L’atmosfera del mese di novembre si presta alla meditazione sul tema della morte e della vita eterna, cui la costituzione conciliare Gaudium et Spes – che ci ha accompagnati di mese in mese – dedica esplicitamente un paragrafo. Esso è non a caso collocato subito dopo il tema della libertà, quasi a voler dire: «O uomo, la tua dignità sta nella tua libertà di creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio. Mostrati degno della tua dignità! Usa bene della tua libertà». Quando la si usa bene? Quando, nelle scelte, non ci si limita ad un tornaconto immediato, non ci si ferma a ciò che piace o non piace, a ciò che è comodo o scomodo, secondo criteri e misure ristretti agli interessi individuali e alla vita presente, ma si considera il fine ultimo dell’esistenza e il bene di tutti.
Dopo aver considerato sotto vari aspetti l’altissima dignità della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, i Padri conciliari si dedicano nella II parte della costituzione Gaudium et Spes a considerare alcuni urgenti problemi contemporanei: la famiglia, la cultura, la vita sociale, economica e politica, la pace. Anche se sono trascorsi cinquant’anni dalla chiusura del Concilio, tali problemi continuano a rimanere “attuali”, anzi, la loro urgenza in alcuni casi si fa oggi più pressante. Sono problemi di tale portata e complessità che non è certo possibile trattarli nel breve spazio di un articolo, né, d’altra parte, avrei la competenza necessaria a tale scopo.
Rileggendo la costituzione conciliare Gaudium et Spes, abbiamo finora incontrato i temi della dignità della persona, della libertà, della comunione, dell’attività umana. Come abbiamo potuto vedere, tutti evidenziano, sotto diversi aspetti, il dramma di un’umanità ferita dal peccato e interiormente divisa, che tanto nella povertà quanto nella ricchezza fa esperienza del proprio limite, ora rimanendone come schiacciata, ora ribellandosi, ora cercando di ignorarlo… La Chiesa, quale Corpo mistico di Cristo che rende attuale, oggi, il mistero della redenzione da Lui operata, non può non sentirsi fortemente interpellata dal grido di questa umanità che, consapevolmente o inconsapevolmente, invoca salvezza e cerca un senso alla sua esistenza. Per questo, prima di affrontare, nella seconda parte del documento, altri argomenti “urgenti” per la vita della società umana, i Padri conciliari hanno dedicato il IV capitolo ad una riflessione che può sintetizzarsi in queste domande: qual è la “missione” della Chiesa nel mondo contemporaneo? Vi è possibilità di dialogo tra Chiesa e mondo? E, se c’è, quale forma deve assumere per essere costruttivo?
«Con il suo lavoro e con il suo ingegno l’uomo ha cercato sempre di sviluppare la propria vita, ma… molti beni, che un tempo l’uomo si aspettava dalle forze superiori, oggi se li procura con la sua iniziativa e con le sue forze» (n. 33). Affrontando il tema dell’attività umana, la costituzione conciliare Gaudium et Spes sottolinea la presenza di una contrapposizione nel modo di concepire e vivere il lavoro che, nell’età contemporanea, si è venuta accentuando e radicalizzando; una contrapposizione che richiama da vicino la dolorosa realtà del peccato originale.
«Una Chiesa che fa e non solo una Chiesa che dice». È uno slogan che vorrebbe diventare l’anima della nostra rivista edita all’ombra di un’associazione dedicata a San Giuseppe, ma soprattutto attenta a imitare le virtù umane ed evangeliche del carpentiere di Nazareth che è stato il maestro di umanità per Gesù.
Abbiamo ancora negli occhi le immagini della canonizzazione dei due pontefici, i santi Angelo Giuseppe Roncalli e Carlo Wojtyla; due santi cresciuti nella santità all’ombra di san Giuseppe e nella devozione alla Vergine Maria. Nel mese di luglio la liturgia celebra la memoria di un drappello di santi che ci invitano a visitare le radici della nostra redenzione. Tra i personaggi sulla frontiera dell’Antico Testamento, il 26 luglio abbiamo i suoceri di san Giuseppe, i genitori di Maria, Gioacchino e Anna. Dopo di loro, accanto a Maria - festeggiata il 16 come Madonna del Carmelo -, incontriamo delle donne che hanno avuto un ruolo interessante nei giorni drammatici antecedenti la Pasqua e nel giorno stesso della risurrezione di Gesù.