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Super User

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Wednesday, 12 March 2014 16:58

La forza della grazia per il maggior bene

Nella Chiesa la misericordia di Dio

di Angelo Sceppacerca

«Un matrimonio sacramentale valido è indissolubile: questa è la prassi cattolica riaffermata da Papi e Concilii, in fedeltà alla Parola di Gesù». Risponde così, mons. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e uno dei nuovi Cardinali creati da Papa Francesco, sul tema dei divorziati risposati e i sacramenti, in una intervista pubblicata su “Il Corriere della Sera”, nel dicembre scorso. Precedentemente, in un lungo e argomentato intervento pubblicato sull’“Osservatore Romano” (23 ottobre), Mons. Gerhard Ludwig Müller affermava: «Una pastorale pienamente responsabile presuppone una teologia che si abbandoni a Dio che si rivela “prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa». Infatti «la Chiesa cattolica, nel suo insegnamento e nella sua prassi, si è costantemente riferita alle parole di Gesù sulla indissolubilità del matrimonio».
Wednesday, 12 March 2014 16:54

Marzo 2014

8ª domenica Tempo Ord. 

Anno A  - 2 marzo - Salterio: IV sett. 

Lezionario: Is 49,14-15; Sal 61; 1Cor 4,1-5; Mt 6,24-34
 

Nessuno serve due padroni

«In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Come nessuno può cavalcare due cavalli così non si può servire due padroni. Sant’Agostino diceva: «Chi è schiavo della mammona, il denaro, è schiavo di colui (il diavolo) che, a causa della sua perversità fu posto a capo delle cose terrene, è definito dal Signore principe di questo mondo». A volte nella nostra vita cerchiamo ostinatamente di mettere insieme Dio e il nostro idolo e così zoppichiamo da due parti. Dio tollera di essere ignorato, ma non di essere secondo; in questo caso non sarebbe più Dio. Qualunque idolo Gli si mette davanti cade in frantumi come una statua dai piedi di argilla.
 
1ª domenica di Quaresima 
Anno A - 9 marzo - Salterio: I sett. 
Lezionario: Gen 2,7-9; 3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11 
 

Vattene, Satana

«E fattosi avanti, il tentatore gli disse: “Se sei figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane”. Ora egli rispondendo gli disse: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Le nostre tentazioni sono come l’ombra di un bene desiderato. La tentazione spunta quando noi cerchiamo il bene e si pone come un ostacolo così che perdiamo l’entusiasmo nel ricercare il bene e finiamo di farci accarezzare dalla pigrizia, dicendo: «è troppo faticoso, è difficile, impossibile e, poi, la gente che dirà delle mie scelte?». Oppure la tentazione ci fa cercare il bene su strade sbagliate. Per questo è necessario invocare quell’intelligenza evangelica che ci permette di dare il primato alla Parola di Dio. Con il discorso del cambio delle pietre in pane, la Parola “ci” suggerisce che l’uomo è mantenuto in vita ma non è la vita. Tutta la nostra tensione è di procurarsi il pane per mantenere la vita, ma l’errore generatore di tutti gli sbagli è di pretendere di possedere la vita.
 
2ª domenica di Quaresima
Anno A - 16 marzo - Salterio: II sett. 
Lezionario: Gen 12,1-4a; Sal 32; 2Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9
 

È mio Figlio, ascoltatelo

«Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”... Ed ecco una voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”». 
Pietro, il generoso, ha capito che essere là con Gesù era bello. Sul volto di Gesù splendeva la bellezza originaria nella quale Dio aveva creato il mondo. Il libro della Genesi a ogni tramonto di un ipotetico giorno scrive: «E Dio vide che era una cosa buona». Lontano da questa luce è brutto, ci stiamo a fatica, perché non siamo ciò che dovremmo essere. Per questo la creatura umana è un pellegrino in cerca di un Volto luminoso, davanti al quale sta contento come a casa sua, perché ha trovato un Volto di famiglia. Nella luce si ode una voce: Dio è voce. La sua voce è nota a noi come Verbo incarnato. Chi ascolta Gesù, trasforma il suo volto nel Volto; anche noi irradiazione della luce di Dio.
 
