di Graziella Fons
«Il canto - ha scritto un premio Nobel della letteratura – è la scala di Giacobbe che gli angeli hanno dimenticato sulla terra». La sera del 22 ottobre, nel cortile dell’oratorio San Giuseppe al Trionfale, quella scala ha fatto volteggiare le ali degli angeli che hanno portato verso il cielo il canto, la lode, le benemerenze di don Guanella e hanno fatto discendere dal cielo la nostalgia della santità e la voglia d’imitazione di quella profezia di carità che ha costituito l’anima dell’azione caritativa di don Guanella. Sul palco, ricco di luci e di effetti, si sono avvicendati alcuni innamorati del carisma guanelliano e, come in una rinnovata pentecoste, hanno espresso i loro sentimenti nelle diverse lingue popolate dalla luce e dall’armonia della carità coltivata e vissuta in quattro continenti.
Accanto a don Giosy Cento, autore del canto ufficiale della canonizzazione, si sono esibiti alcuni confratelli guanelliani, provenienti dai diversi paesi. Il canto a don Guanella di Giosy Cento ha aperto l’orizzonte internazionale con il ritornello cantato in diverse lingue. Giovani cantautori italiani hanno anch’essi inneggiato a don Guanella con melodie e parole meritevoli di attenzione. Il numeroso pubblico coinvolto nelle motivazioni dei canti ha applaudito con entusiasmo ed è tornato chi a casa e chi in albergo con gioiosi sentimenti consapevoli di aver scalato in armonia la scala che conduce a Dio. Uno dei castighi con cui un santo vescovo ammoniva i suoi fedeli era questa espressione: «Cari fratelli, se commettiamo ingiustizia, Dio ci lascerà senza musica». E senza musica si è costretti a vivere in un frastuono fastidioso e senza gioia.