Due giorni dopo ci fu un matrimonio a Cana, una città della Galilea. C'era anche la madre di Gesù, e Gesù fu invitato alle nozze con i suoi discepoli. A un certo punto mancò il vino. Allora la madre di Gesù gli dice: «Non hanno più vino» (Gv 2, 1-3)
Il vino. Credo che sia una delle realtà più vicine ai nostri ricordi, alla nostra vita; senza vino non si mangia, almeno dove non siamo ancora – diciamo così – definitivamente rovinati da certa modernità tutta tecnica e artificiale, anche nel mangiare e nel bere. Ricordo che quando ero bambino il vino compariva a tavola soltanto una volta la settimana, la nostra lunga tavola in cui eravamo seduti tutti insieme con papà e mamma, e quella volta alla settimana che compariva ce n'era un «goccettino» per uno, ed era un segno della festa.
Può capitare qualche volta anche a noi di incontrare qualcuno che ci guarda in faccia appena e ci parla come se ci conoscesse da sempre. Ci accorgiamo di essere di fronte a lui come un libro aperto. Ecco. Qualcosa del genere dev'essere capitato quel giorno a Natanaele: si è accostato a questo figlio del falegname di Nazaret, falegname anche lui, ma con un senso di diffidenza, perché Nazaret era un paese che non godeva buona fama. Doveva essere un paese - chissà? - abbastanza anonimo e di gente poco istruita, o altro... «Può essere che il Messia venga da lì?». Meglio diffidare.
Siamo ancora in emergenza Coronavirus. La pandemia dichiarata dall’Oms sembra non lasciare intatto nessun angolo del pianeta. I governi nazionali alzano la voce nelle sedi opportune per avere aiuti, a volte si sono diffusi falsi allarmismi, e qualcuno ha sminuito eccessivamente la pericolosità, alcuni sono scappati dal Nord, il Sud si è visto infettato e noi siamo stati tutti a casa (più o meno, ovviamente, in base ai lavori che si svolgono). I social sono impazziti, sono girati migliaia di video, barzellette, vignette. Chiaramente non si è parlato di altro. C’è chi ha usato la parola guerra, e chi si è definito sopravvissuto… Forse si sono usati termini in modo poco appropriato.
Dopo la morte, dice l’evangelo, «Pilato comandò che il corpo fosse rilasciato» ai parenti e alla donne che avevano assistito all’agonia.
Giuseppe d’Arimatea fu allertato e mise a disposizione il suo sepolcro nuovo. La morte, che aveva inghiottito quel corpo, immediatamente lo rese sacro. In vita quel corpo era stato martoriato, flagellato, crocifisso, ora quello stesso corpo ha diritto ad una sepoltura dignitosa.
Questo il titolo del Messaggio dei Vescovi per la 42° Giornata per la Vita, prossimo 2 febbraio 2020. «Osiamo sperare che la Giornata per la vita divenga sempre più un’occasione per spalancare le porte a nuove forme di fraternità solidale», queste le parole del direttore Fr. Marco Vianelli con cui invita gli Uffici diocesani di pastorale familiare, le diocesi e le Associazioni ad animare la Giornata 2020.
Papa Francesco, incontrando i partecipanti all’incontro del Segretariato per la giustizia sociale e l’ecologia appartenenti alla Compagnia di Gesù, ha iniziato il suo discorso partendo dalla povertà della capanna di Betlemme: «Ogni anno la liturgia ci invita a contemplare Dio nel candore di un bambino escluso, che veniva tra la sua gente, ma non fu accolto». Questa contemplazione attiva di Dio, del Dio escluso, ci aiuta a scoprire la bellezza di ogni persona emarginata.
Ci sono molte case misteriose di esseri evanescenti che sfuggono al turismo di massa come quelle degli spiriti. Tutti sanno che le case delle streghe hanno le porte d'ingresso nei tronchi d’alberi centenari su cui crescono funghi velenosi.
C’è un numero straordinario di esseri misteriosi, invisibili che sul far della notte, quando nelle case suona il rumore dei piatti che indica la fine della cena, si mette in giro per le strade, sale alle finestre, passa sopra i tetti spargendo il sonno che fa chiudere gli occhi ai bambini e li manda felici a letto. Ogni terra ha i propri addetti, diversi di natura, ma tutti seri e precisi svolgono il loro lavoro senza sbagliare, senza parlare. Ai bambini che non vogliono dormire, non vogliono coricarsi fanno pizzicare gli occhi tanto che quando il prurito finisce, li chiudono dal piacere e s’addormentano.
I rotiferi sono giustamente considerati meraviglie della natura. Sono animali di dubbia collocazione sistematica, microscopici che da 0,04 possono arrivare anche a 2 mm. Popolano inavvertiti a miriadi le zone umide: solo talvolta, riproducendosi, colorano di rosso tratti d’un lago o d’uno stagno. I più vivono in acque dolci, ma si trovano anche nel mare; sono adattabili, resistono al disseccamento e sopravvivono a temperature estreme. Se ne conoscono oltre 1500 specie.