3ª Domenica di Quaresima 
Anno A - 23 marzo - Salterio: III sett. 
Lezionario: Es 17,3-7; Sal 94; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42
 

Sorgente zampillante di eterno

«Gesù le risponde: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”. “Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”».
La molla del desiderio di questa donna è «un di più» aperto all’infinito. Gesù ravviva i desideri più profondi assopiti in noi dalle delusioni e dalle paure. Ogni creatura umana porta nel cuore il desierio di trovare una fonte che disseti la sua brama di vita e di felicità. Qualche volta ci illudiamo e vorremmo stare a manovrare i fiumi sotterranei della gioia usurpando il ruolo di Dio fonte della vita. L’unica possibilità di vivere è quella di accettare di essere dono legato alla sorgente dell’amore che trabocca dall’intimo del cuore.
 
Wednesday, 12 March 2014 16:50

il dono e la scelta

Cosa consegniamo a un bambino che nasce e viene al mondo?

di Andrea Ciucci

I doni preziosi che un neonato riceve sin dal primo vagito sono molti e fondamentali: al proprio figlio che nasce due genitori consegnano un mondo da abitare, un futuro da vivere, un affetto che lo circonda e lo sostiene, una casa che lo accoglie. Ogni nascita è accompagnata, tranne casi eccezionali e fortunatamente assai rari, da una sostanziale comunicazione di fiducia: mettendo al mondo un figlio, suo padre e sua madre gli annunciano che questo mondo, pur con tutti i problemi che lo segnano, merita di essere vissuto.
Il bambino capisce e accoglie dal primo giorno della sua esistenza questo sguardo positivo sulla realtà, certo non con parole e riflessioni, bensì sperimentando il calore degli abbracci, il cibo che non viene meno, la cura amorevole di uomini e donne che gli vogliono bene e di cui  impara, giorno dopo giorno, a fidarsi. Anche i genitori e tutti i familiari non sempre sono pienamente consci di questo grande messaggio di speranza e fiducia che trasmettono al nuovo nato: tutto avviene quasi naturalmente e spesso dentro una fretta e una preoccupazione carica di affetto che, improvvisamente, occupa pensieri e gesti, giorni e notti, soprattutto notti felicemente e stancamente insonni.
Wednesday, 12 March 2014 16:46

La Chiesa: casa dello Spirito

"Credo nella Chiesa, una, santa e apostolica"

di Gianni Gennari

A che punto siamo? A «Credo nello Spirito Santo». Riassumo: Dio avanti a noi nell’eternità è il Padre. Dio con noi (Emanuele) nella storia, che dopo aver vissuto la nostra vita nella sua, subito la nostra morte e anticipato nella Resurrezione ciò che è promesso e donato a noi nella vita eterna è andato a prepararci un posto «dove è anche Lui» ( Gv. 14,3) è il Figlio, Verbo eterno e Gesù di Nazareth, figlio anche di Maria, anche madre nostra. Mancava ancora lo Spirito…
Ma lo Spirito non solo «è Signore», ma anche «dà la vita». Esso già nella prefigurazione del Primo Testamento «aleggiava sulle acque» del caos iniziale ed era «ruàh», soffio vitale di ogni creatura viva, ma nella pienezza della Rivelazione che è dono di Dio stesso nei secoli, evocata per. esempio all’inizio della Lettera agli Ebrei, c’è la definitiva donazione misteriosa di questo Spirito stesso, creatore ed animatore totale. Esso appare come la presenza di Dio che feconda il grembo di Maria e che poi, un poi che i Vangeli ci raccontano tutto, è donato da Gesù stesso come «avvocato» e «con-solatore», cioè Colui che fa sì che noi non siamo mai soli. Gesù l’ha promesso a quei poverini, peccatori stralunati, meravigliati della sua storia e delle vicende che dopo quella “Cena”, l’ultima, l’avevano turbinosamente seguita in 43 giorni, fino al momento in cui i loro occhi lo avevano visto svanire mentre una voce dall’alto li esortava a non “stare a guardare il cielo”, ma ad andare verso il mondo, verso i fratelli…
Wednesday, 12 March 2014 16:40

