Il santo è colui che realizza le parole del salmo: «Mi sento come un bambino svezzato tra le braccia della mamma»; una relazione di gratuità immersa nella gioia di vivere. La partecipazione alla stessa vita divina espressa nella santità è come essere in volo: se si vola basso le possibilità di urtare sono molte, se si vola alto diminuiscono le possibilità di incontrare ostacoli. L’istinto a volare alto è nel dna dei santi: «I tre nuovi santi si sono lasciati trasformare dalla carità divina e ad essa hanno improntato l’intera loro esistenza». Il fascino della santità don Guanella lo aveva coltivato nel clima della sua famiglia in cui il rigore dell’onestà del padre era accompagnato della dolcezza della madre.
Dal giorno della sua prima comunione, la Vergine Maria l’ha chiamato a volare alto, in quel futuro profetico stampato negli occhi di bambino. Una folla di occhi desiderosi di carezze e di un pezzo di pane oggi si è fatta storia concreta nei quattro continenti; lo stuolo dei poveri che il suo cuore avrebbe ospitato e che le sue mani avrebbero aiutato sono diventate realtà e per suo merito i vinti e feriti nella vita sono diventati cittadini con pieni diritti.
La festa dei Santi è il trionfo di vite realizzate in pienezza, per questo «la santità salverà il mondo» coltivando la speranza che – come auspicava Benedetto XVI – «la società umana diventi sempre più la famiglia dei figli di Dio».
Questa è il compito che lo Spirito ci assegna.