Comincia in Vaticano il Sinodo dei Vescovi: è la XIII Assemblea Generale ordinaria. Per la cronaca ci sono state anche 9 Assemblee dette “speciali”, perché dedicate in genere ad una sola parte della Chiesa: 2 per l’Europa (1991 e 1999), 2 per l’Africa (1994 e 2009), una per il Medioriente (2010), una per l’Asia (1998), una per le Americhe (1997), una per il Libano (1995) e una per l’Oceania (1998). In tutto, dunque, ben 22 assemblee sinodali…
Una domanda: chi ne ha memoria attiva, all’interno del Popolo di Dio che è la Chiesa, istituzione storica e mistero umano-divino? Quali sono stati i benefici dei 22 Sinodi percepiti seriamente dal Corpo vivo della Chiesa intera? Forse solo con un atto di fede puro si potrebbe rispondere concretamente e in positivo…E’ un fatto, almeno misurato con le nostre misure umane, limitate e fallibili, ma constatabili per tutti.
Che cosa succede nel Battesimo? Che cosa ci si aspetta dal Battesimo? Voi avete dato una risposta sulla soglia di questa Cappella: aspettiamo per i nostri bambini la vita eterna. Questo è lo scopo del Battesimo. Ma, come può essere realizzato? Come il Battesimo può dare la vita eterna? Che cosa è la vita eterna? Si potrebbe dire con parole più semplici: aspettiamo per questi nostri bambini una vita buona; la vera vita; la felicità anche in un futuro ancora sconosciuto. Noi non siamo in grado di assicurare questo dono per tutto l'arco del futuro sconosciuto e, perciò, ci rivolgiamo al Signore per ottenere da Lui questo dono.
Alla domanda: «Come accadrà questo?» possiamo dare due risposte. La prima: nel Battesimo ciascun bambino viene inserito in una compagnia di amici che non lo abbandonerà mai nella vita e nella morte, perché questa compagnia di amici è la famiglia di Dio, che porta in sé la promessa dell'eternità. Questa compagnia di amici, questa famiglia di Dio, nella quale adesso il bambino viene inserito, lo accompagnerà sempre anche nei giorni della sofferenza, nelle notti oscure della vita; gli darà consolazione, conforto, luce.
Ogni anno, celebrando la Pasqua, noi riviviamo l’esperienza dei primi discepoli di Gesù, l’esperienza dell’incontro con Lui risorto: racconta il Vangelo di Giovanni che essi lo videro apparire in mezzo a loro, nel cenacolo, la sera del giorno stesso della Risurrezione, «il primo della settimana», e poi «otto giorni dopo» (cfr Gv 20,19.26).
Quel giorno, chiamato poi «domenica», "Giorno del Signore", è il giorno dell’assemblea, della comunità cristiana che si riunisce per il suo culto proprio, cioè l’Eucaristia, culto nuovo e distinto fin dall’inizio da quello giudaico del sabato. In effetti, la celebrazione del Giorno del Signore è una prova molto forte della Risurrezione di Cristo, perché solo un avvenimento straordinario e sconvolgente poteva indurre i primi cristiani a iniziare un culto diverso rispetto al sabato ebraico.
In un contesto storico di positivismo culturale, quale era quello del secolo XIX, Giuseppe Toniolo indicava che anche l’impegno spirituale è un fattore di civiltà. Anzi, sosteneva, proprio perché radicata nel mistero dell’Incarnazione, la Chiesa opera all’interno dell’ordine sociale non come un organo periferico, ma come cuore.
Aveva la certezza che la storia va letta con un’ottica di tempi lunghi per scoprirvi il disegno della Provvidenza: ne era convinto anche don Guanella, quando ricordava la sua opera nata “col visibile aiuto della Provvidenza, che non verrà mai meno”.
Gli anni in cui vissero Toniolo (1845-1918) e don Guanella (1842-1915) quasi coincidono, ma essi non hanno lasciato testimonianze dirette di un loro incontro, anche se certamente a don Guanella, attento alle vicende anche sociali del suo tempo, non sarà sfuggita l’opera del sociologo ed economista, fervente cattolico e, come lui, fedelissimo al papa.