Devozione a San Giuseppe di Giovanni XXIII

Ad aprile la sua Canonizzazione

di Tarcisio Stramare

La devozione di Giovanni XXIII verso san Giuseppe non era intesa da lui semplicemente come una devozione “personale”. Egli, infatti, non solo la professava pubblicamente, ma all’occasione, fatto Papa, la seppe affermare con gesti concreti di fronte alla Chiesa, per fare comprendere a tutti che la figura e missione di san Giuseppe appartengono al mistero dell’incarnazione e della redenzione e, quindi, coinvolgono tutta la Chiesa. 
Nessuna meraviglia, dunque, che nella celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II san Giuseppe venisse ad occupare il suo giusto posto: “Oh, la invocazione; oh, il culto di san Giuseppe a protezione del Concilio Ecumenico Vaticano II! Venerabili fratelli e figlioli diletti di tutto il mondo: è a questo punto che noi desideriamo di condurvi, inviandovi questa Lettera apostolica giusto nel giorno 19 marzo, in cui nella celebrazione di san Giuseppe, Patrono della Chiesa universale, poteva venire alle nostre anime l’eccitamento a una ripresa straordinaria di fervore, per una partecipazione orante più viva, ardente e continuata alle sollecitudini della santa Chiesa, maestra e madre, docente e dirigente di questo straordinario avvenimento del Concilio Ecumenico XXI e Vaticano II, di cui tutta la pubblica stampa mondiale si occupa con interessamento vivo e con attenzione rispettosa”. 
Caro Direttore,
nel periodo della Quaresima la Chiesa ci invita a essere più generosi nei confronti dei poveri, i senza fissa dimora, i barboni. È fuori dubbio che davanti a Dio sia un’azione altamente meritoria, però mi sorge una perplessità. Con il fatto che mani caritatevoli rimediano ogni tipo di assistenza, è possibile che questi indigenti possano adagiarsi alla loro condizione di povertà e abituarsi a una situazione di ignavia, indolenza?
 Roberto Giannelli - La Spezia
 
Caro Roberto, 
il pericolo esiste. Pur ricordando in linea di principio che la carità ha sempre una dimensione educativa, cioè: non si possono lasciare le persone così come sono, bisogna non solo offrire «il pesce per sfamarsi, ma fornire loro anche una canna da pesca per pescare».
Wednesday, 12 March 2014 16:34

Marzo 2014

Le grazie invisibili dall’intercessione di San Giuseppe 

Carissimo don Mario, nel mio paese c’è tanta devozione a san Giuseppe. I devoti lo invocano con fede e il santo manifesta con generosità la sua benevolenza. Quello che mi colpisce non sono tanto le grazie di ordine materiale ma le grazie dell’intimo, cioè quelle di carattere spirituale; assistiamo a vere e proprie conversioni di persone notoriamente lontane da Dio. Persone che, se pur in circostanze particolari, hanno riconosciuto i propri errori riconciliandosi con il Signore. Tutto questo, secondo me, è il frutto delle Sante Messe celebrate dalla Pia Unione e dai numerosi sacerdoti iscritti. Questa «santa crociata» di sante Messe e di preghiere, nata dal cuore di San Luigi Guanella, è un miracolo quotidiano di amore e carità universale alla quale, noi tutti associati alla Pia Unione, siamo chiamati a partecipare. Il Signore ci benedica e sia misericordioso. 
M. T. L. 
 
Gentile e caro Associato,
la ringrazio della sua testimonianza di fede nel patrimonio di grazie legate alla nostra preghiera d’intercessione, soprattutto, legata alla sorgente principale della nostra comunione con Dio la santa Messa. Sono migliaia i sacerdoti che sparsi nel mondo formano una catena d’intercessione con la celebrazione della «messa perenne»; è una sorgente di grazie che quotidianamente è riversata nelle sconfinate aridità della nostra esistenza. 
Benedetto XV ha caldeggiato l’adesione a questa iniziativa della nostra Pia Unione, San Massimiliano Kolbe la incoraggiava tra i sacerdoti aderenti al suo Movimento mariano, molti santi del secolo scorso hanno aderito a questa catena di solidarietà per i morenti. È auspicabile che i sacerdoti riscoprono questa comunione solidale di preghiere a san Giuseppe per chi si trova nel guado, tra la sponda della vita terrena e quella eterna. Possiamo sentire riecheggiare nell’animo l’espressione di sant’Agostino: se hai aiutato un’anima a salvarsi con la tua preghiera, la tua testimonianza hai costruito un ponte garantito verso l’approdo alla casa del Padre.
 

