Nel canonizzare una persona santa la Chiesa accende nel suo firmamento delle vie maestre, strade garantite per una laurea in santità.
Giovanni Battista Montini, canonizzato il 14 ottobre scorso, pur avendo percorso un’esistenza cristiana singolare, al vertice delle gerarchia ecclesiastica, la Chiesa lo propone come maestro possibile di imitazione, non tanto per il suo straordinario magistero, ma per la fecondità dei frutti maturati nella sua vita di creatura umana, vissuta con coerenza alla pagina delle beatitudini evangeliche.
C’'è una “città” nel cuore della Maremma toscana in cui tanti ragazzi hanno trovato una mamma e molti fratelli, con i quali condividere un ideale di vita che a molti era sembrato un sogno irrealizzabile, ma che si è avverato. E papa Francesco ne ha dato testimonianza vistando questa “città” dove unica legge sono i due comandamenti dell’amore: amare Dio e il prossimo. Tutto questo si è potuto realizzare grazie alla caparbietà di un uomo, appunto don Zeno, che a quel sogno di amore ha sempre creduto, fin dal giorno della sua prima messa, il 6 gennaio 1931, quando ha lasciato di stucco gli amici invitati alla sua festa per andare a concludere la giornata in compagnia di un diciottenne, appena uscito dal carcere.
Chissà cosa penserà dal Cielo monsignor Aurelio Bacciarini, che vede il suo “Giornale del Popolo”, ancor oggi l’unico quotidiano cattolico dell’intera Svizzera, cessare la pubblicazione. E condivideranno il suo rammarico anche Giuseppe Lepori, Aurelio Gabelli e Alfredo Leber, i giovani poco più che venticinquenni ai quali il Vescovo il 21 dicembre 1926 aveva affidato gli inizi del giornale. Soprattutto Leber, che lo diresse per cinquant’anni, ammodernandolo nei macchinari di stampa e portandolo vicino alla realtà della gente aprendo le sedi regionali.