La preghiera per un sogno grande
Reverendo Don Mario,
vengo a lei per ringraziarla del Vangelo che mi ha spedito, desideravo proprio averlo, desidero proprio tenere Gesù, così semplicemente nel mio cuore.
Le rubo del tempo, ma le vorrei dire un piccolo grande segreto : come mi piacerebbe che nostro figlio Francesco, di cui vi ho mandato il ricordo della Prima Comunione, divenisse sacerdote!
Così, io e mio marito, come gli mostriamo col nostro amore la bellezza del matrimonio, della famiglia, così gli trasmettiamo il nostro amore, la nostra riconoscenza per i sacerdoti.
Quando ci siamo sposati, oramai venti anni orsono, il Vangelo di Giovanni che abbiamo scelto (Gv 15,9-17) diceva: « Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga».
Grazie Don Mario, che mi ha ascoltata: le ho parlato come a un papà, perché alle volte il cuore mi scoppia di gioia.
Lettera firmata
Cara amica,
vorremmo «scoppiare» tutti di gioia nel coltivare e veder fruttificare i sentimenti nobili nell’anima, ma la realtà pesante come una zavorra ci trascina a terra. La ringrazio della comunicazione dei suoi sentimenti e delle sue intenzioni animate da una bella e grande fede nel Dio della vita.
Le assicuro che la nostra invocazione a Dio è frequente, Gli chiediamo quotidianamente che moltiplichi le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa così da garantire ai fedeli battezzati delle braccia misericordiose che prolunghino nel tempo l’azione benefica e samaritana di Gesù a vantaggio delle persone fragili, poveri di spiritualità, bisognosi di aiuto per cogliere nella vita tanti motivi per ringraziare Dio del dono privilegiato di essere stati mandati su questa terra a collaborare alla costruzione di un regno di fraternità e giustizia.
Anch’io l’accompagno nella preghiera e uniremo queste vostre intenzioni al coro di preghiere degli iscritti alla Primaria Pia Unione.
Dio benedica lei e la sua famiglia e San Giuseppe, che ha educato Gesù, aiuti lei e suo marito a essere accanto al vostro figliolo con dei «sì» e dei «no» perché cresca in sapienza età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Il peso della solitudine
Caro don Mario, dopo quarantatré anni di matrimonio – ho settantasei anni – giorno e notte piango la morte di mio marito Arturo, perché è soprattutto la sera che ne sento maggiormente la mancanza, anche perché la casa piomba in un assordante silenzio. Non sarebbe meglio che il Signore prendesse anche me? Rimasta sola cosa ci sto a fare ormai? Non voglio essere ingrata o blasfema ma mi domando: perché il Signore non ci ha presi entrambi? Chiedo perdono innanzitutto al Signore e anche a Lei direttore se il mio profondo dolore mi suggerisce considerazioni forse poco cristiane.
Maria
Cara e gentile signora Maria,
quando si è sposata nel «sì», che lei e suo marito Arturo avete pronunciato, c’era un sì definitivo che vi legava per l’eternità. è naturale che questo legame interrotto sanguini, perché dire a una persona: «Ti amo» è come dire: «Tu non potrai morire. Le nostre anime saranno legate da un vincolo di alleanza che Dio stesso ha garantito con la celebrazione di un sacramento». Se ogni sacramento celebrato è un patto di alleanza di Dio con l‘uomo, in modo preminente lo è il sacramento del Matrimonio. Solo i cuori che amano sono in grado di lanciare il loro affetto aldilà della siepe del tempo e di vivere la nostalgia di ricongiungersi dopo una separazione così sofferta come quella di una morte. Il suo desiderio di ricongiungersi nella luce di Dio con suo marito è legittimo, ma lo diciamo spesso: «Le vie di Dio non sono le nostre vie». Ognuno ha un progetto divino da compiere e sino a quando non è arrivato a maturazione, Dio investe sulla nostra capacità di fare il bene; un bene ai nostri occhi invisibile, ma realmente presente come il respiro nei polmoni.
Non dimentichiamo che la preghiera è un momento di vitale comunione anche con le persone che amiamo. La preghiera completa un triangolo della comunione; ecco i tre lati del triangolo: «Dio-noi-il prossimo», stretti in un abbraccio di amore.