Il calendario come un colpo d’ala 

Reverendo signor Direttore, ringrazio per il calendario 2014 che mi ha inviato con quei bellissimi pensieri o meglio meditazioni utili a far riflettere molta gente turbata e sconvolta da tanta confusione che regna nel nostro Paese e nel mondo. Il caos sembra prendere sempre più il sopravvento nel nostro vivere quotidiano. 
La società si sgretola sotto il peso delle incomprensioni e degli scandali che in questi ultimi tempi sembrano caratterizzare e scandire i nostri giorni. Spesso, sempre più spesso mi rifugio nella preghiera per un momento di tranquillità e di conforto, dove ricarico le mie energie spirituali. Il signore, sempre, mi dona sollievo e la forza di proseguire. Chiedo a san Giuseppe la grazia di una vita santa, nella pace e nella serenità per me, per la mia famiglia, per questo nostro mondo. Preghiamo insieme.
  Lettera firmata 
 
Caro e gentile amico,
sono io a ringraziare lei che mi dà la soddisfazione di costatare come il nostro calendario sia un colpo d’ala alla nostra spiritualità che, ogni mattina, vede con gli occhi un’immagine familiare e l’invito ad un’invocazione al Custode premuroso e affettuoso della famiglia di Nazareth. 
È una nota di ottimismo ad affrontare la giornata consapevoli di essere in compagnia di persone che ci vogliono bene e vogliono il nostro bene. Incontriamoci con gli occhi dell’anima in queste immagini e preghiere a noi familiari.
 

 Gli auguri del card. Poletto

Stimatissimo Direttore,le sono grato per il ricordo e per gli auguri che ha voluto farmi pervenire, anche quest’anno, per il giorno del mio Onomastico.
Ricambio di cuore con la mia preghiera per lei, per gli Operatori e per tutta la famiglia degli Associati e invoco su ciascuno una speciale benedizione del Signore.
Con stima sincera la saluto cordialmente.
+ Severino Card. Poletto
Arcivescovo emerito di Torino
 
Eminenza,
abbiamo desiderato rendere pubblica  la sua costante e affettuosa partecipazione alla benefica attività della Pia Unione e della basilica di san Giuseppe al Trionfale di cui è titolare. Ci conforta la sua benedizione e la sua preghiera per le nostre esistenze che siano sempre indirizzate in quella strada di santità che Dio ha seminato nella vita di ogni credente con il sacramento del Battesimo.
La nostra rivista compie cento anni dalla sua nascita. Abbiamo desiderato dar un impulso alla nostra comunicazione, sempre ispirata alla fede e all’esempio di san Giuseppe, con una nuova impaginazione e nuove rubriche. Su questo progetto di rinnovamento chiediamo la sua benedizione e il conforto della sua preghiera.
 

La diga di un’onesta vita per contrastare l’indifferenza

Caro direttore, mi rallegro con lei perché ciò che pubblicate è ottimo. È come respirare puro ossigeno nel miasma attuale. Tutto sembra messo in discussione, i valori umani, la società, la famiglia. L’attuale crisi economica sta portando alla disperazione tante persone, tante famiglie. Sembra non ci sia via di sbocco e giorno dopo giorno le cose si fanno sempre più difficili. Una società, quella odierna, che oltre alla frenetica vita quotidiana è caratterizzata da una situazione sociale a dir poco preoccupante. Prego il Signore ogni giorno perché possa migliorare questa situazione generale d’incertezza e possa esserci un futuro più sicuro, soprattutto per i nostri giovani, che affido al caro San Giuseppe.
Maria Bellanova – Milano
 
Cara Signora Maria,
come non condividere l’amarezza delle sue considerazioni?  Aldilà di quest’orizzonte basso e nebbioso abbiamo nel cuore la certezza che Dio non ci abbandona e che Gesù stesso è passato dentro il tunnel della sofferenza e nella morsa delle morte. Come per tenere in equilibrio una sedia sono necessarie almeno tre gambe, così la nostra società ha bisogno della collaborazione dell’intera collettività, della luce di Dio - garantita dal suo patto di alleanza - e del contributo personale di ciascuno di noi. Se non ci mettiamo di buona volontà a convertirci nell’intimo della nostra coscienza, mancherà sempre una gamba all’equilibrio del nostro vivere comunitario. San Giuseppe ci ottenga un supplemento di energia per rischiarare l’orizzonte di questo momento assai complesso.


