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Martedì, 01 Marzo 2011 15:37

Un amore più forte del male

di Vito Viganò

Si accusa volentieri il mondo moderno, sofisticato nel progresso tecnico, di avere impoverito la sua umanità con un esasperato materialismo godereccio, con uno spazio esclusivo riservato agli arrivismi e agli egoismi individuali, col distacco indifferente per chi soffre, tribola o ha fame. Si dice in genere che si sono smarriti i valori, un regresso preoccupante. C’è da chiedersi se è proprio vero. Di fatto sono le notizie di fatti tristi ad avere più risonanza e confermare i sintomi di un degrado umano. Quelle che testimoniano il valore dell’umanità di oggi scivolano via piuttosto inosservate, come se fossero ovvie, dovute.
Manuela, poco dopo i sessant’anni, comincia ad avere problemi di equilibrio, difficoltà nei movimenti. I medici diagnosticano una malattia degenerativa del cervelletto, con una prognosi infausta, disperante. Non si può guarire e la prospettiva è una riduzione graduale della capacità motoria fino al blocco di qualche funzione vitale, con la morte. Manuela diventa così, pur stando ancora discretamente bene, una paziente terminale, con la previsione di un degradarsi delle sue condizioni fisiche che potrà durare qualche anno.

Giovedì, 24 Gennaio 2019 14:05

Le 7 domeniche in onore di San Giuseppe

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Cari amici della Pia Unione del Transito di S. Giuseppe,

con questo messaggio voglio segnalarvi un appuntamento spirituale molto importante: la bella tradizione de “Le 7 Domeniche in onore di san Giuseppe”. Molti di voi già le conoscono. Si tratta di una devozione che risale al XIX secolo ed è oggi diffusa soprattutto in Canada e in America, che raccoglie anche un vivace seguito in Europa e specie in Italia.

Martedì, 30 Ottobre 2018 15:47

Invito alla preghiera a sostegno dei nostri morti

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Mercoledì 14 novembre alle ore 16.30 presso la Basilica di San Giuseppe al Trionfale la Santa Messa

«Se la pena dell’inferno  - scriveva  il romanziere russo Dostoevskij - è l’incapacità di amare», la condizione che si vive in purgatorio è quella di  laboratorio in cui si completa l’armonia dell’amore. 

È difficile immaginare la condizione delle anime in Purgatorio, uno stato di sospensione in cui si nutre il desiderio di un amore totale pur tuttavia si avverte il disagio di non poterlo ancora abitare in pienezza. 

Un paragone evangelico che ci consente di esplorare con efficacia il cuore di questo disagio è l’esperienza di Pietro dopo il tradimento consumato ai danni di Gesù. In quella circostanza «il Signore si voltò, incrociò lo sguardo di Pietro e l’amico fidato, Pietro, pianse amaramente». 

La sofferenza struggente di un amore divinizzante da recuperare: questa è la pena del “Purgatorio”.  È un’anticamera in cui si attende il ripristino del candore della vesta battesimale che ci era stata consegnata al momento del nostro ingresso nella stessa vita di Dio. 

Quella veste che ha fasciato la nostra carne, nel momento in cui la Vita ci ha consegnato alla storia umana, ha subito qualche strappo, qualche logorio e ora ha bisogno di un rammendo.

Due sono le mani che rammendano. La prima è quella dei nostri cari defunti. In ragione di quel legame di affetto che per sempre ci legherà a loro, i nostri congiunti pregano per noi affinché la divinizzazione della nostra vita terrena non conosca il tramonto.  La seconda mano amorevole sono le preghiere che eleviamo a Dio come suffragio a vantaggio dei nostri cari defunti e così pure gli atti di amore verso il prossimo bisognoso. Queste opere spirituali e corporali di misericordia ci mettono nella condizione di respirare la stessa carità divina che regge il mondo.

Mercoledì 14 novembre alle ore 16,30 ci troveremo in Basilica per  vivere un momento solenne di preghiera di suffragio a vantaggio dei nostri cari defunti, e per tutte le persone iscritte alla Pia Unione del Transito di san Giuseppe che in quest’ultimo anno hanno raggiunto lo sponda dell’eternità. 

Mercoledì, 29 Marzo 2017 12:33

Aperti gli «sportelli della carità»

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Con il sostegno degli iscritti alla Pia Unione di san Giuseppe

Dice un proverbio che “Pane” è la più gentile, la più accogliente delle parole: ”Scrivetela sempre con la maiuscola, come il vostro nome”.

Davanti ad una persona affamata loa nostra fede vede il volto stesso di Gesù. Don Guanella suggeriva  ai suoi preti e alla suore di  dare in abbondanza pane e Signore. Facendo attenzione a non dare il pane senza il Signore e il Signore senza pane. Un pane da offrire con il sorriso e sentimenti di solidarietà. 

La Santa Messa Perenne per i morenti

di Raffaele Comaschi

Quando, liberato dalla schiavitù d’Egitto, il popolo ebreo dovette scontrarsi con gli Amaleciti, assai più numerosi e forti, il Signore gli promise la vittoria fintanto che Mosè, sulla cima del monte, teneva le mani alzate verso il cielo in atteggiamento supplice. L’episodio, narrato nel libro dell’Esodo, è per la tradizione cristiana  un riferimento profetico a Gesù crocifisso che, stendendo le braccia verso il Cielo, con la sua supplica fa scendere sugli uomini la misericordia: «Sale la preghiera e scende la benedizione».