Maria ha seguito con discrezione tutto il cammino di suo Figlio durante la vita pubblica fino ai piedi della croce, e ora continua a seguire, con una preghiera silenziosa, il cammino della Chiesa. Nell’Annunciazione, nella casa di Nazaret, Maria riceve l’Angelo di Dio, è attenta alle sue parole, le accoglie e risponde al progetto divino, manifestando la sua piena disponibilità: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua volontà» (cfr Lc 1,38).
«Sin dall’inizio era toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza, non si accontentava di una bellezza qualunque, di una bellezza banale: cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita; così ha trovato Cristo, in Cristo, la vera bellezza, la strada della vita, la vera gioia». Così il cardinale Ratzinger ricordava don Luigi Giussani il 24 febbraio 2005, giorno del suo funerale nel duomo di Milano.
Non è semplice sintetizzare la vita di un uomo poliedrico, che è stato un genio dell’umano e della fede. Ma un filo conduttore si può rintracciare in quelle parole di Ratzinger: il cristianesimo come avvenimento di bellezza.
Questa domenica, la seconda di Quaresima, si caratterizza come domenica della Trasfigurazione di Cristo. Infatti, nell’itinerario quaresimale, la liturgia, dopo averci invitato a seguire Gesù nel deserto, per affrontare e vincere con Lui le tentazioni, ci propone di salire insieme a Lui sul “monte” della preghiera, per contemplare sul suo volto umano la luce gloriosa di Dio.
L’episodio della trasfigurazione di Cristo è attestato in maniera concorde dagli Evangelisti Matteo, Marco e Luca. Gli elementi essenziali sono due: anzitutto, Gesù sale con i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni su un alto monte e là «fu trasfigurato davanti a loro» (Mc 9,2), il suo volto e le sue vesti irradiarono una luce sfolgorante, mentre accanto a Lui apparvero Mosè ed Elia; in secondo luogo, una nube avvolse la cima del monte e da essa uscì una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato; ascoltatelo!» (Mc 9,7). Dunque, la luce e la voce: la luce divina che risplende sul volto di Gesù, e la voce del Padre celeste che testimonia per Lui e comanda di ascoltarlo.
Nel racconto giovanneo della risurrezione di Lazzaro (...) si intrecciano, da una parte, il legame di Gesù con un amico e con la sua sofferenza e, dall’altra, la relazione filiale che Egli ha con il Padre.
La partecipazione umana di Gesù alla vicenda di Lazzaro ha tratti particolari. Nell’intero racconto è ripetutamente ricordata l’amicizia con lui, come pure con le sorelle Marta e Maria. Gesù stesso afferma: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo» (Gv 11,11).
Questo legame di amicizia, la partecipazione e la commozione di Gesù davanti al dolore dei parenti e conoscenti di Lazzaro, si collega, in tutto il racconto, con un continuo e intenso rapporto con il Padre. (...)
«Oggi vorrei riflettere con voi sulla preghiera di Gesù legata alla sua prodigiosa azione guaritrice. Nei Vangeli sono presentate varie situazioni in cui Gesù prega di fronte all’opera benefica e sanante di Dio Padre, che agisce attraverso di Lui. Si tratta di una preghiera che, ancora una volta, manifesta il rapporto unico di conoscenza e di comunione con il Padre, mentre Gesù si lascia coinvolgere con grande partecipazione umana nel disagio dei suoi amici, che Egli vuole aiutare.Un caso significativo è la guarigione del sordomuto (cfr Mc 7,32-37). Il racconto dell’evangelista Marco mostra che l’azione sanante di Gesù è connessa con un suo intenso rapporto sia con il prossimo - il malato -, sia con il Padre. La scena del miracolo è descritta con cura così: «Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, “Apriti”» (7,33-34). Gesù vuole che la guarigione avvenga «in disparte, lontano dalla folla».
Attesa, attenzione, vigilanza: sono i termini tipici del vocabolario dell’Avvento, sono le parole chiave del lessico di una sentinella.
Nel linguaggio biblico la realtà della sentinella contribuisce a definire il nostro status di pellegrini ogni giorno, di forestieri in ogni luogo, di nomadi che ogni mattina levano la tenda e ogni sera la ripiantano, finché ci sarà data una dimora per sempre. Quella della sentinella è un’immagine evocata da Benedetto XVI nel discorso rivolto ai partecipanti all’incontro promosso dalla Caritas italiana in occasione del 40° anniversario di fondazione. “Le Caritas – ha osservato il Pontefice – devono essere come sentinelle, capaci di accorgersi e di far accorgere, di anticipare e di prevenire, di sostenere e di proporre vie di soluzione nel solco sicuro del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa”.
