di Angelo Sceppacerca
San Luigi Guanella, nuovo santo del terzo millennio. Ricordo le parole del Papa che aprì questo nuovo millennio insieme ai giovani di tutto il mondo: “Non abbiate paura di essere i santi del nuovo millennio! Con Cristo la santità - progetto divino per ogni battezzato - diventa realizzabile...Gesù cammina con voi, vi rinnova il cuore e vi irrobustisce con il vigore del suo Spirito”. La santità, allora, è un progetto che, insieme a Cristo, ogni battezzato può realizzare. Bisogna contare su di Lui; credere alla forza invincibile del Vangelo e porre la fede a fondamento della speranza. Si può dire ancora di più: ogni progetto umano dovrebbe essere considerato nella prospettiva della santità, se vuole dare qualcosa di vero alla vita e durare persino oltre la vita. Con un po’ di fede si intuisce come Dio abbia su ognuno di noi un progetto, misterioso, tutto da scoprire e che esige impegno, fatica, anche sofferenza e lotta. Ne vale ogni pena, perché è salvifico, riguarda la salvezza. In Maria è tutto realizzato il progetto di bellezza, di felicità autentica e di amore, il progetto di santità che Dio ha per ciascuno di noi. Maria è il capolavoro a cui guardiamo con sicura speranza.
La santità è stata il loro progetto di vita
Cercando di far sempre la volontà di Dio, tanto nelle cose grandi quanto nelle piccole, i genitori di Santa Teresina del Bambino Gesù, i beati Luigi e Zelia Martin, diedero al mondo la testimonianza della vera gioia: quella di credere e vivere in Cristo. La santità fece parte del loro progetto di vita. Zelia scrisse un giorno alle figlie Maria e Paolina: “Voglio essere santa. Non sarà cosa facile. Ci sono molti spigoli da smussare e il legno è duro come la pietra”. La santità è la vita cristiana presa sul serio. La vita dei coniugi Martin assomiglia a quella di molte famiglie: una convivenza nella quale i temperamenti diversi cercano di aggiustarsi; una famiglia numerosa, una piccola azienda fonte di molte preoccupazioni; le gioie della casa, la cura dei genitori anziani; malattie e lutti, una pratica religiosa fedele. Niente di straordinario né di eroico, eppure la loro vita era pervasa dalla percezione profonda della misteriosa presenza di Dio, dalla convinzione che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio. Se il Signore è presente, se Egli ci ama, perché avere paura?
Dobbiamo tornare a parlare di santità
I percorsi della santità sono personali, e per farli ci vuole una vera e propria pedagogia. Penso al mondo dei giovani, più che mai lontanissimo dal pensiero della santità: linguaggio, atteggiamenti, mentalità, ambiente e comportamento non hanno nulla a che fare con i cammini di santità.
La santità è un progetto di vita pensato e cercato. E oggi, quasi affogati nella cultura dell’immediato, parlare di progetto è un po’ difficile. Eppure la santità è il vero umanesimo, la risposta alle sfide di oggi. La santità non è un’aggiunta, ma una prospettiva che attraversa tutta la vita, la strada per trovare risposta alle tante sfide di oggi, il fondamento per la costruzione della civiltà dell’amore. È la santità il vero umanesimo. Chi percorre la via della santità si fa più uomo. La santità è chiamata per tutti, anzi è l’unico modo di essere cristiani; rispetto a questa chiamata non esistono sconti, se non tradendo la vita cristiana. Non c’è una misura media, ma solo una “misura alta”. Ne conosciamo il fascino quando la incontriamo in uomini e donne che vivono accanto a noi, nelle tante persone semplici che vivono con intensità, con amore, con disinteresse; che sanno voler bene anche in situazioni difficili, e affrontano con pazienza – non con rassegnazione, ma con speranza - le durezze della vita; persone che accolgono la vita con riconoscenza, comunque essa sia; persone che sanno stare accanto agli altri non solo in maniera generosa, ma umile e semplice.
Persone così ci dicono che la santità è possibile
è possibile nelle condizioni ordinarie della famiglia, del lavoro, delle relazioni sociali e politiche. La santità è vivere con gratitudine, riconoscendo i segni quotidiani del Signore che si accompagna a noi. Santità è vivere senza calcolo, con gratuità e disinteresse perché il cuore ha trovato altrove la propria ricchezza; santità è lasciare che Dio ci perdoni e ci usi misericordia.
Santità è non rimanere, alla fine, imbrogliati dalla pigrizia del nostro corto egoismo, come quel capomastro che lavorava da molti anni alle dipendenze di una grossa società edile. Un giorno ricevette l’ordine di costruire una villa esemplare secondo un progetto a suo piacere. Poteva costruirla nel posto che più gradiva e non badare alle spese. I lavori cominciarono ben presto. Ma, approfittando di questa cieca fiducia, il capomastro pensò di usare materiali scadenti, di assumere operai poco competenti a stipendio più basso, e di intascare così la somma risparmiata. Quando la villa fu terminata, durante una festicciola, il capomastro consegnò al Presidente della società la chiave d’entrata. Il Presidente gliela restituì sorridendo e disse, stringendogli la mano: “Questa villa è il nostro regalo per lei in segno di riconoscenza”.