Giovedì, 04 Febbraio 2016 14:39

La Pira un cristiano autentico da imitare

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L’opera ben riuscita del nostro direttore don Mario Carrera su un cristiano impegnato

di Antonio Lovascio

Giorgio La Pira non era uno svagato sognatore, ma un “moltiplicatore” di Fede autentica, un testimone concreto della carità (come San Luigi Guanella), pronto a far giungere il suo grido di pace dove si innescavano i conflitti. Un siciliano innamorato di Firenze, “terrazza aperta sul mondo”: «I suoi tetti – diceva - formano un “tutto” armoniosamente unito... Città celeste e città terrestr». Impressionato dalla misura dell’uomo che vi si riflette (è la cifra dell’Umanesimo). Gli serviva a spiegare il rapporto finito-infinito, divino-umano.

Anche le parole subiscono il logorio del tempo; sia la «Santa Crociata» sia gli «araldi» hanno perso il loro significato originario e il tempo ha rivestito queste parole, ieri esaltanti, con una connotazione leggermente negativa. L’araldo nelle corti medievali svolgeva la funzione di ambasciatore. Nel tempo la stessa parola ha assunto il carattere di condottiero, di banditore, di messaggero.
La nostra sensibilità e spiritualità moderna preferiscono sostituire la parola araldo con «amico».  Un salmo parlando di un amico dice: «Tu sei mio compagno, confidente e legati da profonda amicizia»; per questo motivo il gruppo degli antichi «Araldi di san Giuseppe» assume il nome di «Amici di san Giuseppe», bambini e adolescenti che si mettono sotto la protezione  del Papà terreno di Gesù per condividere la confidenza e la sua protezione nella crescita degli anni.
Nelle nostre famiglie oggi i ragazzi sono coperti di tante cose, di attenzioni per la loro salute, di soddisfazione immediata per i loro desideri, ma troppe volte sono orfani di punti di riferimento, di modelli con cui confrontarsi.  Troppe volte i bisogni materiali, la ricerca affannosa di farli apparire da parte dei genitori nascondono un vuoto, una sete di confidenza, di dialogo, di voglia di confrontarsi.

di Gabriele Cantaluppi

Molti cuori innamorati di San Giuseppe hanno dato inizio alla filiale della Pia Unione in terra brasiliana. Encomiabile solidarietà nella missione

Circa  trent’anni prima i frati cappuccini di Trento erano giunti a San Paolo del Brasile per iniziare il loro ministero pastorale erigendo anche una chiesa, che sarebbe diventata la parrocchia dell’Imma­colata Concezione: in quel luogo il 19 marzo 1923 venne aperta la prima filiale della Pia Unione del Transito di San Giuseppe in quella terra, costituendo il Centro nazionale.
Nel suo primo viaggio in Brasile, effettuato mentre si stava dirigendo in visita alle case  dell’Argentina, il Superiore Generale dei guanelliani don Leonardo Mazzucchi nel 1938 sostò presso questo convento, ospitato dal padre Isidoro, direttore nazionale della Santa Crociata, col quale visitò anche alcune località in previsione dell’apertura di qualche opera guanelliana in quella terra. Fu lo stesso padre ad interessarsi per trovare la sede e riuscì ad avere in donazione condizionata la casa di una certa Sabina Fleming in San Paolo.
Era urgente che i nostri confratelli vi giungessero, anche perché il provinciale dei Cappuccini aveva fatto sapere di dover trasferire lontano padre Isidoro  e sospendere il Centro della Pia Unione.

Venerdì, 09 Agosto 2013 13:48

La bellezza salva il mondo dei credenti

di Stefania Severi

La porta costituisce il luogo dello scambio tra ciò che è fuori e ciò che è dentro, in termini fisici e soprattutto metafisici. Una porta costituisce per lo scultore una sfida ed un traguardo per la propria carriera


Per ogni scultore, e questo vale anche per Benedetto Pietrogrande, la realizzazione della porta di una chiesa rappresenta un impegno importantissimo. L’artista è infatti consapevole dell’alto valore simbolico di tale lavoro: la porta costituisce il luogo dello scambio tra ciò che è fuori e ciò che è dentro, in termini fisici e soprattutto metafisici. Basta ricordare, su tutte, le porte del Tempio di Salomone, di cui nel I libro dei Re si dà esatta spiegazione circa i tipi di legno, le decorazioni e la copertura a foglia d’oro. Una porta, anche sotto il profilo squisitamente tecnico, presenta vari problemi: è una sfida tra ciò che è piano e ciò che è tridimensionale; implica una visione complessa dell’insieme che tenga conto di ciò che è a livello dello sguardo del fruitore e ciò che è al di sopra e al di sotto di esso; deve consentire la armonica fruizione sia del particolare che del generale senza disarmonie tra le varie parti; deve tener conto della relazione con la struttura architettonica; deve rispondere alle esigenze, ai valori ed alle intenzioni della committenza.

Il 26 maggio, nel ricordo dell’anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Guanella, realizzeremo un sogno che portava nell’anima: vedere applicate all’antica porta del duomo di Milano delle rappresentazioni sacre. La porta del duomo fu dismessa per lasciare spazio alla nuova porta di bronzo progettata dallo scultore Lodovico Pogliaghi.
Si procederà all’inaugurazione della nuova «Porta della fede» che renderà ancora più splendente la facciata della nostra basilica, con pannelli raffiguranti i protagonisti della nostra storia di salvezza che accompagneranno i fedeli all’incontro con Dio per mezzo della preghiera.

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