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Mercoledì, 08 Febbraio 2012 11:18

I figli e i soldi

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di Angelo Sceppacerca

Come aiutare adolescenti e giovani nella società del consumismo sfrenato

Il denaro come la ricchezza non sono né buoni né malvagi, dipende da come nascono e da come vengono usati. L’esperienza insegna che il denaro usato come possesso egoistico produce solo frustrazione e disagio

Da un’indagine risulta che il 55% dei giovani italiani non parla di denaro in famiglia. è il dato emerso appena qualche anno fa da una ricerca su “I giovani e il denaro” realizzata al termine di un programma didattico che ha coinvolto 800 scuole e 96.000 studenti in 12 città italiane, ideato per trasmettere ai ragazzi le nozioni basilari delle regole economiche. Su un campione di 2.537 persone, di età compresa tra 11 e 25 anni, sono emersi alcuni atteggiamenti piuttosto diffusi tra i ragazzi nei confronti del denaro: più della metà degli intervistati non viene coinvolto nelle decisioni economiche che riguardano la propria famiglia e il 46% non parla con i genitori né di denaro né di economia. Questa mancanza di dialogo e di educazione finanziaria determina nei giovani, rispetto ai genitori, un atteggiamento molto più disinvolto verso l’utilizzo del denaro: il 19% non pensa a risparmiare e spende il denaro di cui dispone in modo impulsivo, senza pensarci troppo. Eppure per più di 8 ragazzi su 10 è importante imparare ad usare e gestire bene il proprio denaro.

Ai “nostri tempi” non c’era molta disponibilità di denaro nelle nostre tasche da ragazzi o giovani sino a 17 anni. Il sabato avevamo quelle mille lire per comprare solo una pizza e birra, soprattutto se non si lavorava o non si aveva un papà ricco. Bisognava attendere, spesso, il servizio militare di leva, per imparare a gestire i propri pochi soldi.
Bisogna responsabilizzare fin da ragazzi all’uso del denaro, con rispetto e buon senso. Alcuni genitori danno loro del denaro senza alcun controllo, senza far capire il valore della fatica e del risparmio.
Il padre e la madre devono dire al proprio figlio le condizioni economiche in cui si vive e spiegare che ci sono cose più importanti e cose meno importanti, utili o solo piacevoli. Sono utili anche piccoli lavoretti retribuiti per far comprendere ai figli il senso del denaro.
Per i ragazzi avere un cellulare costoso, vestiti di marca e oggetti tecnologici all’ultimo grido è un modo per sentirsi parte di un gruppo. I genitori non possono avallare questo valore negativo, ma essere di esempio coinvolgendo gli stessi figli attraverso una comunicazione corretta e aperta, capace di dare regole e porre limiti per responsabilizzarli fin da subito.
Secondo una statistica, nel 2006 gli adolescenti hanno speso 187 miliardi di dollari e 208 nel 2007). Il 67% dei teen agers contrae debiti e da adulto sarà più propenso a ritardare i pagamenti e ad accumulare debiti senza saldarli. Le abitudini economiche si consolidano a partire dall’infanzia. Gli esperti di pubblicità giocano molto sulla predisposizione adolescenziale al consumo e alla novità. Il messaggio che i media trasmettono ai nostri ragazzi è che per essere parte della comunità devi “possedere”. Se le famiglie vogliono avere un’influenza significativa su questi meccanismi devono contrastarli proponendo valori alternativi. Parlare apertamente ai figli della gestione delle finanze familiari; farli partecipi delle spese e dei costi delle necessità familiari. Per questo può essere utile che i ragazzi abbiano una loro paghetta fissa per imparare ad amministrarla, risparmiando e conservando per il futuro. Anche la negoziazione delle richieste, all’interno di limiti chiari e prestabiliti dai genitori, piuttosto che il rifiuto netto e immotivato, può aiutarli a rendersi autonomi anche dal punto di vista finanziario. Soprattutto i genitori non devono essere succubi dell’idea che i propri figli “non devono subire le privazioni che noi abbiamo sofferto durante l’infanzia”.

Read 2238 times Last modified on Mercoledì, 05 Febbraio 2014 15:20

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