal nulla diede vita al cosmo. E Dio vide che era cosa buona e bella. E se ne rallegrò. Sì, tutto ormai era pronto per la sua ultima opera, il suo capolavoro: «Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza…”.