Il 14 maggio “ogni persona, in ogni parte del mondo, a seconda della sua religione, fede o dottrina” si rivolga a Dio per chiedergli di aiutare l’umanità a superare la pandemia. E’ la proposta avanzata dall’Alto comitato per la fratellanza umana (nella foto) “ai nostri fratelli che credono in Dio Creatore; ai nostri fratelli in umanità ovunque” in questo momento nel quale “il nostro mondo affronta un grave pericolo che minaccia la vita di milioni di persone”. Un appello al quale, ieri ha dato la sua adesione anche papa Francesco.
Sono proprio i sacerdoti a svolgere un ruolo fondamentale per accogliere, informare, sensibilizzare, aiutare i poveri, le categorie meno protette, gli abitanti delle favelas della più grande megalopoli del Sudamerica, fin dall’arrivo del coronavirus nel continente diventata la “capitale” latinoamericana del Covid-19. Chi opera con i poveri ha una sola preoccupazione: che il contagio non arrivi nelle strutture di accoglienza.
I dati raccolti dall'indagine condotta a livello nazionale – riferiti a 101 Caritas diocesane (il 46% del totale) - offrono informazioni preziose che aiutano a comprendere gli effetti sociali di questa fase inedita ed emergenziale. Si conferma da nord a sud del Paese un incremento delle situazioni di povertà e di disagio economico (lo accerta il 98% delle Caritas diocesane), quindi un aumento di famiglie che sperimentano difficoltà materiali legate alla totale o parziale assenza di reddito.