Una giovane amica di San Giuseppe
Caro direttore della Pia Unione, sono Francesca Maria, una ragazza di quattordici anni. Le scrivo perché preghi San Giuseppe affinché aiuti mio padre che si trova in condizioni difficili essendo rimasto senza un lavoro sicuro. Lui è preoccupato per le necessità quotidiane della famiglia alle quali deve far fronte ed io vivo questo suo disagio senza poter fare nulla per lui che invece, insieme alla mia mamma, fa di tutto per non farmi mancare il necessario. I miei genitori non hanno mai sperperato o rincorso cose superflue e non necessarie pur garantendo a me una vita dignitosa e normale come gli altri giovani della mia età. Spero tanto che arrivi per lui e per tutta la nostra famiglia l’aiuto di San Giuseppe perché si risolva al più presto questa situazione che toglie a tutti noi la tranquillità di cui ha bisogno una famiglia. Ringrazio intanto il Signore perché la mia è una famiglia unita, che non è poca cosa!
Francesca
Carissima Francesca,
non solo ho la gioia solidale di condividere le tue preoccupazioni familiari, ma di rispondere per aiutarti a investire il futuro di speranza e di fiducia in Dio. Viviamo in un momento difficile economicamente. La fatica di doversi adeguare a un regime di vita accidentato per le difficoltà di lavoro è assai pesante. La tua giovane età, la capacità di entusiasmarti per le cause nobili ti fa scoprire risorse insospettate nelle radici del tuo animo. Non ultimo la risposta nella preghiera e nella fiducia in Dio. Dio-Padre ha mandato Gesù a condividere i disagi della nostra condizione umana. A Nazareth ha vissuto con San Giuseppe il disagio di un lavoro precario. Anche la pratica di pietà del «Sacro Manto» riecheggia la difficoltà di vita della santa famiglia di Gesù.
Secondo la leggenda il «Sacro Manto» nasce da una circostanza incresciosa. Giuseppe aveva una commissione di lavoro, ma non aveva il legname per soddisfare questa richiesta, allora fu costretto a dare in pegno uno scialle, assai prezioso, che egli aveva regalato a Maria durante il tempo del fidanzamento. Avuto il legname ed eseguito il lavoro, andò per riscattare lo scialle, ma chi gli aveva prestato i soldi per il legname voleva tenerlo per sé, poiché usando lo aveva trovato giovamento per alcuni malanni che lo affliggevano.
Tu prega, cara Francesca, e tieni davvero sotto questo Manto di protezione la tua famiglia. Ringraziamo Dio e chiediamogli la grazia che tu possa continuare a vivere in una famiglia unita che ti dà fiducia e la gioia di sentirti amata. Ricambia questo amore con il tuo impegno, studiando e conquistando traguardi prestigiosi di onestà e laboriosità, collaborando in famiglia.
Una nonna e i giovani amici di San Giuseppe
Caro Direttore,
ho letto con piacere la preghiera dei ragazzi rivolta a san Giuseppe. Nei prossimi giorni celebreremo il 50° di matrimonio insieme a tutti i miei familiari figlie nipoti e vorrei solennizzare questa circostanza mettendo sotto la protezione di San Giuseppe i miei nipoti: Luca, Andrea, Mattia e Lucia.
Se mi arriva la tessera d’iscrizione per la data del nostro cinquantesimo sarà per me una gioia consegnare ai miei nipoti questa devozione a San Giuseppe come un corroborante viatico per la loro esistenza.
La saluto e la ringrazio per la rivista di San Giuseppe che diventa sempre più interessante.
Guglielmina di Mandello
Cara signora Guglielmina,
innanzitutto le assicuro che lei e suo marito siete stati nel cuore della nostra preghiera per ringraziare Dio dei cinquant’anni di vita insieme e per la vostra testimonianza di vita cristiana. Il sacramento del matrimonio ha fatto fiorire nuove vite e ha alimentato un fiume di vita cristiana capace di riscaldare con il calore della fede tante zone ghiacciate della nostra società. Con l’affidamento dei suoi nipoti alla protezione di San Giuseppe, lei consegna un patrimonio di speranza alla custodia del papà terreno di Gesù.
Dio-Padre, creatore del cielo e della terra, l’onnipotente, ha affidato a San Giuseppe la custodia di Gesù. Si è fidato di quest’uomo; ha fatto sì che i sentimenti di amore verso il Salvatore fossero riversati da San Giuseppe su Gesù con uguale intensità, costanza e dedizione. L’obbedienza silenziosa di Giuseppe ha portato a maturazione le qualità umane di Gesù; egli si è dedicato con tutte le sue forze affinché nulla potesse mancare a quel Bambino che portava nella sua carne la missione di salvare il mondo. Spero che tanti genitori, nonni e nonne possano imitare il suo gesto di affetto e consegnare le speranze del futuro all’efficace paterna custodia di San Giuseppe.