«Dalla Gmg si torna diversi, sempre, e se uno ha voglia di dare un segnale alla propria vita, la Giornata è una grande occasione. «Iscrivetevi!»: l'esortazione arriva dal responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, don Nicolò Anselmi, con il quale il SIR ha fatto il punto sull'organizzazione della spedizione italiana.
A che punto sono i preparativi della spedizione italiana a Madrid?
"Stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli. Ci siamo mossi per tempo attivando in modo particolare le diocesi che stanno raccogliendo le iscrizioni, programmando gli spostamenti e i trasporti. Tuttavia gli ultimi giorni, quelli a ridosso della partenza, saranno i più intensi e decisivi, per via delle iscrizioni in ritardo. Vorrei sottolineare, a tale riguardo, che il Comitato organizzatore spagnolo raccomanda di iscriversi quanto prima e questo per garantire la migliore organizzazione dell'evento. Organizzare per tempo significa anche evitare gli sprechi in considerazione dei non molti fondi ricevuti. Iscriversi subito, poi, giova anche alla preparazione spirituale".
Quanti saranno i giovani italiani? Si parla di 100 mila partecipanti...
di p. Guglielmo Camera, postulatore
Il Beato Conforti nasce a Casalora di Ravadese (paese a pochi chilometri da Parma, diocesi di Parma) nel 1865. Viene ordinato presbitero nel 1888. Nominato Vice Rettore del Seminario ancora prima dell’ordinazione presbiterale, in quest'ufficio rimase per vari anni, dimostrando notevoli doti di educatore, ma soprattutto edificando gli alunni con l'esempio di una vita santa e con la persuasiva parola della fede.
Nel 1894, viene nominato Vicario Generale della Diocesi di Parma e nel 1895 fonda l’Istituto Saveriano per le Missioni Estere. Nel 1902, a 37 anni, per volontà del Papa Leone XIII viene nominato arcivescovo di Ravenna, allora sede cardinalizia, rinunciandovi due anni dopo per motivi di salute.
Nel 1907 viene nominato da Pio X Vescovo di Parma, che reggerà per 24 anni. Nel 1928, visita i suoi missionari in Cina e nel 1931, 5 Novembre, a 66 anni, muore santamente.
Cent’anni fa nasceva Enrico Medi, uno dei protagonisti della lunghissima diretta tv durante la quale raccontò e commentò lo sbarco sulla luna di Neil Armstrong. Più avanti, ricordando quella memorabile notte, Medi scrisse: «Ore 4.56, 21 luglio 1969 dell’era cristiana. Tentenna il piede dell’uomo poi si abbassa… poggia sul suolo lunare… ecco vi lascia un’impronta: la firma dell’uomo. L’uomo è sulla Luna» (E. Medi, “La Luna ci guarda“, Roma, 1970, p. 79).
Il fisico e divulgatore Franco Gàbici - prendendo spunto dal volume di A. Gliozzo, “Enrico Medi, scienziato e credente” - commenta queste parole sul sito di Disf.com: «Quello specificare l’appartenenza all'“era cristiana” dell’anno di quella straordinaria impresa non fu certo una semplice annotazione temporale, ma la dimostrazione della Weltanschauung cristiana di un uomo di scienza che di fronte a un evento epocale intendeva ricordare che quell’importante successo della tecnologia umana non doveva far dimenticare la mano del Creatore. D’accordo, era pur sempre l’uomo “che compiva un primo passo”, ma quel passo gli era stato consentito dalle “leggi della fisica che Dio gli ha permesso di usare”.
Quando il 24 febbraio 2005 a Giovanni Paolo II fu praticata la tracheotomia, al risveglio dall’anestesia, non potendo parlare, chiese alla suora che lo assisteva in ospedale un pezzo di carta e un pennarello e scrisse: «Cosa mi hanno fatto! Ma …totus tuus!». Con un sentimento di totale confidenza alla volontà di Dio ripete: «Sono tutto tuo»; era il suo motto di consacrazione della sua esistenza a Maria, la mamma di Gesù. Quel punto esclamativo raccoglieva il dramma della sua esistenza. In quel momento si chiudeva una lunga stagione della sua vita pastorale e si apriva un nuovo capitolo sulla sua vita.