All’indomani della canonizzazione di don Guanella, con solennità, nella basilica di San Pietro è risuonata la pagina evangelica di Matteo 25, in cui la fame dell’uomo è identificata con la fame di Dio.
Mi sembra di leggere in questa concomitanza un invito provvidenziale a continuare con una nuova tensione e rinnovato entusiasmo sul cammino tracciato dal solenne magistero della Chiesa con il rito della canonizzazione.
Nella filigrana disegnata dalla Provvidenza in questo avvenimento, dalla larga ed entusiasta partecipazione dei pellegrini al rito, dall’eco riservato all’avvenimento dai mezzi della comunicazione, si è avuta l’impressione di cogliere un pressante invito del Fondatore a guardare con maggior determinazione il ventaglio di povertà che la società attuale ci mette di fronte sia sul piano spirituale come in quello sociale.
Il Santo Padre ci ha ricordato che «don Guanella, guidato dalla Provvidenza divina, è diventato compagno e maestro, conforto e sollievo dei più poveri e dei più deboli […] Premurosa attenzione poneva al cammino di ognuno, rispettandone i tempi di crescita, coltivando nel cuore la speranza che ogni essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, gusta la gioia di essere amato da lui – Padre di tutti – e può trarre e donare agli altri il meglio di sé».
Più che mai in questa circostanza «Il meglio di sé» è richiesto a noi discepoli di questa profezia di carità.
Tutti diciamo che i giovani sono la speranza dell’umanità, della chiesa, di ogni famiglia. I giovani, quindi, sono al centro delle nostre attenzioni con il desiderio nell’anima di offrire loro dei fecondi semi di speranza.
Anche la canonizzazione di don Guanella è una stagione di seminagione di valori vitali fecondati dalla grazia divina e dall’esempio e dalla testimonianza di don Guanella.
Lanciamo una proposta di solidarietà. In una stagione di disagio economico come la nostra, di futuro precario e di disagio, vogliamo collaborare, contribuire a sostenere le spese per il viaggio a Roma in occasione della canonizzazione di don Guanella. Pensiamo ai giovani italiani, ma anche a quelli dei paesi poveri, dove è presente l’Opera don Guanella. Ogni offerta sarà come una goccia che copre le spese di qualche kilometro del viaggio verso Roma.
è un’esperienza singolare che lascerà un segno indelebile nell’animo di questi giovani e offrirà loro un patrimonio di speranza che inonderà di luce riflessa la loro comunità di appartenenza. Offriamo al Comitato organizzatore un contributo per soddisfare il desiderio di essere presenti.
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La Pia Unione del Transito di San Giuseppe,
può essere da voi aiutata:
✔ innanzitutto sostenendola spiritualmente con
la vostra preziosa preghiera a favore di tutti gli iscritti;
✔ inoltre, impegnando parte del vostro tempo per la preghiera a sostegno dei sofferenti e degli agonizzanti;
✔ contribuendo economicamente alla realizzazione di concreti progetti di bene: borse di studio; un lettino, un pane e un libro; bambini consacrati a San Giuseppe;
✔ e in mille altri modi che il vostro buon cuore
vi suggerirà.
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Nelle feste importanti della tradizione ebraica c’è l’usanza di lasciare a tavola un posto libero, perché potrebbe ritornare il profeta Elia e chiedere d’essere accolto.
Gesù nell’Evangelo afferma: “Chi accoglie voi accoglie me”. Il fratello bisogno è sempre l’immagine di Cristo che sta alla porta e bussa; se noi abbiamo sensibilità e cuore amorevole apriamo la porta e lo invitiamo a tavola e dividiamo il pane con lui.
In questi ultimi tempi si è diffusa l’adozione a distanza: le tavole di molte famiglie si sono allungate sino a raggiungere altri continenti ed idealmente i cuori di molte famiglie ogni giorno hanno a tavola un ospite ideale: un ragazzo che con loro spezza un pane dal sapore della benevolenza con occhi luminosi di gioia. Con l’adozione a distanza quando una famiglia si mette a tavola celebra idealmente un’eucaristia domestica, in cui le distanze si accorciano, l’amore rompe i confini e il passo verso il futuro si fa solidale.
Alessandro Manzoni scriveva che la vita non è un divertimento per alcuni e una sofferenza per molti, ma per tutti una responsabilità di cui dobbiamo rendere conto: ecco perché il cristiano non può accontentarsi nell’essere contento da solo, ma ha bisogno di compagnia. Dio che è dono e gratuità per eccellenza, per essere riconosciuto come Dio ha avuto bisogno di una compagnia: l’uomo e la donna. Il figlio di Dio, Gesù, per diventare uno di noi ed assaggiare il sapore delle nostre lacrime e la gioia di un sorriso, è nato in una famiglia, si è attorniato di amici e ha voluto che i suoi amici portassero altri amici a condividere un’amicizia con il sapore dell’eternità.
La Pia Unione si fa ponte per congiungere le persone di buona volontà che desiderano aggiungere un posto alla loro tavola facendo un’adozione a distanza nella nazione che desiderano o dove c’è maggior urgenza e necessità.
