Nella storia di ogni anima «ci sono molti passaggi nascosti e corridoi tortuosi», ma anche vette inesplorate che offrono l’ebbrezza e una soave nostalgia di un passato gioioso da far tornare e riscoprire le orme cancellate dal vento e dalla sabbia. Ci sono tante circostanze inebrianti capaci di deviare da un sentiero ritenuto appagante e sicuro. A volte, circostanze burrascose, appuntamenti perduti, stanchezze paralizzanti, hanno fatto smarrire lo splendore di ideali pur coltivati con tanta passione. Su Luoghi dell’Infinito, un mensile di Arte e Cultura, pubblicato come allegato al quotidiano Avvenire, Oreste Forno, alpinista e giornalista, ha raccontato la sua esperienza di riscoperta della fede grazie all’incontro con le bellezze della natura delle Alpi, soprattutto con lo sguardo ammagliato dalle vette lombarde, che sono state lo scenario della vita di don Guanella.
Chiamato ad essere il Custode del Redentore, « Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa » (Mt 1,24). Abbiamo in queste parole il compendio di quello che san Giuseppe è e di quanto san Giuseppe ha fatto, ossia la descrizione della figura e della missione del Custode di Gesù. La definizione gravita sul termine Redentore, ossia su Gesù il Redentore dell’uomo, tema centrale del cristianesimo e motivo dominante dell’annuncio di papa Giovanni Paolo II.
Ogni quattro anni si svolge un Simposio internazionale su San Giuseppe. A metà dei quattro anni si è introdotta la scelta di fare un simposio nazionale, organizzato dalla congregazione dei Giuseppini del Murialdo. Nella partecipazione all’ultimo simposio internazionale, celebrato in Messico, don Tullio Locatelli si è incontrato con il superiore generale degli Oblati di San Giuseppe (Giuseppini di Asti). In questa circostanza si è convenuto di tenere insieme il simposio nazionale che si è organizzato per il 1° e il 2 maggio scorsi.
Tra le composizioni poetiche riguardanti San Giuseppe merita di essere presentato un inno del Rito Ambrosiano, assegnato al diciannove marzo. L'autore è incerto. Ogni informazione in proposito ci sarà gradita, come pure su altri lesti ambrosiani riguardanti San Giuseppe. Cogliamo qui l'occasione per ricordare come sant'Ambrogio si sia distinto nel difendere la «verità» del matrimonio di Maria con Giuseppe in base al diritto romano, per il quale «non la perdita della verginità costituisce il matrimonio, ma il patto coniugale».
Nel 1989, con la lettera Aspetti della meditazione cristiana, la Congregazione per la dottrina della fede ha messo in guardia sulla difficoltà di uniformare stili cristiani e non cristiani di meditazione. Ancora nel 2003, in Una riflessione cristiana sulla “New Age”, il Pontificio Consiglio per la cultura ha richiamato che «la Chiesa evita qualsiasi concetto che sia affine a quelli della New Age». In ultima analisi si mette in guardia dalla tentazione, per altro allettante, di andare direttamente a Dio, dandosi programmi di cammino spirituale in maniera puramente soggettiva, senza confrontarsi con nessuno. L’individuo afferma di essere sacerdote di se stesso, di avere una conoscenza che fa presa su Dio e di salvarsi a forza di concentrazione, di riti e di buoni sentimenti. Già San Paolo aveva dovuto richiamare su questo aspetto i cristiani della comunità di Colossi, nella lettera scritta durante la prigionia a Roma. Anche scrivendo a Timoteo «Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù», afferma categoricamente, accantonando definitivamente ogni concezione mitica della religione.