La nostalgia del passato dà gioia al presente

Caro direttore, in occasione del Centenario del mensile “La Santa Crociata” mi fa piacere ricordare che già mia nonna e altre persone della famiglia erano iscritte alla Pia Unione e abbonate al periodico fin dai tempi in cui il contributo per l’abbonamento era di lire 5. Conservo fra i ricordi pagelline, novene e il rosario di San Giuseppe, che recito ogni giorno ricordando i miei cari e i sacerdoti che diressero allora la Pia Unione e anche Lei che ora la dirige. 
Mi ricordi nella preghiera, ne ho bisogno e quando un’anima sente il bisogno di preghiere, quell’anima non è lontana da Dio. Grazie per le preghiere che offre per noi tutti associati alla Pia Unione. San Luigi Guanella diceva che “…la Santità salverà il mondo”. Allora per salvare il mondo dobbiamo farci tutti santi. 
Maria Teresa Tuoro – 
S.Maria Capua Vetere
 
Cara Maria Teresa,
il suo scritto mi sollecita a una cordiale preghiera di gratitudine a Dio per il bene che ha seminato nelle anime attraverso il lavoro, la preghiera e la passione per il culto a san Giuseppe dei miei generosi e laboriosi miei predecessori.  
Invito lei e tutte le associate e associati a continuare a pregare affinché Dio ci conservi quel patrimonio di grazia che ci rende disponibili a mantenere il culto al Papà terreno di Gesù e aiutare materialmente e spiritualmente i poveri sempre più numerosi.
 
Anche le parole subiscono il logorio del tempo; sia la «Santa Crociata» sia gli «araldi» hanno perso il loro significato originario e il tempo ha rivestito queste parole, ieri esaltanti, con una connotazione leggermente negativa. L’araldo nelle corti medievali svolgeva la funzione di ambasciatore. Nel tempo la stessa parola ha assunto il carattere di condottiero, di banditore, di messaggero.
La nostra sensibilità e spiritualità moderna preferiscono sostituire la parola araldo con «amico».  Un salmo parlando di un amico dice: «Tu sei mio compagno, confidente e legati da profonda amicizia»; per questo motivo il gruppo degli antichi «Araldi di san Giuseppe» assume il nome di «Amici di san Giuseppe», bambini e adolescenti che si mettono sotto la protezione  del Papà terreno di Gesù per condividere la confidenza e la sua protezione nella crescita degli anni.
Nelle nostre famiglie oggi i ragazzi sono coperti di tante cose, di attenzioni per la loro salute, di soddisfazione immediata per i loro desideri, ma troppe volte sono orfani di punti di riferimento, di modelli con cui confrontarsi.  Troppe volte i bisogni materiali, la ricerca affannosa di farli apparire da parte dei genitori nascondono un vuoto, una sete di confidenza, di dialogo, di voglia di confrontarsi.

100 anni della "Santa Crociata in onore di San Giuseppe"

di Mario Carrera

Può capitare che nel commemorare un avvenimento lontano stia in agguato la tentazione di accontentarsi del compiacimento, come avvenne per il mitico Narciso che amava rispecchiarsi in uno stagno d’acqua. Per non lasciarsi imprigionare da questa tentazione, è necessario guardare il futuro tenendo d’occhio il binario dei valori e la forza del coinvolgimento appassionato, imitando così chi è riuscito a costruire un bel passato degno appunto di essere commemorato con particolare solennità.
Il primo elemento è ritrovare la fonte genuina dei valori che hanno dato inizio alla pubblicazione de «La Santa Crociata in onore di san Giuseppe».
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