Accendiamo un sorriso donando il futuro almeno per un anno ad un bambino.
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Chi volesse prendere parte a tale iniziative può telefonare al n. 06.39737681 o segnalarsi all’email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Chi di noi almeno una volta non ha acceso una candela
davanti ad una statua della Vergine o di un Santo?
Nella Pia Unione del Transito di San Giuseppe da decenni
c’è l’iniziativa della "lampada perpetua o del mercoledì" in onore a San Giuseppe. Il significato simbolico della lampada è strettamente connesso al simbolismo della luce. Cristo stesso si definisce la sintesi della luce: Lui è “la luce del mondo, quella che illumina ogni uomo che entra nella vita”.
Nella consuetudine della “Lampada di San Giuseppe”, i fedeli che aderiscono a questa iniziativa della Pia Unione vogliono esprimere un atto di fiducia nella bontà di Dio e nell’intercessione di San Giuseppe e testimoniare la vigilanza della loro fede attraverso il simbolo della luce. Nell’Evangelo Gesù usa delle parabole per spiegare come la lampada accesa in casa è immagine della persona che vigila, che è pronta ad eseguire i suggerimenti dello Spirito senza paura e ansia causata dalle tenebre. Ci sembra bello rilevare come nella parabola della moneta perduta (Lc 15,8s) — ove è rappresentato l'amore di Dio per gli smarriti, un Amore che cerca e perdona — la donna illumina con una lucerna tutta la casa; nello stesso modo il Signore con la sua luce
è disposto a cercare ed abbracciare il peccatore raggiunto nella più profonda oscurità del suo peccato. Un’altra parabola è quella delle vergini stolte e delle vergini sagge con le loro lampade ad olio:
è un appello a vigilare in modo che con gli occhi della fede possiamo essere capaci di accorgerci di Gesù che passa nella nostra vita.
Un’altra annotazione sulla lampada accesa è data dall’immagine dell’Apocalisse, quando paragona la chiesa ad una lampada che illumina il cammino della comunità. Troppo spesso dimentichiamo che San Giuseppe è stato dichiarato dal magistero pontificio “Patrono della Chiesa universale”, questa Chiesa che è “luce delle genti”, è “madre e maestra” dell’intera umanità. La lampada in onore di San Giuseppe, Patrono dei morenti, si può definire anche come “fiore che non appassisce” per i cari defunti. Ci sono persone che hanno versato una quota per la “lampada perpetua” perché arda perennemente davanti alla statua di san Giuseppe. Altre persone desiderano avere una lampada accesa a San Giuseppe per tutti i mercoledì dell’anno o di un solo mercoledì nell’arco di un mese, oppure, tutti i giorni per un intero mese.
Novembre è il mese legato alla preghiera per i cari defunti. La tradizione lega a questo evento tante pratiche di pietà, la possibilità di guadagnare l'indulgenza plenaria a favore delle anime del Purgatorio.
L'8 dicembre, Papa Francesco e' stato accolto da un bagno di folla nel centro di Roma. A Piazza di Spagna, dove ha reso omaggio alla statua dell'Immacolata, il pontefice ha detto: "Il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti. La solitudine degli anziani e la fragilita' dei bambini ci commuovano. Ogni vita umana sia da noi amata e venerata".
Francesco ha pregato ad alta voce, ai piedi della Madonna di piazza di Spagna.
"Tu - ha aggiunto - sei la 'tutta bella', o Maria, la parola di Dio in te si e' fatta carne.
Fa che non smarriamo il cammino della nostra esistenza, che il calore contagioso dell'amore illumini il nostro cuore".
Sia questa divina bellezza - ha invocato - a salvare noi, la nostra citta' e il mondo intero".
L'Ora di Compieta è il nostro inno di lode per il giorno trascorso e il consegnare a Dio il nostro sonno perché sia generatore di nuove e fresche energia per l’indomani. Nell’orazione finale, prima di recitare la preghiera finale, diciamo: «Il Signore ci conceda una notte serena e un riposo tranquillo». E prima c’è l'orazione finale: «Visita, o Signore, questa tua abitazione, e allontana le insidie degli spiriti cattivi; i tuoi
Angeli abitino in essa, e la custodiscano in pace». In quel momento, nel silenzio della nostra camera o sotto le volte solenni di un’abbazia come nel sogno di Giacobbe, descritto nel libro della Genesi, ci sembra di vedere tanti Angeli che, scendendo dall'alto popolano il cielo di benedizioni che scendono su tutte le famiglie come l'ultima benedizione della giornata.
In questo giorno dedicato dalla liturgia alla memoria degli angeli non possiamo sorvolare le prime pagine dell’evangelista Matteo che nella fase del fidanzamento e dei primi mesi delle vita di Gesù popola i sogni di Giuseppe con la presenza degli angeli che gli indicano la strada da percorrere e i misteri da accettare e il compito di custodire la sua sposa Maria a Nazareth, e poi la famiglia a Betlemme e poi in Egitto.