«Daesh» è un acronimo arabo, che definisce lo stato islamico fondamentalista, ed è il grande timore dei siriani, soprattutto dei cristiani. Tutti ricordano l’epurazione compiuta a Mossul in Iraq nel giugno dell’anno scorso, quando l’Isis svuotò la città dai cristiani e, purtroppo, distrusse irreparabilmente memorie storiche architettoniche e letterarie. “Noi non ce ne andiamo, restiamo a fianco dei più deboli, dei poveri, dei vecchi che non hanno il denaro o la forza fisica per lasciare Aleppo” sono le parole risolute con cui Boutros Marayati, arcivescovo degli armeni copti di Aleppo, conferma la presenza di una comunità cristiana che non ha voluto emigrare da una città martoriata.
Il calendario 2016 ogni mese è accompagnato da episodi della vita di Gesù raccontati dai «vangeli apocrifi», quasi dei fiumi sotterranei che sostenevano la fede popolare dei primi cristiani. Il prof. Franco Cardini, docente di storia della Chiesa, illustra queste «buone notizie nascoste» che non fanno parte del canone della Chiesa. Nel prossimo numero verranno illustrati gli acquarelli che illustrano i singoli episodi.
La parola greca apòkryphos significa “nascosto”: era così che nelle Chiese cristiane dei secoli I-II s’indicavano quei testi evangelici ebraico-cristiani che venivano tenuti segreti e che si riteneva opportuno non divulgare. E’ ovvio che essi divenissero, col tempo, materia di tradizione iniziatica e che alcuni li ritenessero portatori di verità più alte e profonde, da attingere a un livello esoterico, vale a dire riservato a chi avesse avuto accesso a superiori livelli di conoscenza teologica o mistica.
Il tradizionale calendario della Pia Unione di San Giuseppe per l’anno 2016 si è messo in marcia con Gesù, Giuseppe e Maria lungo le strade della loro peregrinazione verso l’Egitto, per sfuggire alla persecuzione e la minaccia di morte da parte di Erode, geloso del suo ruolo di re incontrastato.
Il progetto è originale poiché segue la narrazione dei vangeli apocrifi che narrano la custodia, il coraggio e la dedizione di Giuseppe che per proteggere la sposa Maria e suo figlio Gesù, si avventura per le piste sconosciute nel deserto. Il calendario illustra alcuni episodi dell’infanzia di Gesù con la delicatezza dei colori e forme del pittore Alfredo Brasioli.
Il calendario può essere acquistato con un’offerta che sarà destinata all’ospitalità dei migrati nella case europee dell’Opera don Guanella in Italia, Spagna, Germania e Polonia.
Chi non è iscritto alla Pia Unione può ricevere il calendario prenotandolo tramite l'email: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it., inviando il proprio indirizzo per l’invio del calendario e anche un offerta, anche tramite carta di credito o paypal dal nostro sito, per sostegno all’ospitalità dei migrati.
È necessario prenotare il calendario entro il 30 settembre.
Quando si dice di una persona che è un “galantuomo”, si vuol rilevare quel grappolo di virtù umane che rendono positiva un’esistenza. Il beato cardinal John Henry Newman nel descrivere la qualifica di galantuomo diceva: «Essere galantuomo significa mostrare considerazione per gli altri, è l’equivalente di amare il prossimo come se stessi». Nella vita di ciascuno di noi abbiamo conosciuto persone, uomini e donne, meritevoli di questa definizione.
Un plebiscito per quest’attestazione, con certezza lo possiamo attribuire a don Vincenzo Savio, vescovo di Belluno-Feltre il 31 marzo 2004 all’età di cinquantanove anni. La sua giovane età, ma, soprattutto, la testimonianza del suo entusiasta zelo apostolico hanno promosso un coro di simpatia nei pochi anni in cui è stato vescovo nella diocesi Belluno-Feltre. Perché ne scriviamo? Perché don Vincenzo, come si faceva chiamare anche da vescovo, nelle ultime settimane della sua malattia mortale ha voluto che la porta dell’arcivescovado fosse aperta così che i suoi diocesani potessero dargli un “Addio”, così, “consegnarlo a Dio”, al momento della sua morte. Ci fu una grande partecipazione alle vicende della sua salute, soprattutto, per benefica e incoraggiante prospettiva pastorale che aveva suscitato nei tre anni della sua missione episcopale.
Dal numero precedente della nostra rivista, padre Giovanni Cucci ha iniziato a trattare una nuova tematica per offrire un aiuto, per accompagnarci nello «spazio della fragilità» che riguarda comunque l’esistenza umana. Come introduzione al suo volume «Abitare lo spazio della fragilità. Oltre a cultura dell’homo infirmus» (ed. Ancora, euro16,00) riporta il dialogo di una scena di un film del celebre regista Woody Allen che proponiamo come beneficio ai lettori. Il nostro desiderio è il tentativo di offrire una scialuppa al nostro disagio fisico per accendere una scintilla di speranza.
E' davvero strano che in mezzo alla valanga di saperi utili e inutili che andiamo accumulando per tutto il corso della vita che non rientri questo: imparare a morire. La contemporaneità ha fatto della morte il suo tabù, il più temuto e occultato, e ci lascia completamente impreparati ad affrontare la naturalità con cui la vita la abbraccia. La morte appare come un’interruzione, un interdetto del linguaggio più sconveniente di una stupidaggine, un dolore da vivere di nascosto, una intromissione che non mettiamo mai in conto, in nessun momento. Sulla morte non sappiamo che dire, neppure cosa pensare. È veramente una carenza enorme.
La pagina evangelica delle beatitudini non è solo la descrizione di un modo di essere per essere contenti d vivere, ma il riconoscimento che nel mondo l’annuncio delle beatitudine è carne della storia umana. Già vivono con noi i puri di cuore, i misericordiosi, coloro che piangono per le tremende fatiche della vita, per la perdita prematura di persone care.
Anche le fatiche innegabili della vita matrimoniale sostenute con forza e perseveranza già rivelano un ventaglio di un umanesimo costantemente in bocciolo in attesa di fiorire per il canto delle beatitudine. Uno degli ingredienti per poter cantare la beatitudine è la preghiera.