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Giovedì, 05 Dicembre 2013 15:48

Il grande evento nella grotta di Betlemme Featured

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di Mario Sgarbossa

Lungo i secoli di storia ebraica il Signore poté contare sulla fedeltà, non sempre perseverante, del suo piccolo gregge, per preparare la venuta del Messia.
E quando questo gregge irrequieto si smarriva a contatto con l’idolatria seguendo i pagani che negavano il soprannaturale, Dio inviava i suoi profeti affinché, con le buone o con le cattive, lo riconducessero all’ovile, come recita il salmo 80: “Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire. Israele, se tu mi ascoltassi! Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce. Israele non mi ha obbedito”. Dio però è fedele alla parola data. Gli ebrei attendevano il Messia potente in grado di liberarli da ogni schiavitù, non solo da quella del peccato...

Ma l’Onnipotente dà a tutti, non solo al popolo eletto, una chiara lezione di umiltà e di povertà: il Bambino, che giace in una mangiatoia, a riparo dal freddo in un’umida stalla riscaldata dal fiato di un bue e di un asinello, è lui il Messia, il Salvatore. Non una reggia, ma un presepio per la gioia delle anime semplici che nella Notte santa salutano Gesù Bambino, re dell’universo, al canto di Tu scendi dalle stelle. E accanto alla greppia adibita a culla del neonato Figlio di Dio, Giuseppe e Maria ricchi soltanto di doni di grazia e di amore.
“Così – leggiamo nel Vangelo di Matteo (1,22) – si realizzò quel che il Signore aveva detto per mezzo del profeta Isaia: Ecco, la vergine sarà incinta, partorirà un figlio ed egli sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio è con noi”.
Nasce il Cristo Signore,
come predisse l’angelo
e Giovanni dal grembo materno.
Giace povero e umile
colui che regge il mondo,
nella stalla di Betlemme
(alle Lodi di Natale).

I pastori alla grotta: i primi invitati a rendere omaggio al nato Messia
Ed adorare il Dio fatto uomo per condividere la nostra sorte sono scesi dal cielo gli Angeli e una creatura celeste si è staccata dal coro per recare la buona notizia ai pastori, accampati sul declivio della montagna che si innalza alle spalle di Betlemme:
“In quella stessa regione c’erano anche alcuni pastori. Essi passavano la notte all’aperto per fare la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro, e la gloria del Signore li avvolse di luce, ed essi ebbero paura. L’angelo disse loro: Non temete; io vi porto una buona notizia che procurerà gran gioia a tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato il vostro salvatore. Lo riconoscerete così: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia” (Luca 2,8 e seg.). Al celeste messaggero si unirono altri angeli, intonando il canto che riecheggerà nelle chiese di tutto il mondo: “Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini che egli ama”. Come in una dissolvenza cinematografica, la luce e gli angeli svanirono lentamente fino a sparire ai loro occhi attoniti.
Poi i pastori dissero tra loro: “Andiamo fino a Betlemme per vedere quello che è accaduto e che il Signore ci ha fatto sapere”.
Giunsero alla grotta in fretta, sottolinea Luca, e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino addormentato nell’improvvisata culla. Nella greppia Giuseppe aveva posto una bracciata di paglia pulita, stendendovi sopra il panno usato durante il viaggio. Il bambino dormiva placidamente, come tutti i neonati riscaldati dalle fasce e dalla soffice coperta preparata dalla mamma. Tornando al serraglio del loro gregge i pastori raccontavano alla gente che incontravano quanto avevano visto e udito. “ Tutti coloro che ascoltarono i pastori si meravigliavano delle cose che essi andavano raccontando. Maria, da parte sua, custodiva gelosamente il ricordo di tutti questi fatti e li meditava in cuor suo” (Luca 2,18).
Li racconterà, anni dopo, al fedele discepolo dell’apostolo Paolo, l’evangelista Luca, compagno nelle missioni in Asia Minore e a Roma. E’ probabile che Luca abbia incontrato la Vergine Madre di Gesù durante la missione di Paolo ad Efeso, dove Maria visse negli anni dopo la discesa dello Spirito Santo in casa dell’apostolo Giovanni, al quale Gesù dalla croce aveva affidato la sua (e nostra) madre.  n

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